Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / napoli / In primo piano
Da 0 a 10: il record horror di Mariani, l’episodio che fa impazzire Conte, i cori da vomito dei veneziani e l’atroce dubbio per il MilanTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 17:48In primo piano
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: il record horror di Mariani, l’episodio che fa impazzire Conte, i cori da vomito dei veneziani e l’atroce dubbio per il Milan

Il Napoli pareggia a Venezia: il palo di Raspadori e Radu fermano la squadra azzurra. Calo vistoso nel secondo tempo.

Zero alle partite maledette delle 12,30. È un ragù indigesto, ancora una volta, un sapore amarissimo, quando avevi già promesso al palato qualcosa di tutt’altro gusto. Forse, ancora una volta, è stato proprio quello l’errore: pensare di aver già il piatto pronto. E invece nel pallone nessuno ti regala nulla, la fame la devi alimentare su ogni giocata e invece il Napoli si è scoperto inappetente, proprio quando la pentola era già sul fuoco. 

Uno il tempo che si è giocato, dei due che si dovrebbero giocare: sono 48 i minuti effettivi su 100 al Penzo, con la miseria di 22 minuti effettivi nel secondo tempo. Mariani è un chirurgo, basti guardare il fallo fischiato ad Okafor su Zerbin in area del Venezia, quando poco prima aveva lasciato correre l’impossibile. Il direttore di gara concede ai calciatori del Venezia il lasciapassare, come quello di Fracchia la Belva Umana: i falli del Venezia sono 19, gli ammoniti appena 2. “Perder tempo a chi più sa più spiace” diceva Dante Alighieri,  Mariani invece questa dispersione temporale pareva accoglierla con serenità. Che spettacolo indecente.

Due Napoli, di nuovo! Come a Como, così sulla Laguna: sarà una questione di intolleranza a certe acque. Mettetela come vi pare, ma non è accettabile l’inversione ad U della ripresa, con la squadra che si estranea dalla lotta. Fa passare i minuti senza rendersi conto che il destino è un treno che devi prendere al volo, non sempre fa fermate. E invece il Napoli si pone con l’animo del pendolare, attende che il treno rallenti per salirci sopra e invece quel maledetto treno non arriva mai. Fa come Godot, rinvia ad un appuntamento che non mantiene. La colpa però è tutta di quell’inerzia d’animo, fatale agli accidiosi.

Tre squadre in corsa e chissà cosa accadrà. Avviso ai tanti Giuseppe Verdi già pronti a suonare la Messa da Requiem per celebrare la fine delle speranze scudetto: posate la bacchetta da direttori d’orchestra e pure la bottiglia (di vino). Oggi più che mai, la prestazione del Venezia che aveva già fermato l’Atalanta, c’è da comprendere una cosa: è una corsa ancora lunga e tutto, ma davvero tutto, può davvero accadere. Chiaro, c’è bisogno di una striscia di vittorie, farne nove di fila ad esempio non sarebbe poi malaccio. 

Quattro cambi al minuto 76’, quando già da un quarto d’ora i segnali erano inequivocabili. Conte sbaglia, e non gli accade quasi mai, ma al Penzo sbaglia. Non coglie l’evidenza, lascia in campo un Politano deleterio fino al fischio finale, quando già annaspava al 60’. Aveva preparato la partita in modo, non ha trovato la forza di stravolgere quell’idea una volta che il campo ne aveva sancito la fine. Perché nel primo tempo si è creato eccome, ma nella ripresa davvero poca roba. 

Cinque contro uno: la partita di Politano si racchiude nel calcio d’angolo moscio che avvia la ripartenza del Venezia nel finale, quella che ha fatto incazzare Conte più di ogni altra cosa. Mosci sono pure i tiri di Matteo, che perde 22 palloni, dicasi 22, uno spreco di capitale che nemmeno i clienti della Gintoneria di Lacerenza Ciò accade quando tiri troppo la corda, la corda si spezza: la mancanza di alternative sulle corsie, eccola che arriva a farti di nuovo male. Un cazzotto sulle gengive proprio. Proprio come cedere il tuo più forte a gennaio e pensare di non pagare pegno. 

Sei centimetri, forse meno, un pallone che danza sulla linea di porta e che non vanno oltre. È l’eterno dissidio, tra fortuna e talento, il balletto esistenziale che regola le vite di tutti, spinge o affievolisce i destini. L’Inter batte il Monza con l’autogol, con pallone che per un soffio varca la linea, Lukaku sbatte sulla giornata da eroe per caso di Radu, Raspadori su un palo che aveva fatto gridare al gol circa sei milioni di tifosi. Aveva ragione Woody Allen all’inizio di Match Point: meglio sempre avere la fortuna dalla propria. 

Sette gare con appena 8 punti raccolti su 21 a disposizione:un trend che non può essere ignorato. Perché la Fiorentina sembrava una sorta di nuovo inizio, un capitolo nuovo che avrebbe ripercorso le tematiche di quelli che avevano preceduto la piccola crisi. Una sorta di ‘Non ci casco più’, e invece come Achille Lauro ci sei cascati di nuovo, con inquietanti tratti di somiglianza con gli errori del recente passato. Nel giorno in cui la difesa, non senza qualche brivido, torna inviolata, l’attacco resta all’asciutto. Pare che manchi sempre qualcosa nell’ultimo periodo, una coperta maledettamente corta che non si sa più da che parte tirarla. 

Otto gare con almeno un gol subito, prima del Venezia. Era dal 12 gennaio che Meret non teneva la porta illibata, al Penzo anche grazie al salvataggio di Rrahmani praticamente sulla linea. Però, come sempre, il dato va interpretato: il Napoli aveva concesso meno alla Fiorentina, che al Venezia. Alla fine, tiene sempre ragione Salemme quando dice in una sua commedia che spesso è ‘solo un caso, che siano cadute le mie regole, e non le sue. 

Nove finali, la prima l’abbiamo giocata una ‘chiavica’ (sono sicuro che coglierete il latinismo). Come affrontarle? Se lo starà chiedendo Conte, che dopo la sosta ritroverà David Neres e dovrà sciogliere l’amletico dubbio: tornare al 4-3-3 e come far conciliare Raspadori con questo eventuale ritorno al passato. C’è sempre la sensazione che quello sia il vestito migliore di questa squadra, una scelta quasi filosofica, pure inconsapevole, in qualche modo ormai inserita nella mappatura genetica di questo Napoli. Col Milan non mi stupirei di rivedere il tridente. E ne sarei pure felice. Voi no?  

Dieci alla sosta, benedetta e opportuna. C’è da ragionare, riflettere, recuperare, studiare bene per non rischiare di farsi trovare nuovamente impreparato. Conte avrà quattordici giorni per analizzare il tutto, sebbene in molti se ne andranno in giro con le rispettive nazionali. Chi c’è sempre sono i tifosi, anche a Venezia i migliori in campo, con lo striscione dedicato ai cittadini dei Campi Flegrei. “Napoli unita, Napoli non trema, Napoli non muore” è un tatuaggio da incidere rovente sulla pelle. Siamo noi, la terra che amiamo e siamo sempre lì, ad amarti. Pure quando vinci. Mica come quei quattro miserabili che hanno invocato il Terremoto dalla Curva del Venezia.

Commenta con l'autore