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Da 0 a 10: l’incredibile reazione di Rrahmani, l'enorme dubbio per l’Inter, l’inquietante frase di Conte e il dubbio su BillingTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 19:10In primo piano
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Da 0 a 10: l’incredibile reazione di Rrahmani, l'enorme dubbio per l’Inter, l’inquietante frase di Conte e il dubbio su Billing

Il Napoli crolla nel secondo tempo sul campo del Como e perde la vetta. Non basta il gol di Raspadori, male Lobotka e i subentrati

Zero all’errore che non può che essere la premessa di ogni analisi. A questi livelli non è pensabile di regalare un gol, figuriamoci ad una squadra in palla come il Como. Rrahmani sbaglia tutto, nella sostanza ma pure nel concetto, avrebbe pure l’ardire di abbozzare a riversare le colpe su Meret, ma Di Lorenzo lo zittisce prontamente. S’addormenta pure sul 2-1, confermando le difficoltà nel sistema a tre centrali. Una prestazione sciagurata, che indirizza in maniera decisiva la partita. Dopo quel gol c’è lo sforzo per raggiungere il pari, uno sforzo che alla lunga ha presentato il conto. Più danni di una mentos in una bottiglia di Coca Cola. 

Uno come il punto dall’Inter, che è davvero il segnale meno preoccupante in questo momento. Dice bene De Laurentiis, il problema non è mica il punto dai nerazzurri: le difficoltà sono di organico, di calciatori molto stanchi, che mentalmente hanno mostrato preoccupanti crepe. Ognuno potrà pensare ciò che vuole sull’addio di Kvara, ma non si può negare un dato oggettivo: che in giorni come quelli di Como, i campioni ti possono aiutare a sopperire alle difficoltà con una giocata di classe. Cedendo il georgiano, le possibilità di scudetto del Napoli sono scese di molto perchè i campionati li vincono i campioni. Non sempre si vincono le scommesse con la sorte.

Due le sconfitte in trasferta, prima di Como solo in quel di Verona ad agosto con la squadra in pieno fermento mercato. Come sempre nelle analisi andrebbero fatti dei passi indietro, guardare all’insieme, o almeno provarci. Perdere a Como, con questo Como, ci può stare, per una squadra che lontano a casa non perdeva dal 18 agosto. Le analisi, però, devono riguardare anche il ‘Come’ e le modalità del ko non sono accettabili: dal primo pallone l’avevamo già capito, come cantava Cocciante ‘era già tutto previsto’. Svuotati (senza essere poi farciti) come un Tacchino nel giorno del ringraziamenti in America.

Tre punti raccolti su dodici a disposizione nelle ultime quattro. Dopo averne vinte sette di fila è iniziato il febbraio orribile, quando il mercato s’è chiuso il Napoli ha tirato incredibilmente i remi in barca. Una conseguenza involontaria, magari, all’atteggiamento societario. Una tragicomica coincidenza, per chi ancora ci crede, un perfetto indicatore di quanto fossero profetiche le parole di Conte sul ‘siamo pochi’. Quei pochi che hanno tenuto botta, finché hanno potuto, fino a quando gli infortuni non hanno aggravato una situazione già ai limiti del tollerabile. Crederci non è solo un verbo, in ogni caso deve essere anche un’azione. 

Quattro cronico agli ingressi di Ngonge, più inappropriato di uno smoking per andare sulle piste di Roccaraso. Entra e, così come con l’Udinese, prova tre volte la stessa identica giocata. Primo tentativo di Ngonge: fallito. Secondo: pure. Terzo: ancora peggio. Pare di vedere la contessa Contessa Serbelloni-Mazzanti-Viendalmare di Fantozzi al varo sfigato della nuova nave. Sicuramente Conte non ha mostrato di avere fiducia in lui, ma Cyril cosa ha fatto per fagli cambiare idea? NULLA. 

Cinque presenze e la miseria di venti minuti giocati nelle ultime quattordici partite per Gilmour. La luna ha due facce e bisogna provare a guardare pure dall’altra parte. Conte è spaziale, il suo lavoro è incredibile, i risultati totalmente sorprendenti, ma qualcosina sulla gestione delle risorse va fatta notare. Billy è costato tanto, è stato un suo nome, l’ha voluto e l’ha elogiato. Ebbene, dopo cinque gare da titolare tra ottobre e novembre (con Lobotka infortunato), Billy è totalmente sparito dai radar.  In una delle peggiori partite di Stan, l’ex Brighton resta tutto il tempo a guardare, quando forse poteva essere una carta da giocare. Gli estremismi, hanno bisogno di essere limati. 

Sei mesi dall’ultimo gol di Simeone, pure questo è un dato. Lukaku, sempre Lukaku, criticissimo Lukaku (malissimo contro il Como). Però, cosa arriva dalla panchina? Simeone si impegna, corre, sbraita, si sacrifica, però pare smarrito quel tocco magico dell’anno dello scudetto, quella letale capacità di entrare e far gol. A Como ha mezz’ora di tempo, senza mai creare nulla, senza lasciar nemmeno il sospetto di poter essere pericoloso. Quante sono le colpe di Lukaku, quelle di Simeone e quelle della squadra di far arrivare palloni interessanti? Probabilmente, come diceva Leonardo in Non ci resta che piange, 33, 33 e 33…

Sette a Raspadori, che risponde ancora presente. Jack c’è, conferma che più sta vicino alla porta, più può essere pericoloso. Sfrutta il primo pallone con freddezza, ne serve qualcun altro interessante ai compagni, che però non hanno orecchie per ascoltare. Suona da solo Giacomo, cardine di questo 3-5-2 che pare però penalizzare complessivamente molti altri compagni. Col rientro di Olivera sarà interessante capire quale sarà la scelta di Conte in vista dell’Inter. 

Otto al coraggio di Billing, che pareva non essere pronto e che invece è il migliore dei suoi. Con personalità il mediano, che veste alla perfezione i panni di Anguissa più di Anguissa stesso, che nel secondo tempo bada solo a non farsi ammonire per non saltare l’Inter. Philip ha tempi d’inserimento e pure il carattere per andare a calciare una punizione velenosa, segnale che la timidezza non gli appartiene. Alla luce di questa prestazione, come diceva Lubrano, la domanda nasce spontanea: ma qualche spezzone di gara non poteva giocarla prima? Nelle rotazioni dovrà necessariamente entrarci perchè l’acqua scarseggia e le papere rischiano di non galleggiare. 

Nove gol subiti nelle ultime 6, ultimo clean sheet contro il Verona il 12 gennaio. L’inviolabilità sparita, una promessa di castità svanita come quella di Anouk che cantava Nobody’s Wife e poi ha avuto due matrimoni e sei figli. Tante volte il Napoli. Nel girone di andata per 11 volte il Napoli non ha subito gol in 19 gare, nel girone di ritorno non è mai accaduto in 6 gare. Per una squadra che ha problemi a far gol, iniziare pure a prenderli vuol dire frantumare tutte le certezze costruite. Bisogna ripartire da lì, dalla fase difensiva che è sempre quella che vince i campionati, a dispetto dell’attacco che serve a vendere i biglietti. 

Dieci all’incredibile possibilità di riscatto, che è lì, immediata e calda, occasione e non fardello. “Non esiste né in cielo né in terra che siamo dove siamo. Abbiamo recuperato 40 punti all’Inter, abbiamo fatto qualcosa di straordinario” ricorda Conte, che tiene pure ragione. Però… Mo' Bast! Lo sappiamo, lo ricordiamo, ce lo segniamo pure Antonio, però guardiamo avanti! A ciò che ancora si può fare, a ciò che ancora va fatto! Provarci si può, si deve, pur sapendo che il percorso resterà comunque strepitoso. Sabato al Maradona serve il vestito migliore, leggeri e sfrontati, determinati e vogliosi. E serve un tecnico con una faccia diversa, l’atteggiamento della vigilia e quello del post gara rischia di essere un alibi. E gli alibi in questo momento sono l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

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