Una gara che il Napoli vince 90 volte su 100: cosa non è andato contro la Roma
Il Napoli stavolta guadagna solo un punto contro la Roma. La squadra di Ranieri rispetto alla gara d’andata, quella del ri-esordio del tecnico sulla panchina giallorossa, torna molto più matura. Il canovaccio tattico è pressoché identico: possesso lasciato agli azzurri e linea d’attesa ad occupare gli spazi. A fare la differenza è stata anzitutto la maggiore organizzazione in campo della Roma, poi la reazione nel secondo tempo con un Napoli invece più remissivo. Infatti, se all’andata gli uomini di Conte avevano fornito una delle migliori prove per pericolosità su azione, domenica si è registrato il secondo dato più basso in stagione di expected goals: 0.4xG, peggio solo in trasferta con la Juve (0.3).
In fase difensiva, la Roma è dislocata con un 5-4-1, con Cristante che si abbassa tra i due centrali, formando così una gabbia intorno a Romelu Lukaku (vedi a fine articolo immagini num.1-2). Il belga viene escluso dal gioco: fa solo 13 tocchi in 80 minuti, peggio solo ad Empoli e a Parma (11 tocchi) dove però rimase in campo per molto meno tempo (rispettivamente 58 e 29 minuti). Il Napoli riesce comunque a sbloccare la partita trovando l’invenzione di Juan Jesus per il tocco di fino di Spinazzola; nel frattempo, la porta di Meret non è praticamente mai minacciata. Infatti gli azzurri anestetizzano la costruzione avversaria con coraggio, grazie ad un man marking a tutto campo come accaduto contro la Juventus. Contro il 2+1 della Roma (Mancini-N’Dicka + Cristante) gli accoppiamenti sono i seguenti (vedi immagini num.3-4): Lukaku e Anguissa sui due centrali, sul play stavolta ci va Lobotka e non McTominay come con la Juve, questo perché Conte vuole lo scozzese addosso a Koné. Poi terzini sugli esterni ed esterni sui terzini, dietro si accetta il 3vs3 perché Juan Jesus marca Shomurodov e Rrahmani pedina Pisilli fin dentro la sua area.
Nella ripresa con il risultato a favore accade che il Napoli lascia il possesso palla alla Roma per lunghi tratti di gioco. Rinunciatario per qualcuno, stanco secondo altri. Ciò che di certo si verifica è la qualità degli ingressi giallorossi che schiaccia gli azzurri nella propria trequarti. Rispetto al primo tempo, Lobotka spesso lascia Pisilli e la prima pressione è in inferiorità numerica (vedi immagini num.5-6). Il tecnico esperto fiuta la buona possibilità e inserisce i suoi uomini migliori, indicando di pressare alto: ora il pressing è in parità numerica con Shomurodov e Dovbyk su Rrahmani e Juan Jesus, Soulé prende Spinazzola e Saelemaekers Di Lorenzo, mentre Pisilli e Paredes hanno il compito di schermare Lobotka e McTominay. Il Napoli allora deve affidarsi alla soluzione lunga, prova infatti 62 passaggi lunghi contro i 46 della Roma, ma non sempre riesce a consolidare il possesso.
Non ne scaturisce alcuna occasione particolarmente pericolosa, sia chiaro, ma ad esempio i 21 cross concessi sono numeri insoliti per il Napoli (solo contro Atalanta all’andata e a Cagliari ne aveva subiti di più). I ragazzi di Antonio Conte sanno difendere benissimo davanti la propria area, conoscono alla perfezione come reggere mentalmente, tenere alta l’attenzione. Ma nel calcio quando il gol di scarto è solo uno, può capitare anche ai migliori di subire la beffa finale, in fin dei conti gli azzurri non concedevano una rete dopo l’80esimo dal 3-0 di Retegui al Maradona. E di beffa si può parlare tranquillamente, perché nonostante tutto la volée di Angelino aveva un xG di 0.10, tradotto: con quel tipo di assist, con il pallone che cade in quella posizione, considerando il numero di avversari davanti e simulando su migliaia di situazioni simili, quel tiro si trasforma in gol in media solo 10 volte su 100. Il Napoli, rigiocando altre 100 volte la gara dal tiro di Angelino in poi, la vincerebbe 90 volte. Il Napoli, a due minuti dalla fine, aveva il 90% di possibilità di portare a casa i tre punti ed allungare sull’Inter.