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Clemente di San Luca a TN: "A Firenze la certezza di un Napoli in corsa per lo scudetto"
Oggi alle 20:15Esclusive
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Clemente di San Luca a TN: "A Firenze la certezza di un Napoli in corsa per lo scudetto"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, commenta così il momento del Napoli

"“Nonostante le preoccupanti dichiarazioni di Conte su Kvara, dopo aver visto semifinali e finale di Supercoppa e la partita degli azzurri a Firenze, ritengo si possa dire compiutamente che, al termine del girone di andata, il Napoli sia in lotta per lo scudetto con Inter e Atalanta. Fino alla trasferta del 21 dicembre a Genova, però, sostenerlo era possibile solo sull’onda emotiva del tifo. Dal primo tempo di Marassi fino al Franchi, passando per il Venezia in casa, si ricava un significativo mutamento di prospettiva.

Questo dovrebbe dire «chi capisce di pallone». Ché, alla 16ma di campionato, il lavoro di Conte era riassumibile essenzialmente in ciò. Da un lato, aver ridato anima ad un ambiente desertificato (né più né meno di ciò che fece a suo tempo Gattuso dopo l’infausta stagione di Ancelotti); che s’era depresso per esclusiva responsabilità del Presidente, il quale, in un delirio da hybris incontrollabile, era stato incapace di comprendere quali fossero i limiti del suo ruolo nella trionfale cavalcata per lo scudetto, ostinatamente sopravvalutando le proprie – pur indiscutibili – doti. Dall’altro, aver ricostruito in maniera egregia la fase difensiva.

Da Genova in poi, e solo da allora, si è cominciato ad intravedere un qualche riconoscibile gioco d’attacco. Gli autentici incompetenti (quelli che presumono – sul nulla del ‘vuoto a perdere’ del loro pensiero – di poter assegnare patenti di competenza) si rifiutavano di vedere tale mancanza, accecati dal credo ideologico contiano della ‘vittoria ad ogni costo’. Le vittorie ottenute sino a quel momento erano state assistite, sovente, da un abbondante kairos favorevole. Adesso si registra una significativa novità nella identità del gioco. Per un verso, si capisce molto meglio la ragion d’essere di Lukaku, sponda indispensabile in uno schema triangolare, sia con gli esterni sia con le mezzali. Per altro verso, sono abbastanza nitidamente identificabili gli schemi sulle due fasce, chiunque ne siano, di volta in volta, gli interpreti.

Intendiamoci. Resta fermo che, «per chi capisce di pallone», ‘spettacolo’ è ben altro. Ne davano il Napoli di Sarri e quello di Spalletti. Se ne facciano una ragione i fedeli del culto juventino. Ciò nondimeno – a dimostrazione che ad essere «ideologici» sono proprio loro, e non noi, che abbiamo sempre provato a tener separato il tifoso dal competente, e messo in guardia sulla necessità, per vincere la competizione, di aggiungere (ad anima e solidità difensiva) studiate trame offensive –, la strada intrapresa da Genova è tale da consentire di batterci per il titolo.

Ribadisco: non è questione di gioco spettacolare, giacché quello, oggi, non lo fa quasi più nessuno (a sprazzi l’Inter, talora l’Atalanta o la Lazio): a guardar le partite, se non coinvolti dal tifo, spesso ci si annoia. Piuttosto, si tratta di disporre anche di pensate idee offensive. Che adesso, sul finire del girone di andata, finalmente cominciano a percepirsi. Unitamente ad un credo del tutto nuovo: dobbiamo difenderci attaccando. E con un enorme vantaggio: che – non importa come – stiamo davanti insieme alle nerazzurre (le altre sono fuori dalla lotta per il titolo). Disponendo della rosa per giocarcela. Perché le alternative ci sono, e di qualità. Perché Meret è un grande portiere, JJ è un centrale di rincalzo più che affidabile, così come sulle fasce lo sono Spinazzola e Mazzocchi. Per non parlare degli avanti: nessuno può vantare un potenziale pari a Lukakone, Kvara, Neres, Politano, Simeone, Ngonge e Raspadori. Basta saperli ‘sfruttare’ tutti, di più e meglio. Pare che – oltre allo scambio Caprile/Scuffet – vadano via Rafa Marin, Zerbin e Folorunsho (le cause del non adeguato coinvolgimento di questi restano misteriose). Ci vorrebbero, e subito, un altro difensore centrale (Ismajli o Skriniar assai meglio di Danilo) e un mediano (Billing è ok). 

Così potremmo restare in corsa fino alla fine. Con buona pace degli snob che vomitano veleno gratuito su fantomatici «wokisti del pallone». Secondo la Treccani, «woke» indica «chi si sente consapevole dell’ingiustizia rappresentata da razzismo, disuguaglianza economica e sociale e da qualunque manifestazione di discriminazione verso i meno protetti». Assimilare il lemma (che allude a chi lotta contro le ingiustizie) a coloro che aspirano al «presunto bel gioco» pare alquanto ardito. D’altronde, battersi per la legalità proprio nulla ha a che vedere col fare «origami».