Da 0 a 10: la caccia schock ai cronisti, il colpaccio da 60 mln, Parisi nella valigia di Neres e lo spogliatoio distrutto per Daniele
Zero all’astio, palpabile, fastidioso da addentare. Il Franchi mal digerisce l’arrivo dei napoletani, tifosi e pure cronisti, costretti a vagare all’esterno dello stadio, cacciati via da personaggi improbabili, senza nemmeno l’autorità per farlo. Un rigurgito d’odio che non è nuovo da quelle parti, un’insofferenza che nasconde evidentemente qualche piccolo complesso. La culla del rinascimento, meriterebbe eredi più rispettosi. Ma noi mica molliamo: "Guagliò, ma che te ne fotte. Si parla quaccheduno allucca cchiù forte, e giù finché non hai ragione tu. Accussì nunn'o faje parlà' cchiù”.
Uno come la prima volta da titolare da esterno alto. Spinazzola, che come Iglesias teneva la valigia sul letto, si riscopre utilissimo uomo di sistema. Sgasa, dribbla, rientra, sfiora pure il gol e costringe Dodò ad avere cattivi pensieri che lo inducono a limitare le sortite offensive. Leo voleva andar via, probabilmente vuole ancora andar via, ma la sensazione è che possa ritagliarsi dello spazio in questa squadra. Serve avere pazienza: con la Champions il prossimo anno ci sarà più spazio per tutti. “E allora resta, resta cu' mme”…
Due Anguissate, versione ammazza vampiri con due pali di frassino nel cuore del Conte Pal-ladino. Possiamo dire che Anguissa è il capolavoro, più capolavoro degli altri, di Conte? L’ha restaurato che nemmeno la Fontana di Trevi, dopo una stagione disastrosa, è tornato a dettare legge, la sua legge. Io sono Frank e voi non siete un ca… Musica, Musica per le orecchie di Antonio, che in estate era stato chiaro: nessuna possibilità di cederlo.
Tre titolari assenti, e che titolari. Tre punti, e che tre punti. Firenze, per Ricominciare da Tre, nella città dov’era ambientato il capolavoro di Troisi. Una prova di forza, un dominio tattico, fisico, mentale. Un abuso, in realtà, ben più crudo di quando dicano le statistiche. La Fiorentina è stata ridimensionata, s’è sentita piccola come mai gli era capitata quest’anno. Conte ha portato a scuola Palladino, gli ha abbottonato il grembiule e poi gli ha dato un bacino sulla fronte. Ripassa più avanti Raffaele, gli ha sussurrato. È stato un Napoli da perdere la testa, che poi ‘O ssaje comme fa ‘o core…
Quattro quattro e pure quatto quatto, come i punti in classifica dopo il giorno d’andata e l’atteggiamento guardingo. La proiezione è sugli 88 punti, la crescita è tutta lì da vedere. In ogni settore, in ogni reparto, con Meret che subisce pochi tiri e quando arrivano li disinnesca con la soglia d’attenzione più alta del doganiere di ‘Non ci resta che piangere’. Riuscirà la squadra a ripetere lo stesso cammino nel ritorno? Può darsi. Basterebbero 88 punti per vincere lo scudetto? Non si sa. Una cosa, però, la sappiamo. Con Lobotka in campo, spesso giochi in 12: Amore senza fine.
Cinque assist e sette gol: mica da buttare via. Lukaku è un pochino come John Coffey del Miglio Verde: si prende i dolori degli altri e pure le botte degli altri, per permettere ai compagni di avere la vita più facile. Apre il varco che innesta la miccia David Neres, poi si presenta dal dischetto dopo l’errore col Venezia e lo calcia senza mai distogliere lo sguardo da DeGea, da perfetto giocatore di poker che non ha paura di nulla. Romelu ha le spalle grosse ed una forza caratteriale spesso sottovalutata. La critica lo distrugge, lui se ne infischia. E va per la sua strada, perché yes i know my way…
Sei e mezzo, facciamo pure sette alla prestazione senza macchia di Juan Jesus. Perfetto il brasiliano, che dimostra che un sistema che funziona può proteggere anche chi s’era sentito fragile in un sistema che non funzionava. Risposta importante di JJ, che sul piano del lavoro non s’è mai tirato indietro, e che si è fortificato nelle parole di stima che Conte gli aveva dedicato quando si era infortunato Buongiorno. ‘Un angolo di cielo’ ritrovato, dopo l’inferno della passata stagione.
Sette e mezzo ad Amir, che è sempre stato quell’altro. Con la sindrome delle Nozze di Cana, che sei un capolavoro ma sei esposto di fronte alla Gioconda e tutti ti danno le spalle. Amir è stato l’altro di Koulibaly, l’altro di Kim, poi è diventato l’altro di Buongiorno. Invece, Rrahmani, è un capolavoro anche da solo. Si immola per difendere la porta, annulla un cliente scomodo come Kean e pure non sembra mai darsi troppe arie. Meriterebbe finalmente di essere nominato stato indipendente, un difensore di primissimo livello. Tengo ‘a cazzimma e faccio | tutto quello che mi va…
Otto a Scott. Il secondo tempo di McTominay andrebbe appiccicato ad una parete dentro ad una cornice, altro che la banana di Cattelan. Arte moderna in movimento lo scozzese, calciatore totale che si esalta quando può far valere la sua forza nella progressione. Segna, già quattro gol in campionato, ma fa così tante altre cose che dovrebbe avere una partita iva col codice ateco di almeno dodici attività differenti. La Juve per Koopmeiners e Douglas Luiz ha sborsato oltre 110 milioni, il Napoli ha fatto il colpaccio con appena 30 (ne vale almeno il doppio). Scott, Tutta n'ata storia.
Nove al David che li ha fatti Neres. Contrappasso doloroso per i fiorentini, alle prese con un nuovo capolavoro in città: dal marmo informe del match, il brasiliano tira fuori un’opera dalla bellezza stordente, un Michelangelo da piazzare sulle pareti dei ricordi. Pare che Parisi abbia viaggiato come suo bagaglio a mano, ancora aggrappato alla sua maglia, nel tentativo disperato e vano di arginarne la dirompente vena poetica. Sgorga magia e incanto dai piedi di Neres, che rende possibile ciò che possibile non pare. Dove non c’è spazio, lui crea spazio. Dove non c’è stupore, lui crea stupore. Siamo ufficialmente innamorati: Dubbi non ho.
Dieci ad un nuovo Angelo vero. Ciao Daniele, anche se non ti conoscevo. Ciao Daniele, che eri entrato nei cuori per non uscirne mai. Vola via Daniele, Angelo oltre la vita che sorvola la morte con ali azzurre e animo puro. Vola in alto Daniele, liberato da un male infame, eterno nel ricordo di chi ti ha amato. Lo stesso amore che avevi per quella maglia, per quei ragazzi, che sono diventati tutti dei fratelli più grandi. Chissà dove finiscono certi pensieri, su quale nuvola vanno a riposare. Chissà quanto andrai in alto, per curiosare con occhi accesi, dentro alle vite che hai solo temporaneamente abbandonato. Non finisce ciò che non puoi dimenticare. Anche se non ti conoscevo, ti abbraccio Daniele. Un Daniele che ci lascia, nel giorno in cui si ricordava Pino. Daniele, appunto. C’è qualcosa che vi unisce.