L’ex Carnevale: “La mia esperienza a Napoli è stata simile a quella di Raspadori”
Durante la trasmissione Bordocampo – I Tempo, in onda su Radio Capri, è intervenuto Andrea Carnevale, ex attaccante del Napoli, che ha condiviso le sue opinioni su diversi temi legati al calcio.
Su Lukaku: “Lukaku è un attaccante forte, ancora oggi un centravanti di altissimo livello. Certo, la carta d’identità pesa un po’ per tutti, e forse gli manca un pizzico di giovinezza in più. Io, che ho fatto l’attaccante, posso dire che a una certa età i giovani iniziano a marcarti più velocemente. Tuttavia, può compensare con la sua grande esperienza. Non lo vedo affatto male, è un attaccante di tutto rispetto!”.
Su Pafundi: “Lui rientra da un prestito ed è attualmente un giocatore dell’Udinese a tutti gli effetti. Il mister dovrà valutarlo, e si sta allenando da qualche settimana. Per ora, c’è positività da parte dell’allenatore. La scelta finale spetterà al presidente e al tecnico. Pafundi è un talento ancora inespresso, ma ha un grande potenziale. Deve lavorare, restare umile e dimostrare il suo valore, ma gli vedo davanti un bel futuro”.
Su Raspadori: “La mia esperienza a Napoli è stata simile a quella di Raspadori. Quando arrivai, iniziai subito a giocare, ma poi fu preso Romano, che mi tolse il posto da titolare. Mi arrabbiai molto con la società, perché credevo di meritare il posto. Li misi davanti a un bivio: o gioco o vado via. Alla fine, tornai in campo e vincemmo lo scudetto. Raspadori è stato pagato tanto, quindi non può stare in panchina. È un giocatore di qualità e dovrebbe essere titolare, considerando anche l’investimento fatto su di lui. Naturalmente, la formazione la decide il mister, che sa cosa sia meglio per la squadra, ma io punterei su Raspadori”.
Sul calcio moderno: “Secondo me si gioca troppo e ci sono molti infortuni. Gli impegni sono troppi, soprattutto per chi fa le coppe, che è ancora più esposto a rischi fisici. Il Napoli, quest’anno, ha il vantaggio di giocare una sola competizione, e questo potrebbe aiutarlo a marzo/aprile, quando altre squadre saranno più affaticate. Purtroppo, il calcio è diventato sempre più un business”.