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Sacchi elogia Conte: "Il suo Napoli è un capolavoro, ci sono divertimento ed emozioni"
"Il primo posto, la personalità, il modo con cui il Napoli gioca: quello di Conte è un vero capolavoro. Domenica, dopo il 3-0 con la Fiorentina l’ho chiamato per dirgli: sei uno dei più bravi di tutti". Arrigo Sacchi, in un'intervista a Il Mattino, non ha certo risparmiato i complimenti per il tecnico del Napoli: "Non è semplice arrivare e riuscire a mettere tutte le cose a posto così velocemente. Lui è uno dei pochi capace ogni giorno di migliorare se stesso, gli altri e la società per cui lavora".
"Non si può rimanere che colpiti - prosegue Sacchi - dal modo con cui questo Napoli ha vinto a Firenze ed è arrivato fino in cima al campionato. Ci sono divertimento ed emozioni. Il nostro calcio è sempre stato travolto dall’ignoranza: tutti hanno sempre creduto che sia un gioco individuale e difensivista. Ma non è così: è sport di squadra e offensivo. Si gioca in undici non a caso. E quando vedi le partite di Antonio ti accorgi che tutti quegli undici, attaccano, difendono, aggrediscono, si aiutano, ragionano, hanno delle idee. C’è maestria in questo. E infatti gli ho telefonato per dirmi: sei stato stupendo".
A chi parla di sorpresa, risponde: "Si stupisce solo chi non lo conosce. Lui ha costruito una squadra vincente con giocatori che ha scelto uno per uno, come facevo io al Milan. Ai miei tempi, prima di prendere un calciatore, lo facevo seguire per una ventina di giorni. E volevo sapere di lui come si comportava con i compagni e con l’allenatore, l’atteggiamento che aveva con i tifosi. Era qualcosa di fondamentale per me: se nella mia orchestra avevo bisogno di un batterista, non mi potevano certo portare un violinista. Anche se il migliore di tutti".
"Non si può rimanere che colpiti - prosegue Sacchi - dal modo con cui questo Napoli ha vinto a Firenze ed è arrivato fino in cima al campionato. Ci sono divertimento ed emozioni. Il nostro calcio è sempre stato travolto dall’ignoranza: tutti hanno sempre creduto che sia un gioco individuale e difensivista. Ma non è così: è sport di squadra e offensivo. Si gioca in undici non a caso. E quando vedi le partite di Antonio ti accorgi che tutti quegli undici, attaccano, difendono, aggrediscono, si aiutano, ragionano, hanno delle idee. C’è maestria in questo. E infatti gli ho telefonato per dirmi: sei stato stupendo".
A chi parla di sorpresa, risponde: "Si stupisce solo chi non lo conosce. Lui ha costruito una squadra vincente con giocatori che ha scelto uno per uno, come facevo io al Milan. Ai miei tempi, prima di prendere un calciatore, lo facevo seguire per una ventina di giorni. E volevo sapere di lui come si comportava con i compagni e con l’allenatore, l’atteggiamento che aveva con i tifosi. Era qualcosa di fondamentale per me: se nella mia orchestra avevo bisogno di un batterista, non mi potevano certo portare un violinista. Anche se il migliore di tutti".
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