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Andare sotto la curva a chiedere scusa ha senso?
Le contestazioni ci sono sempre state nel mondo del calcio. I tifosi, pagando il biglietto e, soprattutto, essendo l’anima di questo sport, hanno il sacrosanto diritto di manifestare il proprio disappunto. Certo, a volte si tende ad esagerare ma anche la contestazione è una forma d’amore verso la propria squadra. L’indifferenza sarebbe peggio, no?
Sicuramente, nell’ultimo periodo, stiamo assistendo a prese di posizione piuttosto forti da parte di diverse tifoserie. Al Milan hanno faticato parecchio a godersi la festa per i 125 anni di vita. Pure alla Juventus l’aria è piuttosto tesa… Per ora, a Roma, sponda giallorossa, ci sta pensando Ranieri a tenere botta ma il tifo romano è al limite…
Ribadito il concetto base, ossia che far sentire il proprio malumore è un diritto incontestabile, mi chiedo se abbia ancora senso andare sotto la curva a chiedere scusa ai tifosi dopo una prestazione negativa… Me lo chiedo da diverso tempo e non so darmi una risposta.
Danilo, capitano della Juventus, è stato chiaro in merito: “Si va sempre sotto la curva. Importante il rispetto”. Da un certo punto di vista sono parole sensate. Eppure, d’altro canto, mi sembra una forzatura. Dopo un 2-2 interno con il fanalino di coda Venezia, è davvero una forma di rispetto recarsi sotto i tifosi inferociti per un risultato decisamente negativo? Non sarebbe meglio restarsene zitti, a capo chino, e rientrare negli spogliatoi? Oppure, se l’intenzione è quella di scusarsi per l’orribile prestazione, perché solo con i tifosi della curva? Magari perché gli altri se ne sono già andati?
Tante domande, alle quali è difficile rispondere. L’unica certezza è che, anche davanti a contestazioni pesanti, nessun giocatore dovrebbe mai reagire. Chiaro, non è facile quando si ha ancora l’adrenalina in corpo riuscire ad essere lucidi ma mettersi a discutere con i tifosi mi pare un autogol di quelli brutti da vedere… (Vlahovic, per fortuna, si è reso conto immediatamente dell’errore commesso e ha fatto mea culpa).
Nel calcio iper-moderno di oggi, dove tutto è filtrato mille volte e l’apparenza è tutto, mi sembra anacronistico andare sotto la curva a chiedere scusa. Forse è un modo per mantenere un legame con il calcio di una volta che, onestamente, non esiste più. Mi chiedo quanti di quei giocatori che si “denudano” davanti ai propri tifosi imbestialiti siano davvero dispiaciuti per quanto combinato in campo. C’è stato un tempo in cui non avrei avuto dubbi, ora non ci metterei più la mano sul fuoco. Le bandiere non esistono più, l’attaccamento alla maglia è ondivago, così come il senso di appartenenza. Per fortuna arriva il Natale, dove siamo tutti più buoni, vero? È ancora così, no?
Sicuramente, nell’ultimo periodo, stiamo assistendo a prese di posizione piuttosto forti da parte di diverse tifoserie. Al Milan hanno faticato parecchio a godersi la festa per i 125 anni di vita. Pure alla Juventus l’aria è piuttosto tesa… Per ora, a Roma, sponda giallorossa, ci sta pensando Ranieri a tenere botta ma il tifo romano è al limite…
Ribadito il concetto base, ossia che far sentire il proprio malumore è un diritto incontestabile, mi chiedo se abbia ancora senso andare sotto la curva a chiedere scusa ai tifosi dopo una prestazione negativa… Me lo chiedo da diverso tempo e non so darmi una risposta.
Danilo, capitano della Juventus, è stato chiaro in merito: “Si va sempre sotto la curva. Importante il rispetto”. Da un certo punto di vista sono parole sensate. Eppure, d’altro canto, mi sembra una forzatura. Dopo un 2-2 interno con il fanalino di coda Venezia, è davvero una forma di rispetto recarsi sotto i tifosi inferociti per un risultato decisamente negativo? Non sarebbe meglio restarsene zitti, a capo chino, e rientrare negli spogliatoi? Oppure, se l’intenzione è quella di scusarsi per l’orribile prestazione, perché solo con i tifosi della curva? Magari perché gli altri se ne sono già andati?
Tante domande, alle quali è difficile rispondere. L’unica certezza è che, anche davanti a contestazioni pesanti, nessun giocatore dovrebbe mai reagire. Chiaro, non è facile quando si ha ancora l’adrenalina in corpo riuscire ad essere lucidi ma mettersi a discutere con i tifosi mi pare un autogol di quelli brutti da vedere… (Vlahovic, per fortuna, si è reso conto immediatamente dell’errore commesso e ha fatto mea culpa).
Nel calcio iper-moderno di oggi, dove tutto è filtrato mille volte e l’apparenza è tutto, mi sembra anacronistico andare sotto la curva a chiedere scusa. Forse è un modo per mantenere un legame con il calcio di una volta che, onestamente, non esiste più. Mi chiedo quanti di quei giocatori che si “denudano” davanti ai propri tifosi imbestialiti siano davvero dispiaciuti per quanto combinato in campo. C’è stato un tempo in cui non avrei avuto dubbi, ora non ci metterei più la mano sul fuoco. Le bandiere non esistono più, l’attaccamento alla maglia è ondivago, così come il senso di appartenenza. Per fortuna arriva il Natale, dove siamo tutti più buoni, vero? È ancora così, no?
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