
Il Napoli ai raggi x: la squadra di Conte ha un’identità chiara, quella di Palladino no. Da seguire con attenzione i movimenti di Di Lorenzo e Raspadori. Lobotka illumina il gioco
Se il Napoli è quello del secondo tempo contro l’Inter e se la Fiorentina è quella del secondo tempo contro il Panathinaikos, per i viola le speranze di uscire anche con un solo punto dal Maradona sono poche davvero. Poi, come tutti sappiamo, la logica raramente appartiene al calcio e quindi può succedere anche il contrario, basta un episodio e cambia la scena.
In questa vigilia, il Napoli parte con diversi vantaggi rispetto alla Fiorentina. Prima di tutto la forza della squadra come spiega bene la classifica con i 12 punti di distanza. La differenza sostanziale sta nell’identità delle due squadre, o meglio, la squadra di Conte ha un’identità, quella di Palladino no. Eppure tutt’e due hanno in comune la variazione dei moduli, il Napoli può giocare con la difesa a tre o a quattro, ma ha sempre la stessa faccia, lo stesso modo di sviluppare il gioco, di attaccare e di difendere. Lo fa in modo compatto, a tratti rabbioso. Nel secondo tempo contro l’Inter ha spinto indietro i campioni d’Italia e non li ha fatti respirare. Ha ritmo, intensità, forza fisica e anche qualità tecnica, seppure rispetto al Napoli dello scudetto il passo indietro sia evidente (Osimhen, Zielinski, Elmas, Kim, Kvaratskhelia non ci sono più).
Per l’assenza di Anguissa, contro la sua vecchia squadra nerazzurra Conte ha schierato un centrocampo con due registi, Gilmour e Lobotka, due giocatori che mettono ordine e idee nella manovra del Napoli. L’esperimento ha avuto un ottimo risultato, il secondo tempo di Lobotka è stato impressionante. Mancherà ancora Neres, ma il tecnico salentino non si è arreso all’evidenza e, nel 3-5-2, ha fatto avanzare Spinazzola sulla fascia sinistra. Il lato meno efficace di questo sistema è la fascia destra. Politano non ha la capacità difensiva di Spinazzola, con la palla è ancora fortissimo, senza non ha la corsa per recuperare e difendere, per questo ha perso il duello con Dimarco e l’infortunio dell’esterno interista è stato un toccasana per Politano.
Servirà molta attenzione agli attacchi di Di Lorenzo che, pur facendo il difensore di centrodestra in una linea a tre, avanza sia con la palla al piede che senza, può fare il giro largo e sovrapporsi alle spalle di Politano oppure tagliare in mezzo, è il fattore-sorpresa del Napoli. La coppia d’attacco è congegnata bene, il piccolo, scattante e sgusciante Raspadori si muove intorno al gigante Lukaku, uno dei difensori viola dovrà uscire sull’ex del Sassuolo, un altro dovrà lavorare di fisico ai fianchi del belga. Un errore sui tempi d’uscita e quelli ti fulminano.
La partita dell’andata, al Franchi, aveva segnato il primo ritorno alla difesa a tre e per la Fiorentina era stato un disastro, ben al di là del 3-0 finale. Moreno era al debutto in Serie A e aveva malamente provocato il rigore su Anguissa, Comuzzo aveva regalato a McTominay la palla del terzo gol, Parisi non aveva mai preso Neres, Beltran era stato impiegato come marcatore di Lobotka e infine Palladino aveva pensato di poter fronteggiare con due centrocampisti (Adli e Mandragora) la potenza del trio centrale napoletano, formato da Anguissa, Lobotka e McTominay. Alla fine restava ben poco da conservare di quei 90 minuti terribili per i viola, però potrebbe servire come lezione per non ripetere gli stessi errori.
Domenica il Napoli ha un altro vantaggio, ha avuto una settimana intera per preparare questa partita, la Fiorentina appena due giorni e Palladino ha perfino rinunciato all’unico piccolo spunto a suo favore: ad Atene poteva far giocare Zaniolo, squalificato in campionato, e far riposare Beltran, invece Zaniolo è rimasto 90' in panchina.











