
Prina: "Gilardino ha un grande futuro da allenatore, al Genoa è stato lasciato solo"
tmwradio
A TUTTA C con Daniel Uccellieri. Ospite: Luca Prina, allenatore
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Nel corso del suo intervento ai microfoni di TMW Radio nel corso della trasmissione A Tutta C, mister Luca Prina ha parlato anche di Alberto Gilardino, giocatore lanciato da lui ai tempi dei giovanissimi della Biellese e che ha avuto anche come vice al Rezzato, alla prima esperienza di Gilardino da allenatore:
"Con Alberto c’è una bellissima storia. Io sono stato il suo primo allenatore, ai tempi dei giovanissimi della Biellese, prima che andasse al Piacenza. Da lì è nata un’amicizia che dura da quasi trent’anni. Quando ha smesso di giocare e ha voluto iniziare ad allenare, ci siamo ritrovati al Rezzato: per me è stato un onore poterlo coinvolgere all’inizio del suo percorso.
È la parte bella del calcio, quando nascono rapporti umani veri, duraturi. Ci siamo visti anche di recente. È una persona straordinaria, oltre che un grande professionista."
Da calciatore lo conosciamo tutti. Come allenatore invece? Che tipo è Gilardino? Lei che lo conosce così bene…
"Guardi, il calcio è pieno di etichette. Quando Alberto ha iniziato, tanti dicevano: "È un ragazzo d’oro, ma troppo umile, troppo silenzioso per fare l’allenatore". Invece io mi accorsi subito che aveva una dote fondamentale: sa leggere benissimo la partita. È intelligente, comunica bene con i ragazzi, è credibile e ha un modo di relazionarsi che funziona con le nuove generazioni.
E poi ha fatto un percorso che pochi ex campioni accettano di fare: ha iniziato dalla Serie D, ha lavorato con le giovanili, ha fatto tutti i passi, senza bruciare le tappe. Alla Pro Vercelli ha allenato una squadra giovanissima, poi è andato alla Primavera del Genoa… E quando è arrivata la chiamata della prima squadra, ha fatto qualcosa di straordinario riportandola in Serie A.
Quest’anno, purtroppo, a un certo punto lo hanno lasciato da solo. Ma sono sicuro che ripartirà. È un ragazzo curioso, umile, che ha voglia di imparare. Ha già dimostrato di meritarsi ogni traguardo raggiunto."
"Con Alberto c’è una bellissima storia. Io sono stato il suo primo allenatore, ai tempi dei giovanissimi della Biellese, prima che andasse al Piacenza. Da lì è nata un’amicizia che dura da quasi trent’anni. Quando ha smesso di giocare e ha voluto iniziare ad allenare, ci siamo ritrovati al Rezzato: per me è stato un onore poterlo coinvolgere all’inizio del suo percorso.
È la parte bella del calcio, quando nascono rapporti umani veri, duraturi. Ci siamo visti anche di recente. È una persona straordinaria, oltre che un grande professionista."
Da calciatore lo conosciamo tutti. Come allenatore invece? Che tipo è Gilardino? Lei che lo conosce così bene…
"Guardi, il calcio è pieno di etichette. Quando Alberto ha iniziato, tanti dicevano: "È un ragazzo d’oro, ma troppo umile, troppo silenzioso per fare l’allenatore". Invece io mi accorsi subito che aveva una dote fondamentale: sa leggere benissimo la partita. È intelligente, comunica bene con i ragazzi, è credibile e ha un modo di relazionarsi che funziona con le nuove generazioni.
E poi ha fatto un percorso che pochi ex campioni accettano di fare: ha iniziato dalla Serie D, ha lavorato con le giovanili, ha fatto tutti i passi, senza bruciare le tappe. Alla Pro Vercelli ha allenato una squadra giovanissima, poi è andato alla Primavera del Genoa… E quando è arrivata la chiamata della prima squadra, ha fatto qualcosa di straordinario riportandola in Serie A.
Quest’anno, purtroppo, a un certo punto lo hanno lasciato da solo. Ma sono sicuro che ripartirà. È un ragazzo curioso, umile, che ha voglia di imparare. Ha già dimostrato di meritarsi ogni traguardo raggiunto."
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