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L'ex Milan Esajas: "Theo Hernandez non è il colpevole dell'eliminazione dalla Champions"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 22:15Serie A
di Andrea Piras

L'ex Milan Esajas: "Theo Hernandez non è il colpevole dell'eliminazione dalla Champions"

L'ex difensore rossonero Harvey Esajas ha parlato ai taccuini di Milannews.it dell'ultimo match della squadra di Conceiçao contro il Feyenoord: "Ho seguito un po', pensavo che il Milan potesse vincere facilmente. Ma sono stati commessi grossi errori e di conseguenza il club ha mandato in fumo tanti soldi. Il rosso a Theo Hernandez? Ma non è lui il colpevole dell'eliminazione, il calcio è uno sport di squadra. Per me è una questione tattica, il Milan doveva essere più offensivo. Il Feyenoord era con tanti assenti, la sblocchi subito. Ma non chiudi la pratica nel primo tempo. E alla fine l'hai pagata".

L'ex calciatore ha poi raccontato la sua esperienza al Milan: "Il Milan mi ha chiesto tre cose: se credo in me stesso, se sono forte mentalmente e se sono disposto a seguirli. Ho detto: 'Certamente'. E loro mi hanno voluto dare una chance, mi dice: 'Pensiamo a tutto noi, tu pensa a lavorare'. Dopo quattro mesi mi convocano nell'ufficio di Galliani e lui mi fa: 'Ti sei comportato bene, sorridi sempre, sei positivo. Non hai mai mollato e fai tutto quello che ti chiedono. Ti offriamo un anno di contratto'. Non credevo ai miei occhi.


Maldini e Shevchenko non entusiasti? Potevo capirlo, loro erano grandi campioni e io non ero allo stesso livello. Ma devo dire che Maldini è sempre stato corretto con me, certo non mi dava confidenza. Shevchenko mi guardava come per dire 'Ma dove cazzo vai?'. E in effetti in allenamento a un certo punto mi fa: 'Tanto non giochi mai. Stai tranquillo, non fare niente'. Lo guardavo per dire: 'Ma che stai dicendo?'. E Stam prendeva le mie difese, mi faceva: 'Non ascoltarlo. Anzi, vai e spaccagli il culo' (ride, ndr). Però non c'è mai stata una lite, Shevchenko era un grande campione e avevo enorme rispetto nei suoi confronti.

Ancelotti? Un fratello. È sempre stato corretto con me, ha chiarito da subito che per me sarebbe stato un problema giocare. Io ho chiesto di farmi giocare in Primavera, dopo 4 anni giocare volevo almeno testarmi, capire se potevo ancora fare il calciatore. Mi hanno fatto giocare una partita con la Primavera, ho resistito 80 minuti giocando evidentemente bene, perché Ancelotti si convinse. Mi disse: 'Ora sappiamo che possiamo contare su di te ma sappi che sarà comunque difficile'. Era normale, ci stava".