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Juventus e Milan in forte difficoltà, ecco l'analisi di Zazzaroni: "Il concetto di identità"
Nel suo fondo di oggi sul Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni ha parlato di Juventus e Milan che faticano a ritrovarsi. L'inizio è sui bianconeri, con il tecnico sulla graticola: "L’hanno accompagnato a Torino e poi protetto dopo averne giustamente narrato le imprese bolognesi. L’hanno subito eletto portatore sano dell’anti-allegrismo e dell’amazing football. Ora, dopo soli sei mesi, l’hanno mollato di brutto: letti i giornali di questi giorni, posso dire di aver assistito al (primo) massacro di Thiago, vittima involontaria di un consenso peloso".
Critiche, più che a Motta, a qualcuno più in alto: "A Giuntoli era stato affidato il compito di de-agnellizzare squadra, staff, Continassa: un total reset. Cosa che in gran parte gli è riuscita. Al grido di «aggiustiamo i conti perché qui avevano fatto i danni e programmiamo un grande futuro!», Cristiano ha preso decisioni forti e qualche rischio: Douglas Luiz a 50 cocuzze, Koop a 60, le dismissioni di Szczesny, Rabiot, Chiesa, Huijsen e in corsa di Danilo. Il risultato è una squadra non di livello, non ancora in possesso della consapevolezza della storia e incompleta sulla quale il Leonardo da Sao Bernardo do Campo ha messo del suo, togliendole tante certezze tattiche".
Chiusura sul Milan: "Dopo aver cambiato allenatore, passando dal morbido al duro e spigoloso, sconfessa le sue scelte a gennaio e vende anche i pali delle porte per rifarsi una verginità, non è il Milan: è altro. Un Milan che affida a Ibra, l’anarchico per eccellenza, il principe degli individualisti, il controllo del gruppo, è altro. Il Milan è sempre stato altro, questo non è Milan".
Critiche, più che a Motta, a qualcuno più in alto: "A Giuntoli era stato affidato il compito di de-agnellizzare squadra, staff, Continassa: un total reset. Cosa che in gran parte gli è riuscita. Al grido di «aggiustiamo i conti perché qui avevano fatto i danni e programmiamo un grande futuro!», Cristiano ha preso decisioni forti e qualche rischio: Douglas Luiz a 50 cocuzze, Koop a 60, le dismissioni di Szczesny, Rabiot, Chiesa, Huijsen e in corsa di Danilo. Il risultato è una squadra non di livello, non ancora in possesso della consapevolezza della storia e incompleta sulla quale il Leonardo da Sao Bernardo do Campo ha messo del suo, togliendole tante certezze tattiche".
Chiusura sul Milan: "Dopo aver cambiato allenatore, passando dal morbido al duro e spigoloso, sconfessa le sue scelte a gennaio e vende anche i pali delle porte per rifarsi una verginità, non è il Milan: è altro. Un Milan che affida a Ibra, l’anarchico per eccellenza, il principe degli individualisti, il controllo del gruppo, è altro. Il Milan è sempre stato altro, questo non è Milan".
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