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Bologna, Beukema: "Thiago Motta un genio, mi chiedeva di andare a centrocampo"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 17:15Serie A
di Dimitri Conti

Bologna, Beukema: "Thiago Motta un genio, mi chiedeva di andare a centrocampo"

Sam Beukema, difensore del Bologna, ha rilasciato un’intervista a Cronache di Spogliatoio. Inizia ricordando l'impronta di Thiago Motta: "L'ho definito un genio. Quando sono arrivato a Bologna mi chiedeva di andare a centrocampo, io pensavo: ‘Ma sono un difensore centrale, cosa vado a fare a centrocampo?’. Piano piano ho capito il suo modo di giocare. Iniziavo a prendere confidenza sul fatto che avevo spazio anche alle spalle, non ci ero abituato. Mi ha fatto prendere consapevolezza. È stato bravissimo anche con Lucumì e Calafiori. Mi ricordo una volta contro il Torino in casa, Calafiori ha preso la palla e ha dribblato dentro, mi ha dato la palla e io ero a centrocampo. Ho fatto un passaggio a Fabbian e ha segnato. Il mister e l’assistente erano troppo contenti perché lo stavamo provando tantissimo in allenamento. Un modo unico giocare ed è andata bene".

E ora con Italiano come va?
"Ci sono differenze rispetto allo scorso anno, ma nei dettagli. Anche adesso noi difensori centrali possiamo entrare a centrocampo quando è il momento giusto di occupare quello spazio. Per esempio il modo di difendere anche con Motta abbiamo difeso uno contro uno, come facciamo ora molto più spesso. Ma tra loro due vedo differenze solo nei dettagli, dietro non ha cambiato tanto. All’inizio ho chiesto a mister Italiano cosa avremmo fatto in difesa, quali sarebbero stati i cambiamenti: ci ha spiegato cosa si aspettava e come avremmo giocato. Difendiamo più alti adesso secondo me. E stiamo facendo bene rispetto all’inizio".

Ci sono tante partite in calendario...
"Anche quando ero all’AZ in Conference giocavo ogni 3 o 4 giorni come quest’anno. A me piace giocare spesso e tanto, puoi fare tante partite e migliorare anche come giocatore".

Arne Slot ha rivelato di averlo voluto al Feyenoord.
"Mi ha mandato un messaggio. Io ero all’AZ, lui al Feyenoord. Mi chiese di incontrarmi e gli dissi di sì, era appena arrivato lì e il Feyenoord è la squadra che ho sempre tifato. La risposta sembrava facile. Ci siamo visti e mi ha detto ciò che pensava per convincermi. Dopo il colloquio pensavo che sarei dovuto andare. Ma non era la testa a parlare, ma il mio cuore. Poi con calma ci ho riflettuto e ho scelto di rimanere all’AZ perché credevo fosse migliore per la mia carriera, non era certo per colpa sua. Le sue squadre vanno forte, pressano alto, lui vuole giocare sempre. Nel nostro incontro mi mostrò un video sul suo computer di una partita ai tempi del Go Ahead Eagles, quando avevo 20 anni. Avevo palla a centrocampo, in mezzo al caos. Mi disse: ‘Vedi, tu sei molto forte quando non hai nessuno dietro. Ma se sei nella situazione centrale, con gente anche alle spalle, vai in difficoltà e non sei tranquillo’. Gli dissi: ‘È vero, non ci avevo mai pensato’. Secondo me è uno degli allenatori più forti d’Europa... Dopo la partita (di Champions League contro il Liverpool, ndr) ho parlato un po’ con Slot e mi ha fatto i complimenti per la partita, non solo per me ma per la squadra in generale. Abbiamo giocato bene, purtroppo abbiamo perso, ma mi aveva detto ‘Bello che siamo qui in Champions League’.".


Ha diviso la difesa con Calafiori.
"Lui ha questa aura di cui tutti parlano con questi capelli lunghi, un po’ bagnati, un gran difensore anche palla al piede. Prima dell’allenamento lo incontravo sempre in bagno a farsi i capelli, ma ci mette poco: un minuto, se li bagna velocemente, si mette in ordine ed è pronto. Chi ci mette di più a prepararsi? Se chiedi ai miei compagni ti dicono me. Calafiori è venuto a trovarci alcune partite fa, in casa. Ma anche su WhatsApp ci sentiamo. Sono contento per lui e per il suo percorso".

E conosce bene anche Reijnders.
"Giocavo con lui all’AZ e al Twente da piccolo. Ero sempre con lui nel mini-pullman per andare a scuola. Ero sempre davanti a lui e da dietro mi tirava i colpi alle orecchie per darmi noia. Poi mi voltavo ed era sempre sorridente".

Ha anche indossato la fascia da capitano rossoblù.
"È stato emozionante. Una sorpresa. Quando sono entrato nello spogliatoio ho visto il foglio su cui ci sono scritti titolari e riserve. Scopriamo in spogliatoio chi gioca. Ho letto il mio nome, scritto piccolo, perché il mister scrive solo “Sam” sulla lavagnetta. Ma vedevo che sotto c’era un altro segno, non capivo. Pensavo fosse VC come Vicecapitano. Mi sono avvicinato ed era la C di Capitano. Quando siamo entrati in campo è stato bellissimo, e anche esserlo contro l’Aston Villa dopo l’alluvione".

Che legame ha con l'Italia?
"Il mio legame con l’Italia parte da lontano. Mia mamma ha vissuto a Riccione per quasi 10 anni, l’idea era andare a Riccione per un anno ma se n’è innamorata: pensava ‘Mi trovo bene qui’ e alla fine è rimasto per un decennio. Da una vacanza si è stabilita. Non andavo tutte le estati in vacanza lì, ma i miei hanno un appartamento a Riccione quindi ancora oggi lo uso".