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La mossa di Gravina: diritto d'intesa solo alla Serie A. Non c'è ancora accordo con la FIGC
Al lavoro sì, ma l'accordo ancora non c'è. Nella giornata di ieri, il presidente federale Gabriele Gravina ha nuovamente incontrato i vertici delle componenti federali. Sul tavolo, la bozza del nuovo statuto che l'assemblea straordinaria dovrà approvare il prossimo 4 novembre e il nodo dei pesi elettorali: se n'è parlato, ma la discussione non è ancora entrata nel vivo.
La bozza presentata da Gravina, rispetto all'incontro di venerdì scorso, presenta una novità: su proposta di Giancarlo Abete - presidente dei dilettanti, che a oggi è la principale sponda di Gravina nel processo di riforma - è stato proposto che il diritto d'intesa, ossia la facoltà di porre il veto su decisioni federali che la riguardino, sia riconosciuto solo alla Serie A.
È una mossa con più letture: al massimo campionato, che per esempio avrebbe sempre l'ultima parola sulle licenze nazionali e le norme in materia di extracomunitari, sarebbe attribuita un'autonomia superiore a quella delle altre leghe, riconoscendo la leadership all'interno del calcio italiano. Da grandi poteri, si sa, derivano grandi responsabilità: le leghe inferiori sono disposte a ridurre il proprio peso a patto di ricevere in cambio contributi maggiori. Gli arbitri, che a oggi vantano il 2 per cento, potrebbero anche mettere a disposizione il proprio peso politico.
L'obiettivo, comune, è quello di una riforma che non mortifichi gli altri campionati, nel rispetto dei vincoli di legge e dei principi costituzionali. Tutto dipenderà dalla reazione della Lega Serie A, i cui club si riuniranno venerdì in assemblea. L'idea di Gravina è lavorare sui contenuti, ampliando il più possibile l'autonomia del massimo campionato, a cui non sarebbe riconosciuto il peso politico che alcuni presidenti - a partire da Claudio Lotito - vorrebbero. La pressione è su quei club che sono più interessi alla prima e meno al secondo: a che punto arriva la spaccatura interna alla lega calcio? In federazione se ne riparlerà il 28 ottobre nel consiglio federale che dovrà mettere a punto la proposta definitiva da sottoporre all'assemblea a inizio novembre.
La bozza presentata da Gravina, rispetto all'incontro di venerdì scorso, presenta una novità: su proposta di Giancarlo Abete - presidente dei dilettanti, che a oggi è la principale sponda di Gravina nel processo di riforma - è stato proposto che il diritto d'intesa, ossia la facoltà di porre il veto su decisioni federali che la riguardino, sia riconosciuto solo alla Serie A.
È una mossa con più letture: al massimo campionato, che per esempio avrebbe sempre l'ultima parola sulle licenze nazionali e le norme in materia di extracomunitari, sarebbe attribuita un'autonomia superiore a quella delle altre leghe, riconoscendo la leadership all'interno del calcio italiano. Da grandi poteri, si sa, derivano grandi responsabilità: le leghe inferiori sono disposte a ridurre il proprio peso a patto di ricevere in cambio contributi maggiori. Gli arbitri, che a oggi vantano il 2 per cento, potrebbero anche mettere a disposizione il proprio peso politico.
L'obiettivo, comune, è quello di una riforma che non mortifichi gli altri campionati, nel rispetto dei vincoli di legge e dei principi costituzionali. Tutto dipenderà dalla reazione della Lega Serie A, i cui club si riuniranno venerdì in assemblea. L'idea di Gravina è lavorare sui contenuti, ampliando il più possibile l'autonomia del massimo campionato, a cui non sarebbe riconosciuto il peso politico che alcuni presidenti - a partire da Claudio Lotito - vorrebbero. La pressione è su quei club che sono più interessi alla prima e meno al secondo: a che punto arriva la spaccatura interna alla lega calcio? In federazione se ne riparlerà il 28 ottobre nel consiglio federale che dovrà mettere a punto la proposta definitiva da sottoporre all'assemblea a inizio novembre.
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