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Vogel: "Grazie al Toblerone sono diventato il miglior amico di Vieri. Italia nel mio destino"
“Firmai in segreto il giorno della finale di Champions persa contro il Liverpool. Ma avevo il Bel Paese nel destino". Così Johann Vogel, ex centrocampista svizzero del Milan, parla del giorno in cui è diventato un calciatore rossonero. Gazzetta.it lo ha intervistato a poche ore dalla sfida dei rossoneri al Brugge, che vale un bel pezzo di chance di andare avanti per il Milan, che è fermo a zero punti in classifica.
Se pensa al Milan cosa le viene in mente?
“Il Toblerone”.
In che senso il Toblerone?
“Il mio regalo allo spogliatoio. Dopo un paio di settimane portai una di quelle barre di cioccolata a tutti. Da quel giorno divenni il miglior amico di molti, soprattutto di Vieri. Troppo simpatico”.
Andiamo di cartoline. Il primo giorno a Milanello?
“C’eravamo solo io e i giardinieri. Effettuai le visite in incognito, mentre la squadra era a Istanbul. Qualche giorno dopo Berlusconi mi strinse la mano. Era appena sceso dall'elicottero”.
Il compagno più divertente?
“Pippo Inzaghi. Ogni partitella insieme a lui era uno stress: voleva segnare e vincere. E poi quante scaramanzie, ne aveva tremila. Ma era un bomber eccezionale. Quell’anno tornò a giocare dopo un lungo infortunio. Ricordo un gol al Bayern Monaco che sfiorò le leggi della fisica: colpì la palla di testa dopo averla lasciata col destro”.
Se pensa al Milan cosa le viene in mente?
“Il Toblerone”.
In che senso il Toblerone?
“Il mio regalo allo spogliatoio. Dopo un paio di settimane portai una di quelle barre di cioccolata a tutti. Da quel giorno divenni il miglior amico di molti, soprattutto di Vieri. Troppo simpatico”.
Andiamo di cartoline. Il primo giorno a Milanello?
“C’eravamo solo io e i giardinieri. Effettuai le visite in incognito, mentre la squadra era a Istanbul. Qualche giorno dopo Berlusconi mi strinse la mano. Era appena sceso dall'elicottero”.
Il compagno più divertente?
“Pippo Inzaghi. Ogni partitella insieme a lui era uno stress: voleva segnare e vincere. E poi quante scaramanzie, ne aveva tremila. Ma era un bomber eccezionale. Quell’anno tornò a giocare dopo un lungo infortunio. Ricordo un gol al Bayern Monaco che sfiorò le leggi della fisica: colpì la palla di testa dopo averla lasciata col destro”.
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