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Frigerio: "Il Milan fu il primo a credere in me. Un sogno le convocazioni in prima squadra"TUTTO mercato WEB
ieri alle 22:15Gli ex
di Enrico Ferrazzi
per Milannews.it

Frigerio: "Il Milan fu il primo a credere in me. Un sogno le convocazioni in prima squadra"

Marco Frigerio, ex centrocampista delle giovanili del Milan ora al Lecco, ha parlato così a La Giovane Italia della sua esperienza in rossonero: "Mio padre aveva un amico che allenava i Pulcini del Milan e d’estate organizzava dei campus. Così, quasi per gioco, io e mio fratello abbiamo partecipato a uno di questi campus estivi, più come una vacanza che altro. Era in Umbria, mi sembra. Non ci aspettavamo nulla, ma andò bene: fui selezionato tra i migliori della mia età e successivamente invitato al torneo nazionale dei campus, che si svolgeva al centro sportivo Vismara del Milan. Anche se non vincemmo il torneo, riuscii a farmi notare. Al ritorno, mio padre mi disse: 'La prossima settimana hai un provino col Milan'. Pensavo scherzasse, invece era tutto vero. Da lì iniziarono provini, amichevoli e allenamenti: il Milan mi fece subito capire che mi voleva davvero. L’unico ostacolo era che la Vis Nova era affiliata all’Inter, quindi spingevano perché andassi lì. Nel frattempo si erano fatte avanti anche l’Atalanta e la stessa Inter. Per un bambino di 9 anni era un sogno: mi regalarono magliette, tra cui quella di Pato autografata, il mio idolo dell’epoca. Però, oltre al cuore rossonero (mia famiglia è tutta milanista), la scelta fu chiara: il Milan fu il primo a credere in me, e per questo ho deciso di andare lì. Così, a 10 anni, è iniziata la mia avventura nel settore giovanile del Milan.

All’inizio non è stato semplice. Passare da una realtà dilettantistica, dove ti porti tutto da casa — borsa, scarpe, abbigliamento — a una struttura come il Milan è stato un salto enorme. Lì sei seguito in tutto, ti forniscono il materiale, ti vengono a prendere con il pulmino, sei curato fin da bambino. In campo, poi, la differenza era evidente: tutti i ragazzi erano forti, molti già da anni lì. I primi anni sono stati di adattamento, ma ho sempre avuto una crescita costante. Non sono mai esploso subito, ma ho alzato il livello ogni stagione, migliorando passo dopo passo. Un momento chiave è stato in Under 16, quando abbiamo vinto il campionato con mister Alessandro Lupi. Poi in Under 17 siamo usciti con la Roma, ma anche lì ho fatto un altro step. In Primavera ho iniziato sotto età, in una squadra molto forte con giocatori come Bellanova, Gabriele Bellodi, Brescianini, ma quell'anno siamo retrocessi e io ho faticato a trovare spazio. L’anno dopo, in Primavera 2, è andata molto meglio: abbiamo vinto il campionato con mesi di anticipo. Nel mio ultimo anno, sono arrivato alle prime convocazioni in prima squadra. Non sono mai sceso in campo, ma essere convocato quattro volte — contro Lazio, Benevento, Juventus e Torino — è stato un sogno. Giocare in uno stadio con Cristiano Ronaldo dall’altra parte è un ricordo indelebile. Dopo Torino, però, ho preso il Covid e la stagione si è interrotta lì per me."

Chi devo ringraziare? Non riesco a fare un solo nome. Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa: Monguzzi, De Vecchi, Lupi, Giunti, e anche gli allenatori stranieri che ho avuto. Con alcuni ho giocato di più, con altri meno, ma tutti mi hanno aiutato a crescere, sia tecnicamente che umanamente. Anche Filippo Galli, all’epoca direttore del settore giovanile, è stato una figura importante. Tutti hanno contribuito al mio percorso, quindi sento di dover dire grazie a ognuno di loro".