Come sta cambiando il modo di difendere del Milan con Fonseca
Mister Paulo Fonseca lha specificato più volte da quando ha firmato per il Milan: sta cercando di fare qualcosa di diverso, non necessariamente migliore, rispetto a chi prima di lui sedeva sulla panchina rossonera. E questo non si riflette solo sulla fase offensiva e di possesso, con l'allenatore che predilige un gioco di possesso e posizionale, ma anche senza palla: se ancora non c'è quel tipo di pressing organizzato e continuo che vuole il tecnico portoghese si vede invece la sua impronta quando si difende a difesa schierata.
Dal derby in poi, ma anche nei primi minuti contro il Liverpool, si è vista una squadra corta e compatta, che fa tantissima densità centrale e lascia agli avversari le corsie esterne. L'idea è quella, almeno al momento, di concedere spazio nella zona "meno pericolosa", viste le tante imbucate centrali e la facilità di gioco delle altre squadre nelle zone calde della retroguardia milanista nelle prime uscite stagionali: si lascia l'esterno dalla metà campo alla trequarti, cercando poi di chiudere sia linee centrali che possibili triangoli o sovrapposizioni che poi portano a cross da zone decisamente più pericolose.
Niente più difesa a uomo a tutto campo, proprio come ha detto Fonseca in conferenza stampa prima del Bayer: "Noi non siamo come l'Atalanta, non da uomo a uomo a tutto campo. Domani (martedì, ndr) vedere il Milan non sarà la stessa cosa che vedere l'Atalanta quando hanno giocato contro di loro. L'Atalanta ha creato tante difficoltà al Bayer, ma se io non sono un allenatore da uomo a uomo non posso dire ai miei giocatori di andare a giocare così. Sarà totalmente diverso".
Il riferimento infatti è passato dall'essere l'avversario al pallone e al compagno. È stata data di nuovo grande importanza alla linea, che deve cercare di muoversi all'unisono e capire qual è il momento giusto per salire per lasciare così in fuorigioco l'avversario: nella partita di martedì i tedeschi sono finiti più volte in offside grazie a questo meccanismo, che sicuramente ha ancora bisogno di essere rodato. Al derby infatti il gol di Dimarco nasce da scelte ibride: Emerson Royal sale seguendo Gabbia e Theo, Tomori rimane dietro per cercare di intervenire in caso di eventuale passaggio a Thuram: in quel caso il passaggio di Lautaro ha trovato l'esterno nerazzurro libero e in gioco. Ma alcuni meccanismi sembrano essere già assimilati, il tempo farà il resto.
Avere poi un Fofana che sta crescendo di partita in partita fa tutta la differenza del mondo vista la grande mano che offre sia quando c'è da difendere centralmente e sia quando deve scivolare per dare il raddoppio al terzino in fascia. Un sistema che funziona anche per l'enorme sacrificio di Morata, Abraham e Pulisic, con Leao ancora un po' più lontano per caratteristiche e atteggiamento. In particolare le due punte, oltre ad orientare il pressing, sporcano la manovra in uscita degli avversari e sono abili anche nel ripiegamento. Tutto questo comporta un enorme dispendio di energie: vediamo quanto potrà durare.
Cosa si può migliorare ancora? Intanto cercare di eliminare alcuni "attacchi" di istintività esagerata, come spesso accade a Tomori. Il centrale inglese è ancora troppo frenetico e portato a lasciare la linea per il modo di giocare di Fonseca. Domenica dovrebbe riposarsi e lasciar spazio nuovamente a Pavlovic, poco utilizzato nell'ultimo periodo nonostante un avvio di stagione pieno di spunti interessanti. Vedremo come se la caverà il serbo in un sistema meno esposto e che piano piano diventa più collaudato.