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tmw / milan / Editoriale
La stagione non andrà persa. Ibra non è Rama. La sterzata di Morata.TUTTO mercato WEB
sabato 7 settembre 2024, 00:00Editoriale
di Mauro Suma
per Milannews.it

La stagione non andrà persa. Ibra non è Rama. La sterzata di Morata.

Al vertice del Milan c'è analisi, c'è lucidità e c'è determinazione. Al pari se non di più dei tanti soldi spesi anche, e sottolineo anche, in questo mercato. Ergo, la stagione non può andare persa e non andrà persa. Non è tanto un lusso che non ci possiamo permettere, ma soprattutto lo spirito competitivo di chi non rinuncia e non si arrende. Soprattutto al livello della proprietà. Dove sono tutti pronti a notare una "assenza", ma in cui nessuno riesce ad arrivare a sapere quanto in realtà sia presente, anche nei giorni scorsi, anche in queste ore, anche in questi attimi. L'assenza "sarebbe" quella di Zlatan, sulla quale sarebbe bene non equivocare, una volta per tutte. Punto primo, non è in vacanza. Zlatan Ibrahimovic è un imprenditore, cosa di cui sono tutti pubblicamente informati per tutte le sue attività avviate sia poco prima che subito dopo la conclusione della sua carriera agonistica. Ma è un imprenditore anche in quanto socio di RedBird, di cui è partner operativo. E se un imprenditore per motivi personali e strategici non vuole rivelare natura e luogo dei propri impegni, trattasi della cosa più normale del mondo che accade a tutte le latitudini. Ecco, a proposito, impegno, non vacanza. Impegno preso due anni fa e a cui Zlatan ha tenuto fede, cosa della quale aveva informato RedBird poco prima di firmare tutti gli accordi dello scorso anno. 

Ero ancora un ragazzo, nonostante i miei 34 anni, già con molte esperienze professionali e di vita maturate. Alle prime riunioni di Milan Channel, mi bevevo letteralmente tutti gli aneddoti da appassionato di calcio con cui infiorettava le riunioni il mitico Rodolfo Hecht, un manager per l'epoca assolutamente visionario e innovativo. Che si divertiva a raccontare ciò di cui discuteva con Adriano Galliani. Perchè le telecamere di Milan Channel potessero avere accesso alla squadra, gli accordi organizzativi dovevano essere presi con il grande Silvano Ramaccioni. E Rodolfo si divertiva: "Ho chiesto ad Adriano non la qualifica di Rama ma la sua job description. E Adriano mi ha risposto, la sua job description è "stare vicino alla squadra". Capite? Stare vicino alla squadra, il nostro sogno". Ma era Silvano Ramaccioni, una figura, una un profilo professionale e un mondo con le sue caratteristiche. Capite da soli che Ibra non è Rama, niente di meglio, niente di peggio, massimo rispetto, ma completamente diverso. Per cui niente braccialetto elettronico per Zlatan, men che meno appelli alla Stranamore o alla C'è Posta per te. All'Olimpico la proprietà c'era e c'erano anche, pienamente schierati, i vertici del management sportivo del club.  E sia loro fisicamente che Zlatan telefonicamente hanno affrontato e gestito tutto. Quando Giorgio Furlani, come si può facilmente comprendere con un minimo di buona volontà, dice che quello di Rafa e Theo è un non evento, non intende assolutamente dire che non è successo niente. No, proprio no. Dice semplicemente che si tratta di un episodio gestito, risolto e chiuso sia all'interno della società che pubblicamente, con il chiarimento avvenuto con i due ragazzi, con l'intervista di Theo anche a nome di Rafa e con le parole dell'allenatore che hanno letto, firmato e sottoscritto tutto. Poi, se il carrozzone itinerante che viaggia al ritmo di una paternale al Milan ogni nano secondo vuole andare avanti e menarla per l'aia, liberissimo. Libere opinioni in libere calcio, senza che nessuno tenti di attutire con toni da amici degli amici. Ma è un esercizio esterno, che resta un non evento appunto all'interno.

Ho un mio personale rimpianto. Che se ci fosse stato Pavlovic, avremmo potuto vincere contro il Torino e sarebbero cambiati anche il vento e l'inerzia delle due partite successive. Questo non deve suonare a mancanza di rispetto per il bravissimo Vanoli e i granata, e nemmeno per Thiaw e gli altri nostri difensori centrali. Ma deve essere uno stimolo a fare i salvatori delle situazioni. Quante ne ha salvate Strahinja tra Parma e Roma...ecco in attesa dei meccanismi e della crescita tattica, non può però essere solo lui a salvare individualmente situazioni complesse. Dobbiamo farlo tutti. I nuovi e i reduci. Gli ultimi arrivati, che si stanno applicando molto, e il corpaccione della squadra dell'anno scorso ancora dentro la bolla del trauma che abbiamo vissuto la scorsa stagione dal 10 aprile fino all'ultima giornata di campionato. Per ogni trauma, ci vuole un contraccolpo. Spero arrivi da quel meraviglioso video di Alvarito. Ecco, Morata è uno di quelli che non ci sta, uno di quelli che non si rassegna alla cupezza e alla tragicità di ogni discorso che si fa oggi sul Milan. Alvarito è uno che ci vuole provare. E visto che siamo tornati al meteorite del dicembre 2017, anche solo pensare di provarci, oggi, è una impresa di carattere mentale e psicologico, vista la dittatura della negatività che ci circonda. Non ha dato contraccolpi la formazione iniziale di Roma purtroppo, una formazione che pure per un tempo ha fatto bene, e l'esperienza è già servita, forse non servono prove di forza oggi all'inizio dell'avventura. Ma, sempre forse, la testa alta di Morata sotto l'acquazzone di Milanello può essere una inversione di tendenza. Che nasca dall'interno della squadra, là dove c'è qualche grumo di carattere emotivo da sbloccare, e non viceversa.