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Peruzzi: "Mai stato il numero 1 al mondo, Zenga era molto più bravo. Lazio? Non potevo dire no"
Angelo Peruzzi, nel corso della sua intervista al Corriere della Sera, parlato anche di quanto, alla Juve, era considerato il portiere più forte del mondo. "Ma non scherziamo, dai. Prima c’era Zenga, molto più bravo di me. E poi io ho sempre visto gli altri parare meglio. Toldo, Pagliuca. In Under 21 Antonioli faceva parate che io nemmeno immaginavo".
Vabbè, andiamo avanti: dalla Juve all’Inter.
"Seguo Lippi, ma si fanno male Ronaldo il fenomeno e Vieri. Io paro, ma l’anno è deludente".
E la chiama la Lazio.
"Cragnotti, lo scudetto che avevano appena vinto, trenta chilometri da Blera: come potevo dire di no. Sono stato benissimo, anche se poi il club fallì e Lotito ci spalmò i contratti. Ma ero sereno. Stavo bene. Anche se i romanisti dicevano che ero diventato laziale e i laziali che ero romanista".
Prima dell’addio, il Mondiale 2006: Lippi la sceglie come vice di Buffon, ma di fatto un vero team manager.
"Ma no, andai perché volevo giocare. Abbiamo vinto quel Mondiale per due ragioni. La rabbia di molti per la storia di Calciopoli che ci aveva sputtanato a livello internazionale. E quelli che non giocavano o giocavano poco: davamo il massimo in allenamento. Fu quello il segreto del gruppo".
Già, Calciopoli.
"Non discuto le sentenze. Ma Moggi io me lo ricordo bene: tutti lo cercavano, tutti chiedevano consigli, tutti volevano essere come lui".
Vabbè, andiamo avanti: dalla Juve all’Inter.
"Seguo Lippi, ma si fanno male Ronaldo il fenomeno e Vieri. Io paro, ma l’anno è deludente".
E la chiama la Lazio.
"Cragnotti, lo scudetto che avevano appena vinto, trenta chilometri da Blera: come potevo dire di no. Sono stato benissimo, anche se poi il club fallì e Lotito ci spalmò i contratti. Ma ero sereno. Stavo bene. Anche se i romanisti dicevano che ero diventato laziale e i laziali che ero romanista".
Prima dell’addio, il Mondiale 2006: Lippi la sceglie come vice di Buffon, ma di fatto un vero team manager.
"Ma no, andai perché volevo giocare. Abbiamo vinto quel Mondiale per due ragioni. La rabbia di molti per la storia di Calciopoli che ci aveva sputtanato a livello internazionale. E quelli che non giocavano o giocavano poco: davamo il massimo in allenamento. Fu quello il segreto del gruppo".
Già, Calciopoli.
"Non discuto le sentenze. Ma Moggi io me lo ricordo bene: tutti lo cercavano, tutti chiedevano consigli, tutti volevano essere come lui".
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