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Qual è il vero Leao? Da problema ad arma in più, il confine è sottile. Tocca a Fonseca, ma anche a lui. Il Milan non può fare il Milan solo (o quasi) nel derby e al Bernabeu. Baroni, Palladino e Gasperini: chi può sognare davvero?
Il Milan è tornato galactico, al Bernabeu, nella serata che ha riportato alla mente dei tifosi rossoneri le vere notti di Champions, quelle da protagonisti assoluti. Una partita perfetta, un risultato perfetto, un Leao perfetto. Già, Rafa Leao, l'uomo più discusso dei primi mesi di Paulo Fonseca alla guida del Diavolo: dal cooling break insieme a Theo Hernandez a Roma contro la Lazio, trascorso dal lato opposto del campo rispetto alla panchina, fino alle tante gare in ombra, che hanno portato l'allenatore a prendere la decisione più forte: l'esclusione e le panchine consecutive. Fino a martedì scorso, quando nella notte di Madrid, il portoghese con il 10 sulla schiena è tornato titolare, e ha fatto una partita da 8 in pagella. Una risposta alle critiche, una risposta a tutti coloro che si chiedono se davvero può essere decisivo quando conta. Ma la domanda che sporge spontanea è: qual è il vero Leao?
Da problema ad arma in più: il confine è sottile.
Non ci prendiamo in giro e cerchiamo di essere onesti. In questa stagione il portoghese è stato più un problema che una risorsa per il Milan: del cooling break abbiamo parlato, ma c'è poi la sostituzione in Champions con gol segnato dal Milan poco dopo contro il Club Brugge. Le immagini che lo ripresero mentre stava ancora rientrando in panchina parlavano chiaro e nel volto di Leao traspariva forse quasi di più il malcontento per il cambio rispetto alla felicità per la rete dei suoi compagni. Dettagli, ma che valgono tantissimo. Ecco, contro il Real Madrid Leao è stato l'arma in più, con i suoi strappi, con la sua incisività, con la voglia che spesso è sembrata non esserci ma che invece abbiamo visto eccome al Bernabeu. Adesso serve la prova del nove però, serve la continuità, e sarà un lavoro da fare insieme, da Fonseca e lo stesso Leao. Perché il numero 10 è troppo importante.
Come importanti sono anche i punti che il Milan ha messo in classifica in Champions, riaprendo tutti i discorsi che sembravano chiusi dopo le prime due giornate. Sia con l'Inter che contro il Real abbiamo visto un grande Milan, ma guardandola da un altro punto di vista non possiamo non pensare al fatto che non è possibile che il Milan faccia il Milan solo nelle grandi occasioni. I punti sono importanti, certo, ma lo sono anche quelli con le piccole. Fonseca ha affermato che è più complicato giocare contro il Monza che con il Real Madrid, ma non può essere così, se si guida una grande squadra.
Le outsider per lo scudetto?
A proposito di grandi squadre: Atalanta, su tutte, ma anche Lazio e Fiorentina, stanno vivendo un inizio di stagione fantastico, su tutti i fronti. La Dea ha appena dato tre gol a domicilio al Napoli, i biancocelesti sono a punteggio pieno in Europa League, da sola in vetta, e i Viola hanno sì perso contro l’APOEL in Conference, ma sono comunque reduci da 5 vittorie consecutive in Serie A. Possono pensare tutte e tre addirittura a restare in alto fino a fine campionato? Per quel che riguarda la Fiorentina è improbabile, visto che la lunghezza della rosa non fa pensare a questo e comunque il nuovo progetto è nato quest’anno. La Lazio è nata da poco, come i viola, ma sembrano più “pronti”, anche se magari non per lo scudetto ancora no. E l’Atalanta? L’Atalanta ha l’obbligo di provarci, perché la vittoria in Europa League ha dato tanto, perché la sua rosa può gestire i tre fronti, perché Gasperini è l’Alex Ferguson della Serie A, perché il progetto è partito da lontano e perché è giusto che Bergamo sogni a occhi aperti.
Da problema ad arma in più: il confine è sottile.
Non ci prendiamo in giro e cerchiamo di essere onesti. In questa stagione il portoghese è stato più un problema che una risorsa per il Milan: del cooling break abbiamo parlato, ma c'è poi la sostituzione in Champions con gol segnato dal Milan poco dopo contro il Club Brugge. Le immagini che lo ripresero mentre stava ancora rientrando in panchina parlavano chiaro e nel volto di Leao traspariva forse quasi di più il malcontento per il cambio rispetto alla felicità per la rete dei suoi compagni. Dettagli, ma che valgono tantissimo. Ecco, contro il Real Madrid Leao è stato l'arma in più, con i suoi strappi, con la sua incisività, con la voglia che spesso è sembrata non esserci ma che invece abbiamo visto eccome al Bernabeu. Adesso serve la prova del nove però, serve la continuità, e sarà un lavoro da fare insieme, da Fonseca e lo stesso Leao. Perché il numero 10 è troppo importante.
Come importanti sono anche i punti che il Milan ha messo in classifica in Champions, riaprendo tutti i discorsi che sembravano chiusi dopo le prime due giornate. Sia con l'Inter che contro il Real abbiamo visto un grande Milan, ma guardandola da un altro punto di vista non possiamo non pensare al fatto che non è possibile che il Milan faccia il Milan solo nelle grandi occasioni. I punti sono importanti, certo, ma lo sono anche quelli con le piccole. Fonseca ha affermato che è più complicato giocare contro il Monza che con il Real Madrid, ma non può essere così, se si guida una grande squadra.
Le outsider per lo scudetto?
A proposito di grandi squadre: Atalanta, su tutte, ma anche Lazio e Fiorentina, stanno vivendo un inizio di stagione fantastico, su tutti i fronti. La Dea ha appena dato tre gol a domicilio al Napoli, i biancocelesti sono a punteggio pieno in Europa League, da sola in vetta, e i Viola hanno sì perso contro l’APOEL in Conference, ma sono comunque reduci da 5 vittorie consecutive in Serie A. Possono pensare tutte e tre addirittura a restare in alto fino a fine campionato? Per quel che riguarda la Fiorentina è improbabile, visto che la lunghezza della rosa non fa pensare a questo e comunque il nuovo progetto è nato quest’anno. La Lazio è nata da poco, come i viola, ma sembrano più “pronti”, anche se magari non per lo scudetto ancora no. E l’Atalanta? L’Atalanta ha l’obbligo di provarci, perché la vittoria in Europa League ha dato tanto, perché la sua rosa può gestire i tre fronti, perché Gasperini è l’Alex Ferguson della Serie A, perché il progetto è partito da lontano e perché è giusto che Bergamo sogni a occhi aperti.
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