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Ledesma: "Baroni è stato bravo a tapparsi le orecchie e lavorare. Castellanos da Nazionale"
Cristian Ledesma è intervenuto ai microfoni di Radio Laziale sul mondo biancoceleste. Queste le sue principali dichiarazioni, riportate da LaLazioSiamoNoi.it: “Può sembrare che ho un carattere chiuso ma 11 Ledesma potevano essere un po’ pesanti in quel periodo nello spogliatoio. È un modo di vivere, di essere, parlavo con Paolo Rongoni, uno come me ha passato tante cose difficili e davanti a situazioni scomode non si scompone. Io da allenatore? Lo switch che ho fatto negli ultimi anni non è lo stesso, mi sono lasciato alle spalle la mia ex carriera, per far l'allenatore l’istinto ci può stare ma bisogna essere freddi, non accomodare, bisogna confrontarsi, mollare ogni tanto qualcosa. Soprattutto con la nuova generazione, è difficile ma non è tutto da buttare, è difficile m i giovani hanno tanti insegnamenti anche per noi. Avere figli di questa età ti aiuta moltissimo, sai che interessi hanno, che musica ascoltano".
Cosa avrei cambiato di me?
"Sono stato un bel rompiscatole da giocatore, ero uno che dava tutto, rispettava il gioco del mister, mai andato contro l’idea di un allenatore. Qualche confronto c’è stato ma ero un po’ testardo ma non lo leverei, forse è stata la mia forza. Per quel che era la mia visione in campo, è come se in quel ruolo vedi più cose. Vedi tante cose che ti servono per fare oggi l’allenatore. Quando inizi a giocare in Italia, glia allenatori mettevano formazioni e freccette, quando toccava il ruolo di centrocampista c’erano frecce ovunque perché doveva andare dappertutto".
Chiave vincente di Baroni?
"Funziona perché non si è lasciato trasportare da quel momento no che c’era prima quando hanno annunciato il suo arrivo. La chiave è stata il lavoro, ha fatto capire che è l’occasione della sua vita e non se la vuole giocare ma solo con il lavoro. Lui è stato bravo in quello tapparsi le orecchie e lavorare. Hanno giocato tutti, non è facile e scontato per le dinamiche che si possono creare. Lui non ha fatto giocare tutti per ruotare la rosa, ma perché stanno tutti sul pezzo. C’è disponibilità ma anche la competitività interna che è sana. Lui è molto chiaro in quel che sta facendo, alla rosa arriva molto questo suo messaggio".
Centrocampo corto? Se servirebbe un Ledesma che detta i tempi?
"Io penso che la Lazio gioca a 2 e sta facendo bene, è diventata una squadra fisica, e questo ti riporta alle partite fatte in Europa e là c’è la risposta giusta. Anche Dele-Bashiru ha giocato meno ma a metà campo hanno trovato giocatori che gli danno ciò di cui hanno bisogno. Secondo me sta bene così la rosa, uno in più certo perché non sai cosa può succedere tra squalifiche e infortuni. Avere troppi ti porta a perdere qualcuno e a tenere tutti sul pezzo. Sono 4 per 2 posti e stanno andando molto bene, ci sono anche gli equilibri".
Castellanos?
"Penso che bisogna guardare la crescita, sta crescendo, se viene convocato in Nazionale con grande scelta, hanno un parco attaccanti impressionante, se mi chiamano lui è un giocatore da Nazionale. Gli è servito stare dietro a Immobile per capire cosa è il calcio italiano. Non bisogna perdere di vista i cambiamenti. Non è per criticare Dia ma Lautaro gioca con un certo Thuram, è titolare della nazionale francese e anche quello conta. Lautaro ha una squadra importante dietro, non contano solo i gol fatti ma anche i data, e quelli di Castellanos sono molto importanti, cioè ciò che si produce non solo i gol".
Cosa avrei cambiato di me?
"Sono stato un bel rompiscatole da giocatore, ero uno che dava tutto, rispettava il gioco del mister, mai andato contro l’idea di un allenatore. Qualche confronto c’è stato ma ero un po’ testardo ma non lo leverei, forse è stata la mia forza. Per quel che era la mia visione in campo, è come se in quel ruolo vedi più cose. Vedi tante cose che ti servono per fare oggi l’allenatore. Quando inizi a giocare in Italia, glia allenatori mettevano formazioni e freccette, quando toccava il ruolo di centrocampista c’erano frecce ovunque perché doveva andare dappertutto".
Chiave vincente di Baroni?
"Funziona perché non si è lasciato trasportare da quel momento no che c’era prima quando hanno annunciato il suo arrivo. La chiave è stata il lavoro, ha fatto capire che è l’occasione della sua vita e non se la vuole giocare ma solo con il lavoro. Lui è stato bravo in quello tapparsi le orecchie e lavorare. Hanno giocato tutti, non è facile e scontato per le dinamiche che si possono creare. Lui non ha fatto giocare tutti per ruotare la rosa, ma perché stanno tutti sul pezzo. C’è disponibilità ma anche la competitività interna che è sana. Lui è molto chiaro in quel che sta facendo, alla rosa arriva molto questo suo messaggio".
Centrocampo corto? Se servirebbe un Ledesma che detta i tempi?
"Io penso che la Lazio gioca a 2 e sta facendo bene, è diventata una squadra fisica, e questo ti riporta alle partite fatte in Europa e là c’è la risposta giusta. Anche Dele-Bashiru ha giocato meno ma a metà campo hanno trovato giocatori che gli danno ciò di cui hanno bisogno. Secondo me sta bene così la rosa, uno in più certo perché non sai cosa può succedere tra squalifiche e infortuni. Avere troppi ti porta a perdere qualcuno e a tenere tutti sul pezzo. Sono 4 per 2 posti e stanno andando molto bene, ci sono anche gli equilibri".
Castellanos?
"Penso che bisogna guardare la crescita, sta crescendo, se viene convocato in Nazionale con grande scelta, hanno un parco attaccanti impressionante, se mi chiamano lui è un giocatore da Nazionale. Gli è servito stare dietro a Immobile per capire cosa è il calcio italiano. Non bisogna perdere di vista i cambiamenti. Non è per criticare Dia ma Lautaro gioca con un certo Thuram, è titolare della nazionale francese e anche quello conta. Lautaro ha una squadra importante dietro, non contano solo i gol fatti ma anche i data, e quelli di Castellanos sono molto importanti, cioè ciò che si produce non solo i gol".
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