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Ancelotti e l'ingiustizia di essere al Real Madrid. Quando non vinci vieni (sempre) esoneratoTUTTO mercato WEB
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ieri alle 08:00Serie A
di Andrea Losapio

Ancelotti e l'ingiustizia di essere al Real Madrid. Quando non vinci vieni (sempre) esonerato

Nel momento del suo arrivo, almeno il secondo, Carlo Ancelotti era un allenatore ad interim. Un rischio per tutti, dopo il flop al Napoli - con esonero dopo il girone di Champions League passato - e quello all'Everton. In parecchi si sono chiesti perché Florentino Perez avesse richiamato il suo ex allenatore, destinato al viale del tramonto. Così non è stato, soprattutto grazie alle due Champions vinte in tre anni, alle chiamate dal Brasile per diventarne il nuovo commissario tecnico - sempre rifiutate - e i tanti trofei degli ultimi anni.

Ancelotti ha cambiato il proprio destino grazie alle proprie qualità. Forse non un innovatore del gioco come Arrigo Sacchi o Pep Guardiola, ma un bravissimo gestore di campioni, quello che serve al Real Madrid. Né lui né Zidane hanno cambiato le regole, hanno riscritto il modo di giocare degli ultimi decenni. Eppure sono tecnici che hanno vinto tantissimo sulla panchina più importante del mondo.


Poi però c'è l'ingiustizia di essere al Real Madrid. L'unico posto dove devi vincere sempre, per forza, altrimenti vieni cambiato. Che tu possa chiamarti Carlo Ancelotti, Fabio Capello, José Mourinho. Non ci sono possibilità, non c'è altra via che non è quella di vincere. Sono quattro i punti di distanza dal Barcellona nella Liga, con la possibilità che qualcosa possa cambiare nelle ultime sette partite. Altrimenti Ancelotti è destinato a salutare, per la seconda volta, la panchina del Real, bellissima finché vinci, ingestibile quando perdi.