
Pulici: "Gli italiani non sono più capaci, il calcio è pieno di stranieri. È una delusione"
Paolo Pulici, storico attaccante del Torino, ha rilasciato alcune dichiarazioni a margine del Trofeo Maestrelli. Queste le sue parole raccolte da TMW
"Un'emozione unica, essere ricordato in questo modo fa sempre piacere. Non c’è niente da dire, essere qui è bello, e poi ho visto che siamo in tanti, davvero tanti".
A fine carriera, lei non ha mai voluto lavorare con i grandi?
"No, io non ho mai voluto. Mi hanno sempre insegnato che prima di essere calciatori bisogna essere uomini. Oggi, purtroppo, ci sono pochi che la pensano così.
E a proposito di oggi, cosa ne pensa del calcio attuale?
"Per me non è più il calcio di una volta. La prova è che, come vedete, siete qui per incontrare uno che ha giocato vent'anni fa, mentre i calciatori di oggi non hanno lo stesso rispetto per i tifosi che avevamo noi"
Anche se non ha visto spesso il Torino di oggi, si è fatta un’idea?
"Non è che non mi faccia un’idea, è che le delusioni pesano, e allora preferisco non pensarci troppo. Però per rilanciarsi, a questo Torino, servirebbe quello che si diceva una volta: prima di essere calciatori bisogna essere uomini. Se sei un uomo e poi un giocatore, ottieni tutto.
Parlando degli attaccanti del calcio italiano di oggi, ce n’è uno che le piace particolarmente?
"Gli attaccanti? Ormai giocano tutti gli stranieri. Costano meno e non creano problemi. Quindi, non c’è nessuno che mi colpisca particolarmente".
In Nazionale ci sono Reteghi e Kean.
Ma perché bisogna far giocare chi ha solo il bisnonno italiano? Non ci siamo".
Succedeva anche in passato, però…
"No, tanti anni fa era diverso. O eri italiano, o non giocavi. Oggi gli italiani non sono più capaci, il calcio è pieno di stranieri. È una delusione".
Il problema parte dai settori giovanili, secondo lei?
"Parte da dove si vuole, ma dipende dalla scelta che fa la società. Se devo scegliere un giocatore, non vado a cercarlo a Parigi o Berlino, vado in Italia, a Napoli, a Palermo, a Milano. Bisogna guardare le cose con una certa ottica. Ora, invece, pensano solo a far giocare gli stranieri, probabilmente perché costano meno."
Qual è stato l'ultimo grande attaccante italiano, secondo lei?Gli ultimi grandi attaccanti italiani che ho conosciuto sono stati Gigi Riva, Boninsegna, Savoldi. Erano giocatori che facevano godere i tifosi durante tutta la stagione. Non come adesso, che il tifoso non sa nemmeno perché va allo stadio".
Nel Torino ci sono Casadei e Ricci
"Ricci è un ragazzo che sta salendo, ma è da tanto che sta crescendo. Bisogna vedere se non lo rovinano.
Il Torino secondo lei dovrebbe essere venduto?
"Se non lo decide Cairo, possiamo ragionare come vogliamo. Gioca a metà bassa classifica e basta. Non è che stai sempre lì, aspettando la fine del campionato per vedere se ti salvi senza avere problemi. Però è stabile, e lui dice che il bilancio è a posto, che ha dato sicurezza alla società. Ma il bilancio è davvero a posto? Quale bilancio? Anche quello economico… ci guadagna lui o la società? Questo è ciò che uno si chiede. I tifosi non si preoccupano di quanti soldi intasca lui, si chiedono quanti soldi la società stia guadagnando per raggiungere certi traguardi"
Dovrebbe puntare almeno all'Europa?
"Puntare è una cosa. Ma per arrivarci, la squadra deve essere in grado di competere. La squadra, sinceramente, non la vedo. Poi magari mi sbaglio".
"Un'emozione unica, essere ricordato in questo modo fa sempre piacere. Non c’è niente da dire, essere qui è bello, e poi ho visto che siamo in tanti, davvero tanti".
A fine carriera, lei non ha mai voluto lavorare con i grandi?
"No, io non ho mai voluto. Mi hanno sempre insegnato che prima di essere calciatori bisogna essere uomini. Oggi, purtroppo, ci sono pochi che la pensano così.
E a proposito di oggi, cosa ne pensa del calcio attuale?
"Per me non è più il calcio di una volta. La prova è che, come vedete, siete qui per incontrare uno che ha giocato vent'anni fa, mentre i calciatori di oggi non hanno lo stesso rispetto per i tifosi che avevamo noi"
Anche se non ha visto spesso il Torino di oggi, si è fatta un’idea?
"Non è che non mi faccia un’idea, è che le delusioni pesano, e allora preferisco non pensarci troppo. Però per rilanciarsi, a questo Torino, servirebbe quello che si diceva una volta: prima di essere calciatori bisogna essere uomini. Se sei un uomo e poi un giocatore, ottieni tutto.
Parlando degli attaccanti del calcio italiano di oggi, ce n’è uno che le piace particolarmente?
"Gli attaccanti? Ormai giocano tutti gli stranieri. Costano meno e non creano problemi. Quindi, non c’è nessuno che mi colpisca particolarmente".
In Nazionale ci sono Reteghi e Kean.
Ma perché bisogna far giocare chi ha solo il bisnonno italiano? Non ci siamo".
Succedeva anche in passato, però…
"No, tanti anni fa era diverso. O eri italiano, o non giocavi. Oggi gli italiani non sono più capaci, il calcio è pieno di stranieri. È una delusione".
Il problema parte dai settori giovanili, secondo lei?
"Parte da dove si vuole, ma dipende dalla scelta che fa la società. Se devo scegliere un giocatore, non vado a cercarlo a Parigi o Berlino, vado in Italia, a Napoli, a Palermo, a Milano. Bisogna guardare le cose con una certa ottica. Ora, invece, pensano solo a far giocare gli stranieri, probabilmente perché costano meno."
Qual è stato l'ultimo grande attaccante italiano, secondo lei?Gli ultimi grandi attaccanti italiani che ho conosciuto sono stati Gigi Riva, Boninsegna, Savoldi. Erano giocatori che facevano godere i tifosi durante tutta la stagione. Non come adesso, che il tifoso non sa nemmeno perché va allo stadio".
Nel Torino ci sono Casadei e Ricci
"Ricci è un ragazzo che sta salendo, ma è da tanto che sta crescendo. Bisogna vedere se non lo rovinano.
Il Torino secondo lei dovrebbe essere venduto?
"Se non lo decide Cairo, possiamo ragionare come vogliamo. Gioca a metà bassa classifica e basta. Non è che stai sempre lì, aspettando la fine del campionato per vedere se ti salvi senza avere problemi. Però è stabile, e lui dice che il bilancio è a posto, che ha dato sicurezza alla società. Ma il bilancio è davvero a posto? Quale bilancio? Anche quello economico… ci guadagna lui o la società? Questo è ciò che uno si chiede. I tifosi non si preoccupano di quanti soldi intasca lui, si chiedono quanti soldi la società stia guadagnando per raggiungere certi traguardi"
Dovrebbe puntare almeno all'Europa?
"Puntare è una cosa. Ma per arrivarci, la squadra deve essere in grado di competere. La squadra, sinceramente, non la vedo. Poi magari mi sbaglio".
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