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Bernardeschi: "Kean mi ricorda Lukaku, ero sicuro che a Firenze esplodesse"TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
Oggi alle 13:53Serie A
di Niccolò Righi

Bernardeschi: "Kean mi ricorda Lukaku, ero sicuro che a Firenze esplodesse"

Al quotidiano Il Mattino ha parlato l’ex calciatore di Fiorentina e Juventus, oggi al Toronto in MLS, Federico Bernardeschi. Queste le sue parole, iniziando da un giudizio sull’ex compagno di squadra Moise Kean: "Quando Moise è andato a Firenze dicevo a tutti che avrebbe fatto dai 15 ai 20 gol. È un giocatore forte. Quando è arrivato alla Juventus c’era una concorrenza di livello assoluto in attacco ed era normale giocasse poco. Se gli dai spazio e fiducia vengono fuori le sue qualità: forza e velocità, che messe insieme lo rendono micidiale. Per certi versi mi ricorda Lukaku. Meno strapotere fisico, ma è quel tipo di giocatore lì. Il gol te lo fa di forza, di rabbia, di velocità".

Sulla forza del settore giovanile della Fiorentina.

“Ci sono persone competenti. È un progetto che parte da lontano. Sono un modello come lo è quello dell’Empoli. Sono società che hanno coraggio, sono solide e sono sane". 


Sul perché rifiuta di comparire nel reality ‘Calciatori Giovani Speranze’.
“Ero il capocannoniere e il numero 10 della Primavera ma non volevo che invadessero il mio spazio. In quel momento avevo altro a cui pensare. Dovevo pensare solo al campo. Avevo paura che diventasse una distrazione. Mi ricordo che si arrabbiarono molto, ma tornassi indietro è una scelta che rifarei perché mi avrebbe fatto perdere un po’ la concentrazione".

Su un consiglio per i giovani di oggi.

“Da bambino avevo il sogno di diventare calciatore. I social non esistevano, certo, ma mi rendo conto che affacciarsi troppo presto a queste realtà moderne in una società che va così veloce, è un rischio. Per uno che deve crescere e formarsi sotto l’aspetto umano e di carattere può fare male perché sei ancora instabile. Spesso sono cose che fanno male anche agli adulti, figuriamoci a chi è ancora un ragazzo che sta crescendo. Ora sembra che si voglia diventare prima famosi e poi calciatori. Invece dovrebbe essere il contrario. O almeno da bambino per me era così".