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Chivu: "Alla Roma vomitavo per l'ansia, andavo dallo psicologo per uscirne"
Nella sua intervista ai microfoni di Cronache di Spogliatoio, l'ex difensore e allenatore Cristian Chivu racconta i suoi problemi con la salute mentale: "Mi ero creato una corazza, ero io contro di me contro il mondo. La sfida è sempre stata quella di cercare soluzioni nonostante le difficoltà senza mai chiedere aiuto. Poi ho avuto bisogno di aiuto perché da solo non riuscivo a uscire da quella situazione, a quel punto ho chiesto aiuto a uno psicologo. C’era stata una situazione a Roma che mi ha fatto barcollare, un po’ per l’ingiustizia che io sapevo che mi era stata fatta”.
Il romeno entra nei dettagli: "Nasce tutto dopo un’intervista fatta dopo che Capello era andato alla Juve. Mi chiedono se mi sarebbe piaciuto lavorare nel futuro con lui che mi aveva portato in Italia, io dissi che era un grande allenatore e che mi avrebbe fatto piacere. Il titolo il giorno dopo fu "Chivu vuole la Juve". Andavo in campo ed ero fischiato da 80mila persone. Mi lussai un alluce a Genova contro la Samp, ero fermo con le stampelle. Si giocava l’ultima prima della sosta natalizia contro il Chievo.
Spalletti mi chiese se potevo giocare perché non aveva più difensori, gli dissi che per lui l’avrei fatto ma che avevo bisogno di infiltrazioni. E lì venni fischiato, ho pianto per l’ingiustizia. Poi in quel periodo facemmo undici vittorie di fila culminate col derby, a quel punto poi hanno dimenticato tutto. Ma io in quel periodo andavo dallo psicologo, a fine partita vomitavo per lo stress e per l’ansia, non riuscivo a uscirne e ho chiesto aiuto".
Il romeno entra nei dettagli: "Nasce tutto dopo un’intervista fatta dopo che Capello era andato alla Juve. Mi chiedono se mi sarebbe piaciuto lavorare nel futuro con lui che mi aveva portato in Italia, io dissi che era un grande allenatore e che mi avrebbe fatto piacere. Il titolo il giorno dopo fu "Chivu vuole la Juve". Andavo in campo ed ero fischiato da 80mila persone. Mi lussai un alluce a Genova contro la Samp, ero fermo con le stampelle. Si giocava l’ultima prima della sosta natalizia contro il Chievo.
Spalletti mi chiese se potevo giocare perché non aveva più difensori, gli dissi che per lui l’avrei fatto ma che avevo bisogno di infiltrazioni. E lì venni fischiato, ho pianto per l’ingiustizia. Poi in quel periodo facemmo undici vittorie di fila culminate col derby, a quel punto poi hanno dimenticato tutto. Ma io in quel periodo andavo dallo psicologo, a fine partita vomitavo per lo stress e per l’ansia, non riuscivo a uscirne e ho chiesto aiuto".
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