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Nuova Champions, a Manchester prima sfida tra big. Si è visto, ma la partita perfetta finisce 0-0
Più spettacolo, più divertimento, più gol. Ecco le promesse della nuova Champions League, voluta dalla UEFA per andare incontro alle esigenze degli spettatori e soprattutto silenziare le sirene della Super League. Missione riuscita? Lo dirà soltanto il tempo. Per ora, c’è da registrare che la prima partita tra due squadre di prima fascia è andata in scena. E ha mantenuto le aspettative, ma è finita zero a zero: un dettaglio non proprio irrilevante.
Manchester City-Inter è stata una partita di altissimo livello, questo è innegabile. Sia Pep Guardiola che Simone Inzaghi hanno fatto le loro scelte pensando ai rispettivi impegni di domenica, Arsenal e Milan, in questo momento prioritari per entrambi. Però la partita è stata giocata meglio rispetto a quella di Istanbul, non soltanto perché l’ha detto Pep, ma perché era ovvio: diverso il contesto, inferiore la posta in palio, superiore il gioco. Viva fino all’ultimo, pochi errori tecnici e due difese perfette. Ecco il punto.
La partita perfetta, diceva Gianni Brera, finisce 0-0. Servita: nessuno ha sbagliato, nessuno ha segnato. È il rovescio della medaglia che vuole chi sogna un pallone fatto solo di big match. Il pallone senza imperfezioni può essere noioso all’estrema potenza, a lungo andare. Gli scontri fra big possono essere spettacolari, ma in molti casi si risolvono in partite senza emozione. City e Inter volevano vincere ma non ne avevano l’urgenza: né per un avversario troppo inferiore, né per la voglia di tentare il colpaccio. Il pareggio andava bene e tanto è stato. In una fase sperimentale, sono risultati da tenere a mente.
Quanto all’Inter, porta a casa la consapevolezza che a quel tavolo c’è e non più da convitata occasionale. Guardiola ne ha sottolineato il lavoro difensivo, ma non c’è mai stata la sensazione di un divario reale fra le due squadre. La rivincita di Istanbul non c’è stata e non doveva esserci. Il remake, con condizioni troppo diverse per definirlo davvero tale, ha restituito ulteriori certezze al gruppo di Inzaghi.
Manchester City-Inter è stata una partita di altissimo livello, questo è innegabile. Sia Pep Guardiola che Simone Inzaghi hanno fatto le loro scelte pensando ai rispettivi impegni di domenica, Arsenal e Milan, in questo momento prioritari per entrambi. Però la partita è stata giocata meglio rispetto a quella di Istanbul, non soltanto perché l’ha detto Pep, ma perché era ovvio: diverso il contesto, inferiore la posta in palio, superiore il gioco. Viva fino all’ultimo, pochi errori tecnici e due difese perfette. Ecco il punto.
La partita perfetta, diceva Gianni Brera, finisce 0-0. Servita: nessuno ha sbagliato, nessuno ha segnato. È il rovescio della medaglia che vuole chi sogna un pallone fatto solo di big match. Il pallone senza imperfezioni può essere noioso all’estrema potenza, a lungo andare. Gli scontri fra big possono essere spettacolari, ma in molti casi si risolvono in partite senza emozione. City e Inter volevano vincere ma non ne avevano l’urgenza: né per un avversario troppo inferiore, né per la voglia di tentare il colpaccio. Il pareggio andava bene e tanto è stato. In una fase sperimentale, sono risultati da tenere a mente.
Quanto all’Inter, porta a casa la consapevolezza che a quel tavolo c’è e non più da convitata occasionale. Guardiola ne ha sottolineato il lavoro difensivo, ma non c’è mai stata la sensazione di un divario reale fra le due squadre. La rivincita di Istanbul non c’è stata e non doveva esserci. Il remake, con condizioni troppo diverse per definirlo davvero tale, ha restituito ulteriori certezze al gruppo di Inzaghi.
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