
Perinetti a RBN: "Siamo a marzo e la Juve di Motta non ha ancora un'identità o una giusta definizione dei ruoli"
Nel momento in cui tutti immaginavo di vedere la Juventus ingranare la quinta e sgasare fino alla fine del campionato in maniera vittoriosa, ecco che la brutta e pesante sconfitta con l'Atalanta rimette tutto in discussione. Non si discute solo il modulo, l'empatia o una cena non fatta con la squadra, ma il futuro di un allenatore sempre più con le valigie da chiudere. Nell'immediato ko in Coppa Italia erano iniziate a girare voci di un traghettatore contattato in via informale, ma anche di possibili sostituti se tutto fosse saltato in aria nel giro di poco tempo: dopo qualche giorno la vittoria in risposta col Verona aveva fatto balzare la Juve a -6 dalla vetta e tutto era stato accantonato.
Tra la notte di domenica e lunedì ecco che si sono ripescati gli argomenti trattati solo poco tempo prima, dalle dimissioni di Thiago Motta, a quelle di Cristiano Giuntoli, fino ai più alti vertici societari incapaci di mettersi da parte. Di situazioni simili a queste le ha vissute anche Giorgio Perinetti, ospite questa mattina della trasmissione RBN Cafè su Radiobianconera, ma si è sempre rialzato più forte di prima. "Il clamoroso tonfo con l'Atalanta ha sconcertato tutto il mondo bianconero. Noi siamo schiavi del risultato e quando Giuntoli è arrivato aveva il difficile compito di rilanciare la Juve, ma mettere anche a posto i conti con dei paletti abbastanza seri: non è facile far quadrare tutto. Ridare alla squadra risultati e un progetto tecnico di livello facendo quadrare i bilanci. L'anno scorso ha avuto la possibilità di studiare il mondo Juve senza fare particolari interventi, poi c'è stata la scelta di sostituire Motta con Allegri, voluta dallo stesso Giuntoli. Motta ha personalità, ha frequentato grandissimi club e spogliatoi, c'erano tutte le premesse per lavorare nel mondo Juve con profitto.
Quello che oggi sconcerta sono i fallimenti di tre grandi obiettivi, tra PSV-Empoli e Atalanta, anche se la Juve non voleva combattere per lo scudetto ma ora è in dubbio anche il quarto posto. Tutte le scelte sembrano sbagliate, ma il percorso cominciato era valido, poi ci sono stati anche problemi seri come i tanti infortuni, la scelta di salutare Danilo o di accantonare Vlahovic. Nonostante io per primo creda nelle abilità di Motta, ma siamo a marzo senza avere ancora un'identità per precisa di squadra e del ruolo di alcuni giocatori. Questo desta incomprensioni. Troppi cambiamenti non solo come formazione ma proprio come ruolo, anche se potrebbe esser questa una caratteristica voluta da Motta stesso per la sua squadra".
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