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tmw / juventus / La Frecciata
Far disamorare i tifosi è la vera sconfittaTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 18:00La Frecciata
di Franco Leonetti
per Bianconeranews.it

Far disamorare i tifosi è la vera sconfitta

Lo Stadium abbandonato dai tifosi a metà del secondo tempo di domenica è già un simbolo che passerà alla storia. Un simbolo indimenticabile!

Lo Stadium che si svuotava silenziosamente, a match in corso, è stato un vero e proprio colpo al cuore. Di quelli pesanti, letali, destinati, irrimediabili, impossibili da digerire, tutto racchiuso in una sorta di distacco totale del pubblico, per quanto si è visto dall’inizio della stagione. Da quando è stato varato il nuovo impianto bianconero, mai si era assistito ad uno spettacolo del genere: un lento e amarissimo sciamare via, per allontanarsi il più possibile, da una squadra, da un allenatore, da una società che il tifoso si rifiuta di riconoscere come propri riferimenti. Gli spalti semivuoti, gli spazi ampi tra i vari spettatori che scoprivano le immagini tratteggiate dai seggiolini, quelle stelle gialle che sono state il simbolo vero e reale dei trionfi della Juventus negli anni passati, nemmeno poi così distanti a dire il vero. Ed è proprio questo il solenne atto d’accusa dei fans zebrati: come si è potuto in un quinquennio passare da squadra colma di record e trita-avversari, a recitare un ruolo deludentissimo, da comprimari, mai in lotta per i titoli, racimolando figure di palta in lungo e in largo per lo stivale, senza mai riuscire ad essere competitivi fino in fondo, alla mercè di avversarie storiche e non. Anno zero, anno uno, anno tremilasettecentoquarantadue, parole a se stanti, etichette vuote, insensate ai fini sportivi e confermate dai fatti calcistici sul terreno di gioco, appiccicate a beneficio di non si sa chi, che non trovano riscontro ne sul campo e nemmeno sui budget tracciati da una società rivelatasi dirigenza assente, distante, silente e mai lungimirante.

Le poche dichiarazioni che spuntano fuori ogni tanto da qualche componente societario stanno a zero, alla Juventus servono i fatti, perché storicamente è sempre stato così. Parlare poco, lavorare duro, ottenere risultati e vittorie, un mantra tipicamente targato Juve, sin dalla nascita. E le gradinate spoglie di ardore ed entusiasmo, uccise nell’animo più profondo da una delusione spessa e sconfortante, tutte componenti frustranti che purtroppo si sono viste contro l’Atalanta domenica sera, e che devono essere intese per ciò che realmente sono: far disamorare i tifosi è il vero delitto, la reale sconfitta che rimane negli occhi di tutti, spaccando il cuore di chi ama profondamente la Juventus. Lungi dalla retorica diffusa, il tifoso è colui il quale merita di essere rispettato sempre, non fosse altro perché senza gli spettatori appassionati, il calcio muore e non è più lo stesso; lo si è visto nel periodo del covid con gli stadi forzatamente vuoti. Si possono avviare processi di rinnovamento, lanciare proclami, avviare nuovi progetti, cercare nuove vie edificando rivoluzioni copernicane, ma tutto dovrebbe essere fatto pensando, in primis, alla passione e al cuore di chi ama i colori sociali e il blasone leggendario della sacra maglia. Di chi compra gli abbonamenti, sottoscrive contratti per le pay tv, acquista tagliandi per gli stadi in giro per l’Italia, si reca negli shop autorizzati facendo incetta di maglie e gadget, di chi ama profondamente e fino alla fine quei colori. Gli spazi vuoti dello Stadium domenica sera sono l’atto d’accusa più feroce e legittimo per protestare in maniera veemente contro ciò che si sta vedendo da inizio stagione: una contestazione civile, dignitosa e potentissima contro chi, sul prato verde, nello spogliatoio e dietro le scrivanie dei piani alti dirigenziali ha offerto uno spettacolo non da Juve, con una squadra ridotta a poca cosa, producendo un’onta disonorevole, indegna e largamente imbarazzante. Non solo contro gli orobici, ma nel corso di una stagione che è diventata una via crucis infinita, costellata da figure epocali, eliminazioni storiche e delusioni cocenti, difficili da spiegare anche ai posteri.

Poi si possono citare mille fattori, come qualcuno ancora tenta di fare, appigliandosi a motivazioni assortite: progetto nuovo, squadra giovane, giocatori con pochi attributi, identità da trovare, mercato incompleto e cervellotico, allenatore presuntuoso che avrebbe bisogno di tempo, infortuni a catena, bilanci in rosso e l’importanza fondamentale del quarto posto. La sostanza invece è molto più concreta e pragmatica di tante narrazioni, e sottolinea fortemente che questa Juve, come da intenzioni gettate su carta, non è mai sbocciata, e il nuovo corso non è mai decollato secondo le intenzioni tracciate. Thiago Motta, i giocatori e soprattutto una società silente e inerme sono sul banco degli imputati, inevitabilmente, in una situazione triste e impossibile da spiegare a parole. Quegli spazi svuotati a partita in corso, il cuore bianconero dei tifosi devastato dal nulla cosmico messo sul campo, la profonda e amarissima frustrazione di chi tifa Juve, sono il vero peccato originale, la reale faccia desolante di un crollo epocale all’interno di una stagione che avrebbe dovuto rappresentare il cambio di mentalità e il ritorno a competere ad ottimi livelli. Guai a sminuire la lontananza dolorosissima tra squadra e tifosi, la depressione dei fan zebrati costituisce un segnale netto e nitido che non si può sottovalutare, un concetto che deve essere chiaro a tutti, in primis a proprietà e dirigenza. Osservare il popolo bianconero abbandonare la propria casa a metà del secondo tempo, ucciso nell’animo, nell’amore spaziale per i due colori e nella fede inveterata, diventi un simbolo e un monito distintivo nelle decadi a venire, vivido nella mente di chi opera, agisce e lavorerà in seno alla Juventus. Uno di quei momenti da tenere costantemente a mente, perché far disamorare i propri sostenitori è l’unico vero peccato originale da non ripetere: chi c’è ora alla Juventus e chi verrà in seguito non dimentichi mai questa stagione, e in particolare domenica 9 marzo 2025: con le gradinate dello Stadium svuotate, intrise di umiliazioni mortificanti.