La Juve di Motta è questa e viaggia sulle montagne russe
Un traguardo raggiunto solitamente si festeggia, la Juve brinda timidamente: la serata di Bruges mette in ghiacciaia i playoff, ma poteva e doveva essere l'occasione per ipotecare gli ottavi di Champions League. Serviva il però il bottino pieno. In Belgio invece si rivedono i fantasmi protagonisti di questa stagione, con la X addosso e soprattutto dopo una prestazione incolore, scandita da un andamento lento e sterile sotto l'aspetto delle occasioni da gol. La prima e unica nei minuti finali. Inammissibile. Com'è possibile questa regressione così drastica rispetto alla splendida vittoria contro il Milan? Difficile rispondere a questa domanda, bisognerebbe vivere la quotidianità del lavoro e lo spogliatoio. Rispetto ai pareggi di campionato, in cui per una parte di gara i ragazzi stavano sul pezzo, salvo poi mollare e farsi raggiungere, questa volta la luce non si è mai accesa. Eppure l'avversario è una semplice squadra organizzata che non va oltre il compito ordinario. Allora ti aspetti una Juve affamata, pronta ad azzannarlo. Questa volta sembrava vuoto il frigo bainconero, per dirla alla Sergio Conceicao. Questione mentale dunque.
Oltre alla testa, la Juve deve fare i conti ovviamente con questioni tecnico/tattiche e questo riguarda allenatore e giocatori. Nessuno escluso. Intanto qualche scelta di Thiago è quanto meno discutibile. In primis escludere dall'undici titolare Thuram, elemento ormai imprescindibile e complementare con Locatelli, unico soldato della truppa a fornire una prestazione all'altezza in terra belga. I cambi poi sono stati tardivi, questa purtroppo è una costante. Dopo un primo tempo a zero all'ìoira e senza un ghizzo, serviva una strazata immediata. Infine, ancora una volta Motta tira fuori Mbangula, in quella fase unico elemento in grado di procurare difficoltà agli avversari. Ci sarebbero diversi discorsi da fare, ma ci limitiamo ad analizzare tre elementi. Innanzitutto Koopmeiners. Il ruolo dimemzzala doveva essere quello giusto, invece è tra i peggiori in campòo. da capire quale sia il vero porblema: tattico, psicologico o c'è dell'altro. Douglas Luiz idem. Doveva essere la sua occasione, invece fermo restando qualche giocata, rallenta uan manovra già lenta. Infine Vlahovic. La seconda panchina consecutiva per scelta tecnica può essere connotata come caso? Ai posteri l'ardua sentenza.