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Una Juventus “angelicata”, altro che Vecchia Signora!TUTTO mercato WEB
domenica 25 agosto 2024, 21:42Editoriale
di Roberto De Frede
per Bianconeranews.it

Una Juventus “angelicata”, altro che Vecchia Signora!

“Il segreto per rimanere giovani sta nell'avere una sregolata passione per il piacere.” (Oscar Wilde)

Non mi venissero a dire di mantenere la calma, evitare una fuorviante esaltazione e restare imperturbabili. Il calcio, nella sconfitta e nella gloria, è emozione pura che non può essere contenuta nella razionalità, sarebbe un sacrilegio, nonché un qualcosa di assolutamente inutile, già morto prima di nascere. L’emozione è la fotografia di un attimo e ha diritto di straripare fuori dai confini della logica e dei freddi ragionamenti, soprattutto dopo una vittoria contro il Como conquistata inaspettatamente con impressionante freschezza atletica, saggezza e spavalderia tattica e buona tecnica individuale. Altro che Vecchia Signora, la Juventus ha assunto le fattezze di un’affascinate e giovane Angelica, ovvero la bellezza per antonomasia in letteratura.

È fuor di dubbio che il nome Angelica richiama immediatamente l’idea della bellezza. “Angelica forma”, “angelica sembianza”, “angelica figura” sono le immagini che il Dolce Stil novo e Petrarca hanno consegnato alla tradizione poetica. La metafora della donna bella come un angelo ha lasciato il segno nella letteratura e nell’immaginario popolare anche quando al termine “angelo” sono venute meno tutte le implicazioni religiose. Angelica appare nel suo intrinseco significato di bellezza alla fine del Quattrocento, nell’Orlando innamorato del Boiardo, un poema cavalleresco dove si narra dell’innamoramento di Orlando paladino di Carlo Magno per la figlia del re del Catai. L’opera, rimasta incompiuta, venne ripresa agli inizi del Cinquecento dall’Ariosto, che trasformò l’innamorato Orlando in Orlando furioso, sempre per amore e sempre per Angelica, facendone un capolavoro di poesia e di ironica saggezza, dove la donna, dopo aver rifiutato tutti i migliori partiti sulla piazza, finisce sposa di un umile fante.

Se Angelica scompare dalla scena del Furioso, ricompare ben presto con altre fattezze, ma sempre bellissima, in un’infinità di opere letterarie: dall’Angelica Marchesa degli Angeli, romanzo del 1956 scritto da Anne e Serge Golon, alla bella e sfuggente studiosa Angelica che fa da filo conduttore del romanzo di David Lodge Il professore va al congresso, un libro satirico scritto da un docente universitario che è una parodia dei poemi cavallereschi, dove i cavalieri erranti sono sostituiti da frenetici professori universitari perennemente in giro per il globo a rincorrersi nei congressi più disparati. Sono innumerevoli le pagine letterarie che raccontano l’effetto che fa l’apparizione di una bellezza femminile.

Ne è un esempio il brano che segue, tratto dal romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. In questi giorni, omaggiando il compianto Alain Delon, in televisione hanno trasmesso la versione cinematografica con la regia di Visconti. La vicenda si svolge al tempo dello sbarco dei garibaldini in Sicilia. L’isola è in fermento: l’antica nobiltà feudale vede profilarsi l’imminente rovina, la borghesia faccendiera è pronta a prenderne il posto. Riprendo qui di seguito il passo dell’entrata in scena di Angelica, la bellissima figlia del furbo arricchito don Calogero, descritta magistralmente come un tifoso emozionato avrebbe tratteggiato e coccolato la nuova Juventus di Thiago Motta, un insieme di antica nobiltà e nuova linfa vitale.

La scena è la seguente. Il principe don Fabrizio ha sempre tenuto al carattere solenne del pranzo che inaugura il soggiorno estivo della famiglia nel palazzo di Donnafugata. Sotto i paralumi di merletto, i lumi a petrolio illuminano i ritratti degli antenati, ormai ridotti a vaghi ricordi. Il principe e la principessa con i figli più grandi, insieme al nipote Tancredi, aspettano gli ultimi invitati. Sono arrivati quasi tutti, dall’Arciprete al rozzo ma ricco don Calogero. Solo la bella Angelica si fa aspettare, come i tifosi attendono da tempo un nuovo ciclo vincente di una splendida giovane squadra dai brillanti colori bianconeri.

«L’attimo durò cinque minuti; poi la porta si aprì ed entrò Angelica. La prima impressione fu di abbagliata sorpresa». Un po’ come l’ultima formazione messa in campo dal mister e la materializzazione di un agognato climax: il gol – dopo ventitré minuti di attesa - del giovanissimo belga Samuel Mbangula. «I Salina rimasero col fiato in gola: Tancredi sentì addirittura come gli pulsassero le vene nelle tempie. Sotto l’urto che ricevettero dall’impeto della sua bellezza gli uomini rimasero incapaci di notare, analizzandola, i non pochi difetti che questa bellezza aveva; molte dovevano essere le persone che di questo lavorio critico non furono capaci mai». La mente va ai molti sabotatori della Juventus che lavorano giorno e notte solo per critiche distruttive non riuscendo mai nell’obiettivo finale. «Era alta e ben fatta, in base a generosi criteri; la carnagione sua doveva possedere il sapore della crema fresca alla quale rassomigliava, la bocca infantile quello delle fragole. Sotto la massa dei capelli color di notte avvolti in soavi ondulazioni, gli occhi verdi albeggiavano, immoti come quelli delle statue e, com’essi, un po’ crudeli. Procedeva lenta, facendo roteare intorno a sé l’ampia gonna bianca e recava nella persona la pacatezza, l’invincibilità della donna di sicura bellezza». La spudoratezza di una squadra in cui il più “vecchio” in campo aveva lunedi scorso soltanto 26 anni, Locatelli, può rendere la stessa compagine invincibile. «Molti mesi dopo soltanto si seppe che al momento di quel suo ingresso trionfale essa era stata sul punto di svenire per l’ansia». L’emozione e la gioia di ogni gol, anche per quelli annullati, del giovane mister Motta hanno dimostrato quanta tenerezza nell’esordio e quanta voglia di vincere c’era in questo homo novus! «Non si curò del Principe che correva verso di lei, oltrepassò Tancredi che le sorrideva trasognato; dinanzi alla poltrona della Principessa la sua groppa stupenda disegnò un lieve inchino, e questa forma di omaggio, inconsueta in Sicilia, le conferì un istante il fascino dell’esotismo in aggiunta a quello della bellezza paesana. “Angelica mia, da quanto tempo non ti avevo vista. Sei molto cambiata; e non in peggio!”. La Principessa non credeva ai propri occhi: ricordava la tredicenne poco curata e bruttina di quattro anni prima e non riusciva a farne combaciare l’immagine con quella dell’adolescente voluttuosa che le stava davanti». Da quattro anni attendevamo una Juventus che giocava a calcio, quello che fa girare la palla (e non quelle dei tifosi!) in campo per farla arrivare in rete, che non fa addormentare lo spettatore, che evidenzia che tutti gli undici in campo sanno far tutto, affinchè nessuno di loro si trovi in difficoltà: il concetto del calcio totale, sarebbe un sogno rivederlo oggi. «La voce era bella, bassa di tono, un po’ troppo sorvegliata forse; ed il collegio fiorentino aveva cancellato lo strascichío dell’accento girgentano; di siciliano, nelle parole, rimaneva solo l’asprezza delle consonanti che del resto si armonizzavano benissimo con la sua venustà chiara ma greveLa gioventù bianconera sulla fresca rugiada del prato pareva ballare sulle musiche di Nino Rota: per la Juventus è arrivato il tempo di cancellare le macchie e ridare luce allo splendore di sempre.

Che la Juventus – Oscar Wilde docet - resti giovane, fresca e pimpante continuando in una sregolata passione per il piacere … di vittoria!

Roberto De Frede