In Coppa Italia servirà una Juve che ormai non c'è più

Ogni finale fa storia sé e a questa legge non si sottrae nemmeno l'ultimo atto della Coppa Italia tra Juve e Atalanta. Servirà però una scossa oggettivamente difficile da immaginare, considerando la marcia della squadra di Allegri da fine gennaio in poi: 15 punti nelle ultime 15 giornate. Da brividi, anzi da retrocessione. Invece proprio la Dea, battendo la Roma, “regala” la qualificazione in Champions con due turni d'anticipo. Gli uomini di Gasperini hanno dato l'ennesimo segnale di ciò che aspetta la Vecchia Signora mercoledì sera allo stadio Olimpico di Roma: una delle squadre più in forma d'Europa, anche se in bacheca finora non hanno trofei. Come può invertire la tendenza una Juve più o meno latitante da tre mesi e mezzo, incapace di battere un avversario già retrocesso, con due sole vittorie all'attivo e 76 gol incassati? Domanda al momento priva di risposta. 

I calciatori della Juve ormai da tempo non seguono più Allegri, questo è evidente. Per carità, non giocano contro il tecnico, ma sono disconnessi da chi avrebbe dovuto guidarli in Champions molto prima e senza sofferenze. La qualificazione è arrivata solo alla 36ma giornata e grazie al successo della Dea, ma soprattutto i bianconeri hanno un ritardo di 25 dall'Inter campione d'Italia. Ora però testa alla Coppa Italia, ultimo vero atto stagionale, considerando ininfluenti gli ultimi due turni di campionato, se non per la posizione in classifica. Da oggi fino a mercoledì bisogna (ri)trovare una Juve ormai scomparsa da tempo. I calciatori avranno l'orgoglio e la fame di chi deve giocarsi un trofeo? Dubbio lecito, serve una sterzata drastica e al momento difficile da prevedere. Allegri prova invece a dispensare gli ultimi sussulti di ottimismo: “A Roma sarà diverso”. E' l'unica speranza per non chiudere a zero titoli la sua avventura bis in bianconero.