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La lezione di Marotta, le intuizioni di Ausilio e Baccin, la svolta Inzaghi: così Istanbul ha cambiato l'Inter
In casa Inter c'è un prima e c'è un dopo. Beppe Marotta lo ha detto chiaramente: "Ho notato che l’Inter, dopo la sconfitta di Istanbul, è migliorata molto in autostima. La squadra ora approccia la partita con la voglia di vincere, cosa che prima non aveva". L'amministratore delegato conferma apertamente la sensazione che già circola nell'ambiente: la finale contro il Manchester City, anche se persa, ha cambiato la mentalità dell'Inter. Come se questa stagione, iniziata in maniera così diversa dalla precedente, sia una continuazione di quella serata.
Le intuizioni di Ausilio e Baccin, la svolta Inzaghi. A Istanbul, l'Inter ha capito tante cose. Che servivano più alternative, per esempio: è evidente l'input dato al mercato della scorsa estate. Costruito su intuizioni: Onana che arriva a zero, parte a 55, a Milano fa bene e a Manchester è suo malgrado travolto nel caos che è lo United da anni, ne è la prova più lampante. Proseguito sulla capacità di far collimare conti e qualità: non a caso, il rinnovo dell'intero management sportivo è arrivato a furor di popolo. Fondato sulla svolta voluta da Simone Inzaghi: mentre puntava sull'impresa inutile di Anfield, tutti gli rimproveravano lo scudetto perso. Credere nella Champions, invece, ha dato i suoi frutti: magari vincerla era ed è impossibile farlo ancora, ma il cambio di mentalità nasce da quella lucida follia.
L'ultimo step. Inutile girarci attorno: lo scudetto resta la grande ossessione, dell'Inter, dei suoi tifosi, della dirigenza, della squadra, dell'allenatore. La strada passa anche da stasera: al Maradona, c'è la sfida al Napoli. In cerca di nuova identità, ma pure campione d'Italia in carica. Quale test migliore, per l'Inter, se l'obiettivo è capire la possibilità di raccoglierne l'eredità?
Le intuizioni di Ausilio e Baccin, la svolta Inzaghi. A Istanbul, l'Inter ha capito tante cose. Che servivano più alternative, per esempio: è evidente l'input dato al mercato della scorsa estate. Costruito su intuizioni: Onana che arriva a zero, parte a 55, a Milano fa bene e a Manchester è suo malgrado travolto nel caos che è lo United da anni, ne è la prova più lampante. Proseguito sulla capacità di far collimare conti e qualità: non a caso, il rinnovo dell'intero management sportivo è arrivato a furor di popolo. Fondato sulla svolta voluta da Simone Inzaghi: mentre puntava sull'impresa inutile di Anfield, tutti gli rimproveravano lo scudetto perso. Credere nella Champions, invece, ha dato i suoi frutti: magari vincerla era ed è impossibile farlo ancora, ma il cambio di mentalità nasce da quella lucida follia.
L'ultimo step. Inutile girarci attorno: lo scudetto resta la grande ossessione, dell'Inter, dei suoi tifosi, della dirigenza, della squadra, dell'allenatore. La strada passa anche da stasera: al Maradona, c'è la sfida al Napoli. In cerca di nuova identità, ma pure campione d'Italia in carica. Quale test migliore, per l'Inter, se l'obiettivo è capire la possibilità di raccoglierne l'eredità?
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