
Trentotto gol stagionali a 36 anni. Lewandowski, Acerbi e ciò che conta davvero
Robert Lewandowski ieri sera ha realizzato la rete del definitivo 3-0 nella sfida contro l'Osasuna che ha consegnato la vetta della classifica al Barcellona. A dieci giornate dal termine de LaLiga la squadra di Flick è a +3 sul Real Madrid e a +7 dall'Atletico Madrid. Ha solo la quarta miglior difesa del campionato ma per distacco il miglior attacco anche grazie alla miglior stagione spagnola di Lewandowski. Alla sua terza annata con la maglia blaugrana il centravanti polacco sta facendo segnare numeri degni delle migliori annate al Bayern. E' già a quota 36 reti stagionali, 38 se si considerano anche quelle con la sua nazionale. E' già a +10 gol rispetto a un anno fa e da qui a fine maggio di partite ne mancano ancora tante perché il Barça - al pari di altri tre club in Europa - è ancora in lotta su tutti i fronti. Può ancora puntare al triplete.
Robert Lewandowski è nato il 21 agosto 1988. Ha 36 anni, presto 37. Eppure nessuno né al Barcellona né in nazionale metterà in discussione il suo ruolo finché i suoi numeri saranno questi. Tutti sanno che un Lewandowski così non può durare ancora a lungo. Che è stato ed è ancora il miglior numero 9 che il calcio polacco ricordi ma lo sarà ancora solo per un tratto breve della sua straordinaria carriera. Però finché regge...
In Italia invece la carta d'identità sembra oggi limite invalicabile per rientrare tra le grazie del CT. Un aspetto che va ben oltre il rendimento e le necessità. "Ma lei lo sa di che anno è?", ha detto Spalletti dopo Germania-Italia 3-3 in merito alla domanda su una possibile convocazione di Acerbi per fermare Haaland il prossimo 6 giugno a Oslo per la sfida contro una lanciatissima Norvegia che vincendo quel match potrebbe già mettere un'ipoteca decisiva sul primo posto nel gruppo I e rispedirci nell'incubo dei play-off. Acerbi è nato il 10 febbraio 1988, solo qualche mese prima di Lewandowski. Ha neutralizzato Haaland nella finale di Istanbul quasi due anni fa e poi l'ha rifatto lo scorso settembre. Dall'altra parte, contro la Germania nell'ultima settimana né Bastoni né Buongiorno sono riusciti ad arginare Tim Kleindienst. Non propriamente Haaland.
Ora detto che Acerbi non è Lewandowski, che l'Italia tra poco più di due mesi potrà comunque tornare dalla Norvegia con un risultato positivo a prescindere dalla singola convocazione: può davvero la carta d'identità essere il primo criterio di scelta? Luciano Spalletti ha ancora un po' di tempo per pensarci.
Robert Lewandowski è nato il 21 agosto 1988. Ha 36 anni, presto 37. Eppure nessuno né al Barcellona né in nazionale metterà in discussione il suo ruolo finché i suoi numeri saranno questi. Tutti sanno che un Lewandowski così non può durare ancora a lungo. Che è stato ed è ancora il miglior numero 9 che il calcio polacco ricordi ma lo sarà ancora solo per un tratto breve della sua straordinaria carriera. Però finché regge...
In Italia invece la carta d'identità sembra oggi limite invalicabile per rientrare tra le grazie del CT. Un aspetto che va ben oltre il rendimento e le necessità. "Ma lei lo sa di che anno è?", ha detto Spalletti dopo Germania-Italia 3-3 in merito alla domanda su una possibile convocazione di Acerbi per fermare Haaland il prossimo 6 giugno a Oslo per la sfida contro una lanciatissima Norvegia che vincendo quel match potrebbe già mettere un'ipoteca decisiva sul primo posto nel gruppo I e rispedirci nell'incubo dei play-off. Acerbi è nato il 10 febbraio 1988, solo qualche mese prima di Lewandowski. Ha neutralizzato Haaland nella finale di Istanbul quasi due anni fa e poi l'ha rifatto lo scorso settembre. Dall'altra parte, contro la Germania nell'ultima settimana né Bastoni né Buongiorno sono riusciti ad arginare Tim Kleindienst. Non propriamente Haaland.
Ora detto che Acerbi non è Lewandowski, che l'Italia tra poco più di due mesi potrà comunque tornare dalla Norvegia con un risultato positivo a prescindere dalla singola convocazione: può davvero la carta d'identità essere il primo criterio di scelta? Luciano Spalletti ha ancora un po' di tempo per pensarci.
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