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Inter, Frattesi: "Malumori in estate? Il mio unico pensiero erano le esche per andare a pesca"
Nella sua intervista a La Stampa, il centrocampista dell'Inter Davide Frattesi ha parlato anche delle voci estive che parlavano di un suo malumore e di una presunta voglia di cambiare aria:
In estate era emersa l’indiscrezione di una sua insofferenza per il minutaggio all’Inter: adesso va meglio?
"In quel momento l’unico mio pensiero era trovare le esche giuste per andare a pesca in Sardegna. Ho fatto il permesso per praticare l’altra mia grande passione: la pesca subacquea. Poi si è messo in mezzo mio fratello ed è stato un disastro. Avevo paura che mi colpisse con la fiocina. Faceva un tale macello con le pinne e il fucile".
Perché in Italia i giovani devono fare una trafila lunghissima prima di convincere i grandi club?
"Di base c’è qualcosa di sbagliato. Anche se, quando arrivi in una grande squadra, capisci che è difficile perché è necessario vincere e quindi non è facile inserire i giovani. Ma nelle squadre piccole si potrebbe fare di più. I campionati giovanili, compresa la Primavera, non sono allenanti: non preparano al professionismo. Ricordo quando giocavo la Youth League: gli avversari andavano il doppio di noi. C’è un forte divario fisico. È meglio andare a giocare a 16 anni in serie B o C. Anche per l’esperienza di vita: cambi città e gruppo. La squadra Under 23 non è altrettanto formativa perché ci arrivi insieme a compagni con cui giochi da tempo".
In estate era emersa l’indiscrezione di una sua insofferenza per il minutaggio all’Inter: adesso va meglio?
"In quel momento l’unico mio pensiero era trovare le esche giuste per andare a pesca in Sardegna. Ho fatto il permesso per praticare l’altra mia grande passione: la pesca subacquea. Poi si è messo in mezzo mio fratello ed è stato un disastro. Avevo paura che mi colpisse con la fiocina. Faceva un tale macello con le pinne e il fucile".
Perché in Italia i giovani devono fare una trafila lunghissima prima di convincere i grandi club?
"Di base c’è qualcosa di sbagliato. Anche se, quando arrivi in una grande squadra, capisci che è difficile perché è necessario vincere e quindi non è facile inserire i giovani. Ma nelle squadre piccole si potrebbe fare di più. I campionati giovanili, compresa la Primavera, non sono allenanti: non preparano al professionismo. Ricordo quando giocavo la Youth League: gli avversari andavano il doppio di noi. C’è un forte divario fisico. È meglio andare a giocare a 16 anni in serie B o C. Anche per l’esperienza di vita: cambi città e gruppo. La squadra Under 23 non è altrettanto formativa perché ci arrivi insieme a compagni con cui giochi da tempo".
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