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La crisi senza fine del Cile: sta per sfumare il 3° Mondiale di fila e non ci sono talenti in giro
Nella notte si è completata la 10ª giornata di qualificazioni sudamericane ai Mondiali del 2026. Ancora otto partite da giocare per assegnare i biglietti per Canada, Stati Uniti e Messico. L'allargamento della fase finale a 48 squadre permetterà a 6 squadre di qualificarsi e alla settima di fare i playoff intercontinentali. Fuori dal gioco solamente tre squadre: di fatto la CONMEBOL è l'unica confederazione dove qualificarsi è quasi una formalità. Nonostante ciò siamo quasi certi che non vedremo fra due anni una delle nazionali più importanti degli ultimi 10 anni in Sudamerica: il Cile.
Il ko contro la Colombia per 4-0 ha certificato, se mai ce ne fosse stato bisogno, di come il movimento calcistico nel paese sia in profonda crisi. Parlano i numeri: cinque sconfitte consecutive, un punto nelle ultime sette partite. In mezzo una Copa América flop con l'eliminazione al primo turno e zero gol fatti. Le ultime gioie in due amichevoli a giugno contro Paraguay e Albania mentre se dobbiamo cercare l'ultima gara che conta vinta andiamo indietro a un anno fa, 2-0 al Perù il 13 ottobre 2023, qualificazioni ai Mondiali. Ma cosa è successo al Cile?
Con Brasile e Argentina da sempre punti fermi, la roja si è alternata negli anni con Uruguay, Colombia, ma anche Ecuador e in passato pure il Paraguay, la palma di terza forza sudamericana. Nella seconda metà degli anni 2000 sboccia una generazioni di talenti incredibile, che ridà dignità al movimento calcistico di un Paese che era fermo a Marcelo Salas e Ivan Zamorano. Il segnale lo dà il Colo Colo che nel 2006 incanta in Copa Sudamericana con una serie di giovani di altissimo livello: Claudio Bravo, Gonzalo Fierro, Arturo Vidal, Jorge Valdivia, Mati Fernandez, Alexis Sanchez, Humberto "El Chupete" Suazo. Sono tutti giovanissimi, ma dal talento cristallino. Giocano un calcio esaltante, eliminano via via ogni avversario arrendendosi solo in finale, sul più bello, in casa contro i messicani del Pachuca. Ma quella squadra pone le basi per il blocco che formerà la nazionale cilena più forte di sempre. Arrivano le qualificazioni ai Mondiali del 1010 e quelle del 2014, con il Brasile padrone di casa che trema agli ottavi contro la roja. Fino all'apoteosi del 2015 quando il Cile organizza la Copa América e la vince, in finale contro l'Argentina. Un anno dopo lo scenario si ripete, sempre Copa América, sempre in finale contro l'Argentina. Si gioca negli Stati Uniti: Bravo; Isla, Medel, Jara, Beausejour; Vidal, Marcelo Diaz, Aranguiz; Fuenzalida, Edu Vargas, Alexis Sanchez. Questo è l'undici che scende in campo nella finale di East Rutherford e vince la seconda Copa América: 26 giugno 2016.
Da quell'esatto momento inizia una discesa che ancora oggi non si ferma: due qualificazioni ai Mondiali falliti, tre Copa America dove i risultati sono via via sempre peggiori (4ª posto; quarti di finale; primo turno) e queste ultime qualificazioni, che vedono la Roja ultima con 5 punti in classifica, a 7 punti dalla zona playoff occupata dalla Bolivia. A proposito di Bolivia, il Cile è riuscito ad animare una nazionale, come la verde che non vinceva in trasferta nelle qualificazioni ai Mondiali da 31 anni.
La realtà è che da quella generazione partita in quel Colo Colo nel 2006 non c'è stato un seguito: quello dei Vidal e degli Alexis Sanchez è stato un boom irripetibile, che non ha portato però a vedere altri giovani connazionali fare una carriera simile. Per rendere l'idea basti pensare che del gruppo convocato per questo giro di qualificazioni l'unico che gioca in un torneo d'alto livello è il torinista Guillermo Maripan. Per il resto tra i giocatori che militano in Europa vi sono il 20enne Dario Osorio, che milita in Danimarca, al Midtjylland; il difensore Thomas Galdames che gioca in Russia, al Krylia Sovetov e il portiere Vicente Reyes del Norwich ma in prestito al Cambridge United (terza divisione). Per il resto abbiamo Ben Brereton Diaz, che milita al Southampton, in Premier League e poi il deserto anche se in molti scommettono su Damian Pizarro, punta 19enne prelevata quest'estate dall'Udinese. In ogni caso troppo poco e questo è anche figlio di una Federazione incapace di coltivare il talento e di avere una visione lungimirante. Niente investimenti, strutture carenti. Un problema che è visibile anche a livello di club dove le squadre cilene raramente vanno lontano. E il sorpasso da parte di altre nazioni è stato compiuto e non solo: la forbice con paesi come Ecuador e Paraguay si è già allargata.
Il ko contro la Colombia per 4-0 ha certificato, se mai ce ne fosse stato bisogno, di come il movimento calcistico nel paese sia in profonda crisi. Parlano i numeri: cinque sconfitte consecutive, un punto nelle ultime sette partite. In mezzo una Copa América flop con l'eliminazione al primo turno e zero gol fatti. Le ultime gioie in due amichevoli a giugno contro Paraguay e Albania mentre se dobbiamo cercare l'ultima gara che conta vinta andiamo indietro a un anno fa, 2-0 al Perù il 13 ottobre 2023, qualificazioni ai Mondiali. Ma cosa è successo al Cile?
Con Brasile e Argentina da sempre punti fermi, la roja si è alternata negli anni con Uruguay, Colombia, ma anche Ecuador e in passato pure il Paraguay, la palma di terza forza sudamericana. Nella seconda metà degli anni 2000 sboccia una generazioni di talenti incredibile, che ridà dignità al movimento calcistico di un Paese che era fermo a Marcelo Salas e Ivan Zamorano. Il segnale lo dà il Colo Colo che nel 2006 incanta in Copa Sudamericana con una serie di giovani di altissimo livello: Claudio Bravo, Gonzalo Fierro, Arturo Vidal, Jorge Valdivia, Mati Fernandez, Alexis Sanchez, Humberto "El Chupete" Suazo. Sono tutti giovanissimi, ma dal talento cristallino. Giocano un calcio esaltante, eliminano via via ogni avversario arrendendosi solo in finale, sul più bello, in casa contro i messicani del Pachuca. Ma quella squadra pone le basi per il blocco che formerà la nazionale cilena più forte di sempre. Arrivano le qualificazioni ai Mondiali del 1010 e quelle del 2014, con il Brasile padrone di casa che trema agli ottavi contro la roja. Fino all'apoteosi del 2015 quando il Cile organizza la Copa América e la vince, in finale contro l'Argentina. Un anno dopo lo scenario si ripete, sempre Copa América, sempre in finale contro l'Argentina. Si gioca negli Stati Uniti: Bravo; Isla, Medel, Jara, Beausejour; Vidal, Marcelo Diaz, Aranguiz; Fuenzalida, Edu Vargas, Alexis Sanchez. Questo è l'undici che scende in campo nella finale di East Rutherford e vince la seconda Copa América: 26 giugno 2016.
Da quell'esatto momento inizia una discesa che ancora oggi non si ferma: due qualificazioni ai Mondiali falliti, tre Copa America dove i risultati sono via via sempre peggiori (4ª posto; quarti di finale; primo turno) e queste ultime qualificazioni, che vedono la Roja ultima con 5 punti in classifica, a 7 punti dalla zona playoff occupata dalla Bolivia. A proposito di Bolivia, il Cile è riuscito ad animare una nazionale, come la verde che non vinceva in trasferta nelle qualificazioni ai Mondiali da 31 anni.
La realtà è che da quella generazione partita in quel Colo Colo nel 2006 non c'è stato un seguito: quello dei Vidal e degli Alexis Sanchez è stato un boom irripetibile, che non ha portato però a vedere altri giovani connazionali fare una carriera simile. Per rendere l'idea basti pensare che del gruppo convocato per questo giro di qualificazioni l'unico che gioca in un torneo d'alto livello è il torinista Guillermo Maripan. Per il resto tra i giocatori che militano in Europa vi sono il 20enne Dario Osorio, che milita in Danimarca, al Midtjylland; il difensore Thomas Galdames che gioca in Russia, al Krylia Sovetov e il portiere Vicente Reyes del Norwich ma in prestito al Cambridge United (terza divisione). Per il resto abbiamo Ben Brereton Diaz, che milita al Southampton, in Premier League e poi il deserto anche se in molti scommettono su Damian Pizarro, punta 19enne prelevata quest'estate dall'Udinese. In ogni caso troppo poco e questo è anche figlio di una Federazione incapace di coltivare il talento e di avere una visione lungimirante. Niente investimenti, strutture carenti. Un problema che è visibile anche a livello di club dove le squadre cilene raramente vanno lontano. E il sorpasso da parte di altre nazioni è stato compiuto e non solo: la forbice con paesi come Ecuador e Paraguay si è già allargata.
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