Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / inter / News
Inter, il ricordo di Arpad Weisz: il primo Special One nerazzurro che morì ad Auschwitz
lunedì 27 gennaio 2025, 17:27News
di Marco Corradi
per Linterista.it

Inter, il ricordo di Arpad Weisz: il primo Special One nerazzurro che morì ad Auschwitz

"Di Weisz, a sessant'anni dalla morte, si era perduta ogni traccia. Eppure aveva vinto più di tutti nella sua epoca, un'epoca gloriosa del pallone, aveva conquistato scudetti e coppe. Ben più di tecnici tanto acclamati oggi. Sarebbe immaginabile che qualcuno di loro scomparisse di colpo? A lui è successo". Così Matteo Marani introduceva l'incredibile storia di Arpad Weisz, uno dei tecnici più vincenti della Serie A che andò a morire ad Auschwitz. Una leggenda dell'Inter e della Serie A che scomparve letteralmente nel nulla e, come redazione dell'Interista, vogliamo ricordare nell'occorrenza della Giornata della Memoria.

Dall'Ungheria all'Inter: Arpad Weisz trascina l'Inter allo scudetto

Arpad Weisz nacque in Ungheria, in piena epoca austro-ungarica, nel 1896: i suoi genitori, Lazzaro e Sofia, erano ebrei e questo segnò la sua vita, nell'epoca che vide nascere e spopolare l'antisemitismo. Il giovane Arpad visse un'iniziale carriera da calciatore, con un'ottima esperienza nelle fila del Torekves (squadra leader del panorama magiaro) prima di approdare in Italia: vestì le maglie di Alessandria e Inter, la squadra con cui segnò tre reti nella stessa settimana e dovette chiudere la sua carriera nel 1926 per un serissimo infortunio. Da qui il passaggio, che allora era prettamente naturale, sulla panchina nerazzurra con una primissima esperienza tra il 1926 e il 1928, con un quinto e un settimo posto che non gli valsero la conferma. Dopo un'esperienza temporanea all'Haladas, ecco il suo ritorno da allenatore formato all'allora Ambrosiana Inter.

I nerazzurri avevano dovuto cambiare nome e anche Weisz, che dovette italianizzare il suo cognome in Veisz come da normative fasciste. Fu proprio in questa sua esperienza che iniziò la leggenda del primo Special One nerazzurro, che rivoluzionò il calcio dell'epoca: introdusse la prima bozza dei carichi di lavoro moderni, normalizzò le diete e i ritiri pre-gare, si allenava al fianco dei giocatori e scoprì Giuseppe Meazza nelle giovanili dell'Inter. Fu proprio lui a lanciarlo e trasformarlo nel leader della squadra che vincerà il primo scudetto nell'era del girone unico (31 reti), quello del 1929-30. Nella sua seconda esperienza nerazzurra, sarà anche il primo allenatore di sempre a introdurre gli schemi da calcio piazzato e a introdurre in Italia il Sistema, il modulo utilizzato fino agli anni Sessanta. Un autentico pioniere che, nei fatti, vivrà anche una terza volta all'Inter: dal 1932 al 1934, con due secondi posti e la vittoria nella Coppa dell'Europa Centrale, la prima bozza della Champions League. 

Il Bologna, la fuga dall'Italia e la morte: così è scomparso Arpad Weisz

Vincendo lo scudetto 1929-30 Weisz diventò il più giovane straniero capace di trionfare in Italia, a soli 34 anni, ma nonostante i suoi successi non venne confermato dall'Inter al termine della sua terza esperienza a Milano, la città in cui erano nati i figli Roberto (1930) e Clara (1934). Weisz optò così, dopo un anno in Serie B col Novara, per approdare al Bologna. Una squadra che languiva a metà classifica e venne trasformata in un'autentica leggenda dal tecnico ungherese. Fu proprio Arpad a spezzare lo strapotere della Juventus, vincendo lo scudetto sia nel 1935/36 che nel 1936/37: il primo Special One nerazzurro fu anche, nei fatti, il primo tecnico capace di vincere lo scudetto con due squadre diverse in Serie A. Un'esperienza, quella rossoblù, che si concluse nel peggiore dei modi: dopo aver vinto il Trofeo dell'Expo di Parigi (seconda bozza di Champions) contro il Chelsea, Weisz fu costretto a lasciare la panchina per le leggi razziali.

Gli ebrei erano di fatto diventati fuorilegge nella società e negli ambienti lavorativi, coi figli di Arpad che vennero espulsi dalla loro scuola e l'allenatore che rimase disoccupato. Trasferitosi inizialmente a Parigi, il tecnico ungherese troverà una nuova casa in Olanda e alla guida del Dordrecht, formazione minore (ora milita in Eerste Divisie, Serie B locale), portandola al quinto posto per due anni consecutivi. Nel frattempo però il mondo cambierà e anche l'Olanda, dopo la Francia, cadrà sotto il controllo implicito del nazismo votandosi all'odio anti-ebraico. Arpad Weisz e i suoi figli saranno costretti a indossare la stella gialla che marchiava gli ebrei e, dopo una delazione, il 2 agosto 1942 saranno arrestati mentre pianificavano la fuga verso l'Uruguay, il paese che aveva ospitato i primi studi del tecnico. Arpad Weisz sarà trasferito nei campi di concentramento con la sua famiglia, la moglie Ilona e i figli Roberto e Clara. La sua vita si interromperà il 31 gennaio 1944, con la morte ad Auschwitz. Un protagonista della storia nerazzurra che è scomparso nei campi di concentramento, e non va dimenticato. La sua storia sia da monito, per evitare che il passato si ripeta.