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Inter, arriva o non arriva un difensore a gennaio?TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Yvonne Alessandro
per Linterista.it

Inter, arriva o non arriva un difensore a gennaio?

Chi l'avrebbe mai detto? Con uno schiocco di dita quello che sembrava il reparto più attrezzato, dove per altro è intervenuta anche la dirigenza con il colpo last-minute Palacios, improvvisamente mostra un fianco scoperto.

Esatto, un po' tutti ce ne siamo accorti... in difesa i nomi ormai sono sempre gli stessi: Bastoni-De Vrij-Bisseck è la cantilena che perseguita Inzaghi. E tutto perché due dei titolari indiscutibili sono caduti come tessere del domino. Prima Acerbi, che per il suo problema muscolare - il secondo della stagione e siamo a dicembre - alla coscia destra è fuori causa ormai dal pokerissimo inferto al Bentegodi. Ha già saltato tre partite (senza tenere conto del quarto d'ora a Firenze) e anche con la Lazio non ci sarà. Poi è toccato a Pavard, che ha riportato una lesione muscolare alla coscia sinistra di ragionevole entità, tale da relegarlo ai box almeno fino all'anno nuovo. Nella migliore delle possibilità Benji potrebbe mangiare cotechino e lenticchie con l'Inter per Capodanno, ma l'evoluzione del suo recupero è da monitorare. Nel frattempo il francese sta sostenendo le terapie del caso ad Appiano Gentile. Ma rischi inutili verranno evitati come la peste bubbonica. Ancor di più per 'Ace', che con i suoi 36 anni crea più di qualche apprensione.

Perdere due totem difensivi in un colpo solo non rilascia tante good vibes a Inzaghi, che così si trova costretto a schierare sempre gli stessi soldatini. Almeno finché non si riprenderà Acerbi, mentre Carlos Augusto jolly a sinistra è pur sempre incatenato al dispendio di energie di Dimarco sull'esterno - fortuna che è tornato Buchanan -.

Il fatto è che, a lungo andare, la stanchezza si farà sentire e da qui alla fine dell'anno l'Inter per fare bottino pieno tra campionato e Coppa Italia dovrà superare in ordine Lazio, Udinese, Como e Cagliari. Ovviamente lo scoglio più grande sono i biancocelesti inesauribili di Baroni - l'Ajax ha avuto un assaggio in Europa, il Napoli si sta ancora leccando le ferite di guerra-bis -, ma servirà una prestazione navigata e da grande squadra affinché l'Inter possa imboccare la rotta vincente. Senza sbandare, così da arrivare a mente sgombra alla Supercoppa contro l'Atalanta e giocarsi il primo trofeo della stagione.

Tutto, però, ruota attorno alla difesa.
De Vrij sta mantenendo una lucidità e una forma invidiabili, Bisseck non smette di stupire e Bastoni di elevarsi altrettanto come uno dei braccetti sinistri migliori in circolazione. Eppure non abbiamo a che fare con dei cyborg, ma con esseri umani. E verrà il momento in cui, come fisiologico che sia, qualcuno perderà colpi.

Altrettanto chiaro a tutti come, invece, Palacios non sia ancora pronto.
Parliamo di un apprendista in cerca degli incastri corretti nei meccanismi di Inzaghi, alle prese per altro con le turbolenze del primo trasferimento all'estero. Immaginatevi la prima volta di sempre, a 21 anni, in un Paese straniero, con lingua e cultura diversi. Improvvisamente immersi in una realtà aumentata come l'Inter dove il livello ha ormai toccato picchi notevoli, con altrettante aspettative e per cui l'errore a San Siro o in trasferta è complicato da gestire e sopportare. Il che potrebbe sgretolare anche le più piccole certezze che si sta costruendo l'argentino, magari anche per questo Inzaghi non ha voluto mandarlo allo sbaraglio, preferendo invece la via dello sviluppo graduale e i soli 10 minuti in campo in A. Nella più completa tutela del giocatore, in attesa del momento propizio (vedasi l'exploit di Bisseck).

Allora l'Inter deve correre ai ripari già a gennaio? 

Con tutti i nomi accostati all'Inter per la finestra di mercato invernale si potrebbe fare una bella macedonia, peccato non sia di stagione. Ma cerchiamo di fare un po' di chiarezza sugli obiettivi reali della dirigenza nerazzurra. Negli ultimi giorni sono stati due i profili maggiormente passati al setaccio dal club: Marco Di Cesare e Jaka Bijol. Un po' come il sole e la luna, perché parliamo di giocatori completamente opposti, ma pur sempre difensori. 

Il primo, classe 2002 argentino del Racing Avellaneda, è stato adocchiato da Dario Baccin nella spedizione oltreoceano, in Sudamerica. Il ragazzo piace, e tanto, stando alle voci di corridoio in sede Inter, ma di fatto non è un prodotto fatto e finito: giovane sì, dai buoni margini di crescita ci mancherebbe, ma non la garanzia sulla quale preferirebbe contare Inzaghi nell'immediato. Per questo i primi colloqui con Di Cesare sembrano più indirizzati ad innestare l'affare per l'estate, con la clausola rescissoria che da 13 milioni passerà a 15 nel 2025.
Lo sloveno dell'Udinese, invece, è tutto un altro discorso: più maturo (25 anni), militante in Serie A da due anni e anche punto fermo della Nazionale, con la quale ha disputato anche gli Europei di Germania. Oltre che titolare fisso in Friuli monitorato in estate anche da altre big italiane.

In pratica Bijol sembra rispondere a tutti i requisiti prediletti dall'Inter per rinforzare la rosa di Inzaghi. Tranne uno: il prezzo. Diciamolo francamente: o l'Inter tira fuori 20-25 milioni per convincere subito l'Udinese a separarsi da un punto fermo di Runjaić, altrimenti l'affare non andrà in porto. E non sarà un caso se l'ultimo botto di Capodanno i nerazzurri l'abbiano compiuto con Eriksen nella lontana stagione 2019/20: per portarlo a Milano la società sborsò 27 milioni perché Antonio Conte voleva un centrocampista, avallando la mossa diretta della dirigenza, appoggiata anche dall'allora presidente Steven Zhang.

Ma Zhang non c'è più, è andato via. E tutto lascia credere - non è eresia dirlo - che per completare l'operazione Bijol serva attendere giugno-luglio-agosto, quando l'Inter avrà tutto il tempo per adulare il giocatore e convincerlo a forzare la mano all'Udinese. Solo a quel punto i nerazzurri potrebbero strappare un accordo in prestito con obbligo di riscatto preferibilmente, dilazionando così il pagamento del cartellino. Come fatto per Frattesi col Sassuolo. Il tutto a ritmo di opere diplomatiche firmate Giuseppe Marotta. 

Dipende da Oaktree. Perché l'ultima parola spetta sempre alla proprietà. Ma la storia insegna che difficilmente un fondo straniero sborsi quantità di denaro importanti per soddisfare manovre di mercato, preferendo invece altre vie. Dunque, salvo casi eccezionali - evidenziamo questa parte -, bisognerebbe rimanere con un cerino acceso per sperare nell'ingaggio di un nuovo giocatore già a gennaio.

Verosimilmente tutte le considerazioni del caso da parte di Ausilio e Marotta verranno fatte in ottica sessione estiva. E lì sarà certamente interessante assistere alle decisioni di Oaktree, anche e soprattutto riguardo le cessioni. Perché, ricordiamolo, in estate nessun big è partito.

Sarà così anche la prossima estate?