Inzaghi ha riportato l'Inter con i piedi per terra, la difesa è di nuovo un bunker. Lipsia e Fiorentina altro crocevia dell'anno
Le notti stellate tornano ad illuminare San Siro e insieme a loro l'aura della Champions League. Lo spirito dell'Inter è alle stelle dopo la manita del Bentegodi - ad un Verona per altro difficile da commentare o giustificare -, ma i nerazzurri non dovranno dare nulla per scontato contro un avversario mordace ed equivoco del genere.
Certo, Inzaghi e la sua banda godono di una posizione privilegiata: sono quinti in classifica, il miglior piazzamento per altro tra tutte le italiane e per di più in testa ai vari PSG, Real Madrid e Bayern Monaco, tanto per citarne alcune. Mentre per scovare il Lipsia bisogna scorrere un bel po' in basso prima di indicarlo al 32° posto. Un piazzamento povero, al momento, che si aggrava ricordando l'assenza di vittorie e punti per i tedeschi. Un vero flop europeo.
Ma questo non deve ingannare. Specialmente chi è ancora in preda agli attacchi di ridarola per il 5-0 imperiale dei nerazzurri a Verona.
Analizzando al microscopio la situazione, la truppa di Rose è al terzo posto in Bundesliga e fino a sabato scorso era la miglior difesa del campionato tedesco. Inoltre ha un arsenale offensivo capace di far vacillare chiunque: i most wanted in attacco rispondono alle foto segnaletiche di Openda e Sesko. Il belga (6 reti, 5 assist complessivi) con i suoi strappi e la sua classe nello stretto, in uno contro uno, può davvero far male, specialmente nei contropiedi. Lo ha provato la Juventus sulla sua pelle. Così come la furia cieca del 21enne sloveno, bomber di razza in area (7 gol stagionali fin qui), che è stato corteggiato per un’estate intera da mezza Europa, con fare insistente del Milan in particolare, e già questo dovrebbe bastare a rendere l'idea. Altrimenti andate a rivedervi la bordata spaventosa sotto la traversa di Di Gregorio (così, tanto per). E ancora Nusa, norvegese di 19 anni di cui si parla un gran bene e che spesso si lancia in attacco da ala aggiunta a sinistra.
Ce n'è di ossi duri da tenere a bada per i tre guardiani che Inzaghi sceglierà per la sua difesa (ad oggi sembrerebbe in vantaggio il trio Pavard-De Vrij-Bastoni). Tanto, logicamente, peserà su Stefan, che farà le veci di Acerbi infortunato e dovrà rispolverare il righello da maestro per bacchettare Sesko sulle mani. Appurata la qualità offensiva del Lipsia, ad ogni modo, ripercorriamo anche la storia recente del club targato Red Bull, che circola stabilmente in Champions League da sei anni a questa parte, con l'apice toccato nel 2020 in semifinale (seppur persa malamente) contro il PSG.
Insomma, il Lipsia è più di un underdog. Anche se per certi versi sta facendo il percorso inverso dell'Inter e questo può solo che rincuorare Inzaghi. Se nel primo scorcio di stagione la retroguardia tedesca si è dimostrata inscalfibile, adesso non passa partita senza incassare gol: bucata 11 volte nelle ultime 5 partite complessive, 9 se si guarda solo la Champions. Più in generale il Lipsia è in balia di una crisi di risultati senza precedenti, con l'orgoglio ammaccato dalla sconfitta con l'Hoffenheim (4-3 in rimonta) e il secondo gradino del podio sfilato dall'Eintracht in campionato. Strada facendo i Bullen si stanno sgonfiando come un palloncino e Marco Rose si ritrova falcidiato dagli infortuni di Xavi Simons, Raum, Poulsen e Klostermann, solo per citare alcune delle assenze a bilancio questa sera.
Invece la truppa di Inzaghi è rinata. Sappiamo quanto abbia faticato nelle prime battute dell'anno per ritrovare quella robustezza da seconda stella. Ma gli ultimi risultati hanno rievocato i ricordi di una stagione d'oro: una sola rete incassata nelle ultime 5 apparizioni, la porta di Sommer è rimasta inviolata 4 volte nelle ultime 6 gare di Serie A. E pensando alla Champions viene ancor più da sorridere: 4 clean sheet su 4 e bottino pieno di vittorie e punti. Se è vero che tre indizi fanno una prova, l'Inter ha certamente ritrovato la sua indole di bunker inespugnabile.
Ed è solo merito di Simone Inzaghi. Non ha mai negato le difficoltà riscontrate, ha sempre accettato le critiche, rifiutando scontri inutili. Pensando solo al suo orticello e nulla di più. Lavorando sodo ad Appiano con i giocatori a disposizione, a prescindere dalle nazionali o dagli infortuni, senza lamentarsi e facendo affidamento sull'intera rosa (Correa l'ultima delle sorprese, a questo proposito). Lavorando sulla testa di ciascuno: serve pensare di partita in partita, senza più voltarsi indietro e ripensare allo Scudetto della seconda stella. Così ha riportato tutti con i piedi per terra, esigendo il massimo sforzo, senza più distrazioni o distinzioni tra una competizione e l'altra. In pratica ha ricollegato la spina.
Con il Lipsia ora serve solo confermarlo. Perché la verità è che l'Inter deve ottenere almeno 10 punti se intende agguantare il pass prestigioso per il G8 d'Europa. Tra Lipsia, Monaco, Bayer Leverkusen e Sparta Praga può permettersi una sola sconfitta. E a giudicare dagli impegni sarebbe bene approfittare di una squadra ferita e dalla sua difesa perforabile, piuttosto che sfidare la sorte con Xabi Alonso e i campioni di Germania in carica, in agguato settimana prossima in Champions.
Nel frattempo l'Inter dovrà tenere a freno i pensieri, mettendo per un momento il campionato da parte.
Per quanto sia importante raggiungere i punti necessari per un posto le prime otto d'Europa, Inzaghi non può far finta di nulla e ignorare la Fiorentina. La banda di Palladino sta facendo faville in campionato e l'appuntamento di fuoco di domenica al Franchi, contro chi ha gli stessi punti e ben 7 vittorie di fila, non può lasciar tranquilli. Specialmente chi, come l'Inter, ha dichiarato esplicitamente di puntare al secondo Scudetto di fila, pur mantenendo un profilo da protagonista in Champions League. Senza nascondersi dietro un dito, come fa qualcun altro.
Il testa a testa con Antonio Conte resta nel vivo e tutto lascia credere che durerà a lungo, mentre l'ammucchiata al secondo posto mette pressione e lascia il campionato apertissimo. Ma verso Firenze sarà vitale dosare al millimetro il turnover. Il Napoli non è inciampato nemmeno con la Roma, riprendendosi la cima della classifica e guardando tutti dall'alto. E mentre l'Inter dovrà aspettare a giocarsi uno scontro diretto per il vertice con la Viola, Conte e i suoi stanno già escogitando la mini fuga a Torino.