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"Non mi voleva nessuno", la frase di Dimarco esalta Inzaghi. Ricordate Ausilio?TUTTO mercato WEB
ieri alle 22:01News
di Daniele Najjar
per Linterista.it

"Non mi voleva nessuno", la frase di Dimarco esalta Inzaghi. Ricordate Ausilio?

Nel suo intervento ai microfoni del podcast The BSMT di Gianluca Gazzoli, c'è un passaggio che colpisce davvero molto, riguardo alle parole che Federico Dimarco pronuncia  sul suo passato al Sion, in Svizzera: "Prima gara di campionato e rottura del metatarso: quattro mesi fermo. Rientro che era cambiato l'allenatore, a gennaio siamo ultimi o penultimi. Litigo col nuovo tecnico e non gioco più fino a fine anno. (...) Ho anche pensato di smettere. Mi sono fatto male, sono stato quattro-cinque mesi fuori e nello stesso periodo ho perso un figlio. Mi sono chiesto: "Ma chi me lo fa fare di soffrire così?". Mi sono guardato dentro e, anche se inizialmente non mi voleva nessuno neanche in Serie B, ho trovato delle motivazioni per proseguire. Il mio unico obiettivo era far ricredere chi non credeva in me e alla fine, col mio percorso, ci sono riuscito".  

Insomma, quel "non mi voleva nessuno, neanche in Serie B", fa un certo effetto se sentito oggi, dato che Dimash è considerato uno degli esterni più forti in circolazione. Facile dirlo oggi, ma allora?

Torna in mente un altro racconto dunque, quello fatto in estate dal ds nerazzurro Piero Ausilio, in una intervista concessa a Fabrizio Biasin per Libero: "Abbiamo avuto un grande merito" - disse allora Ausilio - ", ovvero di non aver mollato mai il calciatore in cinque anni. Allenatori ci hanno detto che non poteva giocare nell'Inter e questo succede spesso anche con altri giocatori. Sinceramente non pensavo a un suo rendimento così. Chi è stato veramente illuminato e ha visto cose che nemmeno noi non avevamo visto, è stato Inzaghi. Dopo tre allenamenti mi ha detto: "Questo va benissimo"".

Insomma, quando si parla della forza dell'Inter, è giusto ricordare il lavoro fatto dall'allenatore nella valorizzazione di alcuni di quei ragazzi che, al loro arrivo a Milano, non erano certo considerati forti come lo sono oggi. Basti pensare al dualismo che si era creato con Robin Gosens, non di certo un giocatore di secondo piano, ed all'insistenza con la quale l'ex allenatore della Lazio puntò su Dimarco anche quando non rendeva come sperava.