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L'ex medico di Roma e Milan, Brozzi: "Infortuni? In F1 si corre ogni 15 giorni per un motivo"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 19:31News
di Daniele Najjar
per Linterista.it

L'ex medico di Roma e Milan, Brozzi: "Infortuni? In F1 si corre ogni 15 giorni per un motivo"

Si ferma anche Asllani: il tema infortuni continua a tenere banco non solo in casa Inter, ma in tutto il mondo del calcio. E ci si chiede: le tante partite quanto stanno incidendo sui tanti stop cui stiamo assistendo?

In esclusiva per la redazione de L'Interista, è intervenuto il dottor Mario Brozzi, ex medico sociale della Roma che ha lavorato anche al Milan, per dire la sua sul tema.

Dott. Brozzi, pensa che il calendario così fitto stia incidendo sui tanti infortuni nel mondo del calcio?

"Mi permetta un parallelismo per spiegare come la penso".

Prego. Parallelismo con cosa?

"Con la Formula 1. Se i gran premi venissero fatti due volte a settimana naturalmente ci sarebbero incidenti con più frequenza, ci sarebbe più stanchezza. Non solo delle macchine, ma anche degli esseri umani, quindi dei meccanici e di tutti gli altri. E questo a che effetti potrebbe mai portare?".

A danni per tutto il sistema?

"Sì, comporterebbe un danneggiamento non solo delle strutture tecniche sottoposte a sovrautilizzo, ma anche degli operatori all'interno di questo settore. Se tu fai un parallelismo con quello che è il mondo del calcio e il mondo dello sport, naturalmente hai la quadra di tutta la cosa".

Che conclusione trarne dunque?

"Questo non significa che si debba giocare di meno, ma se oggi le macchine devono correre ogni 15 giorni, è perché questo è il tempo necessario per tutti quanti di poter operare e mettere in sicurezza macchine e pilota quando si va in campo".

Quindi l'aumento di infortuni è da collegare a questo aspetto?

"L'aumento degli infortuni non è determinato soltanto dal fatto che si giochi senza dare tempo e respiro a recupero agli atleti, tante squadre sono attrezzate anche al turnover e quant'altro, ma bisogna aumentare la tecnologia, bisogna aumentare i livelli di attenzione, migliorare i sistemi di preparazione. Quello che fa la Formula 1: ogni anno le macchine vengono rivisitate, la tecnologia fa i passi avanti e probabilmente il mondo del calcio dovrà fare questo sforzo ideologico-filosofico affinché tutti intorno all'atleta si adoperino per la sua integrità psicofisica, non sottovalutando tutte quelle piccolezze che messe insieme giorno per giorno poi fanno una ricchezza all'interno della malattia. Poi c'è un altro fattore".

Quale?

"Quello dello stress. Possiamo giocare anche tutti i giorni come i bambini in parrocchia, però dobbiamo da una parte divertirci, eliminare lo stress. Lo stress che l'ho incontrato nella mia ultima esperienza: ragazzi che vivevano un certo disagio interiore e che naturalmente devono tenere per sé, non posso ne esprimere all'esterno perché altrimenti diventa un tema per la loro attività professionale, agendo sulle loro difese immunitarie li porta ad un aumento di incidenza di patologie. Quindi bisogna aumentare la tecnologia e l'attenzione intorno a loro per poter giocare di più. Altrimenti si va incontro a tutto questo: una fibra oggi, un bullone domani, un filo elettrico dopodomani e poi alla fine alla prossima gara la macchina va dritta addosso al guardrail".