Christian Eriksen aveva solo bisogno di fiducia
Prima di tornare sulle dichiarazioni di ieri sera di Antonio Conte su Christian Eriksen, è necessario osservare i dati e analizzare l'utilizzo del danese in questa stagione. Ieri a San Siro è sceso in campo per la seconda gara consecutiva e in questa stagione è solo la seconda volta che capita. La prima a ottobre, quando giocò una dopo l'altra le sfide contro 'Gladbach e Genoa. La scorsa settimana è accaduto di nuovo, prima contro la Juve e poi con la Lazio, e in entrambe le circostanze ha giocato per più di un'ora: allo Stadium è stato sostituito al 65esimo, ieri al 72esimo. E questo no, in questa stagione non era mai capitato.
Era questo passaggio necessario perché ieri, subito dopo il sorpasso in vetta ai danni del Milan, Antonio Conte ha parlato di Eriksen come di un giocatore che stanno provando a recuperare in mille modi. Non è stato così. L'Inter dopo 22 giornate è in vetta alla classifica e per questo Conte ha mille meriti ma nel caso del danese qualcuno in meno. I meriti di una rinascita che adesso sembra dietro l'angolo sono tutti di un grande giocatore che quest'anno si sta rivelando soprattutto campione di professionalità. Perché un giocatore così devi mandarlo in campo e non chiedergli di fare la differenza in 7-8 minuti. Devi dargli serenità, non sottoporlo ogni tre settimane a stress test.
Eriksen è giocatore che all'Inter ha fin qui dato poco ma può dare tanto. Va aiutato, va supportato, gli va data fiducia. Va fatto ciò che è stato fatto nell'ultima settimana con Conte che a sorpresa - dopo una prestazione discreta ma non eccezionale contro la Juventus - ha deciso di riproporlo dall'inizio. Gli ha dato fiducia, ed Eriksen l'ha ripagato con una prestazione eccellente. Da direttore d'orchestra, finalmente da leader.