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Genoa, Thorsby e il suo segreto per recuperare i palloni: "Ho imparato tanto da Frendrup"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 13:15Serie A
di Alessio Del Lungo

Genoa, Thorsby e il suo segreto per recuperare i palloni: "Ho imparato tanto da Frendrup"

Morten Thorsby, centrocampista del Genoa, ha raccontato molti aspetti legati a se stesso nell'intervista rilasciata a Cronache di Spogliatoio, partendo dal suo passato: "Penso che io ho fatto un viaggio nel calcio un po' diverso rispetto a quello degli altri. Ho sempre fatto tantissimi sport fino a 14-15 anni in Norvegia: sci di fondo, sci normale... Lì scegli dopo cosa fare, in Italia se giochi a calcio, fai solo quello fin da giovane. È un altro modo di pensare allo sport. In inverno per 6 mesi c'è freddo e quando ero giovane non c'erano tanti campi in sintetico, quindi facevo hockey su ghiaccio, sci... Il calcio lo facevo per 6 mesi da aprile".

Chi è il suo riferimento al Genoa, ma in generale per i calciatori?
"Per tutto quello che succede fuori dal campo, abbiamo il team manager che ci aiuta in qualsiasi cosa che può. Poi per la parte di campo c'è lo staff, l'allenatore, i preparatori... Per il resto qua si può parlare con tutti, siamo tutti colleghi, abbiamo ruoli diversi, ma abbiamo tutti lo stesso obiettivo".

Qual è la sua idea di calcio?
"Beh, è uno sport di squadra e quindi quella deve funzionare, questo lo capisci quando hai più esperienza ed è fondamentale anche per te stesso. Abbiamo tutti bisogno del gruppo per rendere di più, c'entra più quello del sistema. Io ragiono più come centrocampista".

Guardava più Premier League o più LaLiga da piccolo?
"Guardavo sempre la Premier League, sono cresciuto tifando Arsenal. Rosicky era il mio preferito".

In Norvegia avete fatto un nuovo centro di allenamento. Che segnale è per la Nazionale?
"Abbiamo una generazione molto interessante, ma non abbiamo fatto niente. Speriamo di andare all'Europeo o al Mondiale per la prima volta negli ultimi 20 anni. Il centro non è ancora finito, ma significa che stanno investendo tanto e che il calcio norvegese sta sviluppandosi e crescendo tanto. Haaland è il nostro simbolo, ma ce ne sono anche altri nel campionato locale. Forse l'anno prossimo la prima andrà direttamente in Champions".

Studia qualcosa per recuperare il pallone agli avversari?
"Sì, guardo tanto anche Morten (Frendrup, ndr), sotto questo aspetto ho imparato tanto da lui".


Come gestisce oggi che molti contatti vengono fischiati di più rispetto al passato?
"Io non sono la persona giusta a cui chiedere questa cosa, penso di essere quello che ha fatto più falli. Bisogna provarci, ma studio anche gli arbitri perché qualcuno fischia di più e altri di meno, questo cambia il gioco".

Qual è il momento in cui ha fatto più fatica in carriera?
"Per me 3 anni fa in Germania, non avevo mai avuto così tanti problemi fisici. Lì ho capito che la salute viene sempre per prima, senza quella non si può fare niente. Ho risolto tutti i problemi e sono solo contento di stare bene".

Ha mai pensato di smettere?
"No, quello no, però ovviamente da giovane pensi che sarai immortale, che niente ti succederà. Non avevo mai niente, poi tutto arrivava all'improvviso ed è difficile capirlo quando avviene la prima volta".

Lavora con un mental coach?
"Sì, l'ho usato negli ultimi 5 anni, ma è un aspetto molto sottovalutato nel calcio. Ora però stanno cambiando le cose, sono contento che anche altri ne parlino... Tutti noi siamo in un mondo di pressioni, può essere pesante per la salute mentale e sono felice che questo aspetto stia diventando meno un tabù. Valorizzo tantissimo questo".

Qual è il suo rapporto con le critiche sui social?
"Non ho mai visto nessuno a dirmi qualcosa in faccia, sui social è sempre facile. Non vuol dire tanto".