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Nassi sulla Federazione: "Servirebbe Collina"
Il 4 novembre lo Statuto Federale per i nuovi pesi elettorali viene modificato secondo i requisiti dell'emendamento Mulè, anche se parzialmente, per dare maggior credito alla Serie A. Il 21 novembre viene fissata dal Consiglio Federale la data delle elezioni, che si terranno il 3 febbraio. Lunedì 25 giunge notizia che nella corsa alla Presidenza c'è Del Piero. Martedì la "rosea" gli regala una pagina dal titolo: "Ale ora ci pensa" e Malagò lo benedice con: "Sarebbe importante". L'articolo comincia così: "Alex Del Piero come Andrij Shevchenko, attuale Presidente della Federcalcio ucraina?". Rimango stupito. L'Italia è un'altra cosa. La vergogna è che sia io a far riflettere.
Perché una volta per tutte si dovrebbero cancellare gli errori del passato.
Fra coloro che hanno portato il calcio ai minimi termini, un posto è riservato a Franco Carraro. Non so quante cariche ha ricoperto, ma il suo credo, dare spazio ai calciatori che reggevano un titolo e una foto in prima pagina, si è sempre dimostrato un flop. C'è stato solo un grande calciatore e grande dirigente: Boniperti. Evidentemente non è facile, appese le scarpe al chiodo, improvvisarsi in altri ruoli ed eccellere, senza aver fatto gavetta. Che cosa ha dimostrato Del Piero? E il consenso che gli regala Bergomi non è di circostanza? Se il tennis italiano è sul tetto del mondo lo deve al Presidente Binaghi, più ancora che a Sinner, che piano piano l'ha portato all'eccellenza, non trascurando un particolare e circondandosi di validi collaboratori. Non si sono mai presi in considerazione Pietrangeli, Panatta e Barazzutti, perché non avevano le qualità richieste. Un ingegnere sardo, invece, modesto giocatore, ha compiuto l'incredibile.
Nel calcio non sono certamente Del Piero, Totti, Maldini, Bergomi, Albertini e compagni a mettere le cose a posto. Abbiamo avuto in passato un numero uno: Artemio Franchi.
Dopo Federico Sordillo, un ottimo avvocato, come richiedeva il momento. In seguito una mediocrità assoluta, in un posto di una delicatezza e importanza capitali.
Oggi bisognerebbe convincere Collina a lasciare la Presidenza degli arbitri FIFA. Sarebbe una diminutio, ma proviamo.
O Adriano Galliani, salvando l'amato Monza. Ci sarebbe un terzo in esilio a Londra: Giraudo, che Berlusconi cercò di cooptare. O addirittura un quarto: Innocenzo Mazzini. Ogni altra ipotesi ci lascerebbe nell'anonimato, col pericolo di non partecipare al terzo mondiale.
Perché una volta per tutte si dovrebbero cancellare gli errori del passato.
Fra coloro che hanno portato il calcio ai minimi termini, un posto è riservato a Franco Carraro. Non so quante cariche ha ricoperto, ma il suo credo, dare spazio ai calciatori che reggevano un titolo e una foto in prima pagina, si è sempre dimostrato un flop. C'è stato solo un grande calciatore e grande dirigente: Boniperti. Evidentemente non è facile, appese le scarpe al chiodo, improvvisarsi in altri ruoli ed eccellere, senza aver fatto gavetta. Che cosa ha dimostrato Del Piero? E il consenso che gli regala Bergomi non è di circostanza? Se il tennis italiano è sul tetto del mondo lo deve al Presidente Binaghi, più ancora che a Sinner, che piano piano l'ha portato all'eccellenza, non trascurando un particolare e circondandosi di validi collaboratori. Non si sono mai presi in considerazione Pietrangeli, Panatta e Barazzutti, perché non avevano le qualità richieste. Un ingegnere sardo, invece, modesto giocatore, ha compiuto l'incredibile.
Nel calcio non sono certamente Del Piero, Totti, Maldini, Bergomi, Albertini e compagni a mettere le cose a posto. Abbiamo avuto in passato un numero uno: Artemio Franchi.
Dopo Federico Sordillo, un ottimo avvocato, come richiedeva il momento. In seguito una mediocrità assoluta, in un posto di una delicatezza e importanza capitali.
Oggi bisognerebbe convincere Collina a lasciare la Presidenza degli arbitri FIFA. Sarebbe una diminutio, ma proviamo.
O Adriano Galliani, salvando l'amato Monza. Ci sarebbe un terzo in esilio a Londra: Giraudo, che Berlusconi cercò di cooptare. O addirittura un quarto: Innocenzo Mazzini. Ogni altra ipotesi ci lascerebbe nell'anonimato, col pericolo di non partecipare al terzo mondiale.
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