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Paulo Sousa: "Traditore per Salerno? Potevo incontrare il Napoli per contratto"
L'ex allenatore di Fiorentina e Salernitana, Paulo Sousa, ha rilasciato una intervista al Corriere dello Sport, nella quale ha parlato dei trascorsi alla Fiorentina ed anche del passaggio in carriera alla Salernitana, dove ci furono contestazioni al suo indirizzo per dei presunti contatti con il Napoli.
Chi ti conosce bene un giorno mi parlò della tua fragilità.
"E' vero. Ero talmente fragile da reagire con l’impulsività, vulnerabile, ma anche umano. Crescendo, ho sempre dato molto peso all’aspetto relazionale, ai valori individuali, all’altro".
Impulsivo al punto da rompere con Moggi e Giraudo e lasciare la Juve. Si disse che non accettasti di far parte della Gea.
"Andai dove mi volevano bene al cento per cento. Ero fragile, impulsivo, ma ho sempre creduto in me stesso. Oggi capisco cose che allora non riuscivo a comprendere. Il calcio non ha logica. Le decisioni che vengono prese derivano da conoscenze e network, le reti di amicizie e di controllo. Me ne sono fatto una ragione, peraltro senza adeguarmi, e vivo sempre meglio. Non sento più il peso o la necessità del giudizio degli altri, posso decidere in libertà guardando al calciatore".
La Fiorentina resta un rimpianto?
"Siamo arrivati a tanto così dal fare qualcosa di straordinario. La proprietà aveva - diciamo così - distrazioni familiari, ma quello resta un anno strepitoso, di notevole valorizzazione della rosa. Chiesa, Marcos Alonso, Bernardeschi, Kalinic, Ilicic, Borja, tutti via a un valore superiore a quello dell’acquisto".
A Salerno ti diedero del traditore.
"È il posto dove sono stato meglio, lo staff, la gente, l’amicizia con Rampulla, ritrovato dopo tanti anni, le nostre famiglie, la Costiera. Insieme al City avevamo la serie migliore in Europa, e segnavamo su tutti i campi".
E allora?
"Il contratto prevedeva il mantenimento della categoria e una via d’uscita per entrambe le parti, ero quindi libero di incontrare chi volevo. In quell’occasione il Napoli, un grande club, lo scudetto, le ambizioni. Per conoscerci, nessun accordo. La Salernitana si fece viva solo a un giorno dalla scadenza".
Chi ti conosce bene un giorno mi parlò della tua fragilità.
"E' vero. Ero talmente fragile da reagire con l’impulsività, vulnerabile, ma anche umano. Crescendo, ho sempre dato molto peso all’aspetto relazionale, ai valori individuali, all’altro".
Impulsivo al punto da rompere con Moggi e Giraudo e lasciare la Juve. Si disse che non accettasti di far parte della Gea.
"Andai dove mi volevano bene al cento per cento. Ero fragile, impulsivo, ma ho sempre creduto in me stesso. Oggi capisco cose che allora non riuscivo a comprendere. Il calcio non ha logica. Le decisioni che vengono prese derivano da conoscenze e network, le reti di amicizie e di controllo. Me ne sono fatto una ragione, peraltro senza adeguarmi, e vivo sempre meglio. Non sento più il peso o la necessità del giudizio degli altri, posso decidere in libertà guardando al calciatore".
La Fiorentina resta un rimpianto?
"Siamo arrivati a tanto così dal fare qualcosa di straordinario. La proprietà aveva - diciamo così - distrazioni familiari, ma quello resta un anno strepitoso, di notevole valorizzazione della rosa. Chiesa, Marcos Alonso, Bernardeschi, Kalinic, Ilicic, Borja, tutti via a un valore superiore a quello dell’acquisto".
A Salerno ti diedero del traditore.
"È il posto dove sono stato meglio, lo staff, la gente, l’amicizia con Rampulla, ritrovato dopo tanti anni, le nostre famiglie, la Costiera. Insieme al City avevamo la serie migliore in Europa, e segnavamo su tutti i campi".
E allora?
"Il contratto prevedeva il mantenimento della categoria e una via d’uscita per entrambe le parti, ero quindi libero di incontrare chi volevo. In quell’occasione il Napoli, un grande club, lo scudetto, le ambizioni. Per conoscerci, nessun accordo. La Salernitana si fece viva solo a un giorno dalla scadenza".
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