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L'incredibile storia di Comuzzo e Ranieri. I figli della storica svolta tattica di Palladino
Non sono i migliori difensori d'Italia, non sono la miglior coppia difensiva d'Italia e via discorrendo. Però Luca Ranieri insieme a Pietro Comuzzo, nella fase difensiva e nel gioco di Raffaele Palladino, sono quanto di meglio possa esserci per Firenze e per la Fiorentina. Ne parliamo spesso e i due centrali viola sublimano quanto mai il concetto di 'funzionalità' e raccontano quanto mai della capacità dell'allenatore di aver individuato in due giocatori inizialmente non certo titolari (anzi) quelli perfetti per la sua filosofia.
Fare paragoni con quello che era il gioco di Palladino al Monza è pressoché impossibile, visto che coi brianzoli il suo dogma tattico era un 3-4-2-1. Nell'analisi, dunque, consideriamo 'tolto' uno tra l'Armando Izzo e l'Andrea Carboni, uno dei due braccetti. Considerata la fisicità e la durezza di Comuzzo, forse Carboni. Resta il Pablo Mari, dunque il centrale sì bravo in marcatura, nei duelli, nei corpo a corpo, ma anche nella fase di costruzione con le aperture verso gli esterni, assimilabile a Ranieri.
E' una difesa centrale comunque mai vista per Palladino. Per questo c'è da chiedersi quando tornerà, che ruolo avrà Martin Pongracic, perché è sicuramente un giocatore che sa impostare, che è forse meno roccioso, ma che ha difficoltà nel difendere nella corsa verso il proprio portiere. E' stato pagato molto caro, per questo sarà interessante come proverà a rompere le gerarchie così come Lucas Martinez Quarta. Che si alterna agli altri due titolari ma che, in questo preciso momento, sembra partire dietro a Comuzzo e Ranieri. Che partivano dietro nelle gerarchie, anche perché la difesa a quattro non era contemplata. Bravo Palladino a non guardare galloni, passato, a non pensare solo ai dogmi tattici ma a sapersi reinventare e scoprire (o riscoprire) giocatori. La storia dei suoi due centrali lo conferma.
Fare paragoni con quello che era il gioco di Palladino al Monza è pressoché impossibile, visto che coi brianzoli il suo dogma tattico era un 3-4-2-1. Nell'analisi, dunque, consideriamo 'tolto' uno tra l'Armando Izzo e l'Andrea Carboni, uno dei due braccetti. Considerata la fisicità e la durezza di Comuzzo, forse Carboni. Resta il Pablo Mari, dunque il centrale sì bravo in marcatura, nei duelli, nei corpo a corpo, ma anche nella fase di costruzione con le aperture verso gli esterni, assimilabile a Ranieri.
E' una difesa centrale comunque mai vista per Palladino. Per questo c'è da chiedersi quando tornerà, che ruolo avrà Martin Pongracic, perché è sicuramente un giocatore che sa impostare, che è forse meno roccioso, ma che ha difficoltà nel difendere nella corsa verso il proprio portiere. E' stato pagato molto caro, per questo sarà interessante come proverà a rompere le gerarchie così come Lucas Martinez Quarta. Che si alterna agli altri due titolari ma che, in questo preciso momento, sembra partire dietro a Comuzzo e Ranieri. Che partivano dietro nelle gerarchie, anche perché la difesa a quattro non era contemplata. Bravo Palladino a non guardare galloni, passato, a non pensare solo ai dogmi tattici ma a sapersi reinventare e scoprire (o riscoprire) giocatori. La storia dei suoi due centrali lo conferma.
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