Giulini: "La retrocessione a Venezia il momento peggiore. Stadio? Spero che la Regione lo veda come una priorità"
Tommaso Giulini, presidente del Cagliari, è stato ospite di Radio TV Serie A. Di seguito le sue dichiarazioni: "Quando si è sciolto il CdA dell'Inter l'ex sindaco Mariano Delogu mi ha chiamato e mi ha detto che c'era la possibilità di comprare il Cagliari. Il mio primo pensiero è stato rivolto ad una chiacchierata con Gigi Riva fatta nel suo ufficio. Sentire raccontare da lui dello scudetto e dell'importanza che aveva avuto per la Sardegna e per il Cagliari, mi fece nascere un forte sentimento. Delogu mi buttò dentro quella trattativa. Non ho sentito Moratti e all'epoca mi ha infastidito sentire che ci fosse lui dietro l'acquisto della società".
Il rapporto con i tifosi: "Con la mia famiglia abbiamo deciso di vivere a Milano e questo limita la coesione con le persone. Mi manca vivere la città quotidianamente. Poi magari il mio passato fra Milan e Inter non fa impazzire i tifosi che vengono da un presidente che è rimasto in Serie A per 16 stagioni su 22 di presidenza".
"Il momento peggiore è stato sicuramente la retrocessione di Venezia - ha proseguito il patron rossoblù -. Ci portavamo dietro errori già dall'anno prima e non siamo riusciti a vincere quella partita che dovevamo vincere contro una squadra già retrocessa. Tra i momenti migliori di questi 10 anni c'è sicuramente la vittoria della Serie B, grazie al gol di Sau a Vercelli. Gli altri due sono momenti magici: il primo è la vittoria a Bari, in una partita dove non eravamo favoriti. Poi è arrivato quel gol di Pavoletti. Il secondo è la scorsa stagione: qualche giorno prima della partita contro il Sassuolo, Ranieri venne da me e mi disse che non voleva più fare avanti e indietro da Roma e che voleva finire la stagione con una salvezza per non allenare più club. Poi è arrivata la chiamata della Roma, la sua decisione è comprensibile".
Il bilancio del club: "La storia della gestione del Cagliari è un esempio perfetto per chi vuole fare calcio. Il primo quinquennio è stato di sostenibilità: abbiamo fatto crescere un talento come Nicolò Barella, poi lo abbiamo ceduto e da lì è partito il secondo periodo, una tempesta perfetta: la volontà era di reinvestire immediatamente quei soldi e infatti comprammo Simeone, Nández e Rog. Perché la chiamo tempesta perfetta? Perché da quel momento tutti hanno chiesto di aumentare l'ingaggio, poi c'è stato il Covid e il monte ingaggi era troppo alto. Questo spiega perché ci sono stati dei bilanci con perdite mostruose. Ora si sta cercando di risollevare la barca e andare verso la sostenibilità. Io sono favorevole al salary cap che permette a tutti di poter essere competitivi".
Lo stadio: "È stata una strada molto lunga, perché dalla vecchia gestione, abbiamo ereditato un Sant'Elia con una capienza di 5.000 persone. Noi lo abbiamo riportato a 16.000, poi abbiamo costruito lo stadio provvisorio in pochissimo tempo, per questo credevamo di poter avere un nuovo stadio nel giro di 5 o 6 anni. Il cambio di giunta in Regione, con l'arrivo di Solinas, poi il Covid, ci hanno rallentato. Abbiamo scelto il modello pubblico-privato, anche per evitare tutti i problemi già avuti in precedenza da Cellino, anche come suggerito da Abodi. Speriamo che la nuova giunta regionale veda lo stadio come una priorità".