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UNA STORIA PIÙ VECCHIA DELLA LAMPADINA, L'IMPRESA CONTRO IL CHELSEA E LA PASSIONE PER I BRATWURST: TUTTO SUL SAN GALLO
Oggi alle 10:00Copertina
di Niccolò Righi
per Firenzeviola.it

UNA STORIA PIÙ VECCHIA DELLA LAMPADINA, L'IMPRESA CONTRO IL CHELSEA E LA PASSIONE PER I BRATWURST: TUTTO SUL SAN GALLO

“Sii sempre te stesso, a meno che tu non possa essere un Sankt Gallen. A quel punto, sii un Sankt Gallen”. Una frase magari un po’ retorica sì, ma che trabocca senso di appartenenza da ogni lettera da cui è composta e che i tifosi appartenenti alla Espenblock si ripetono tutte le settimane, passando il loro credo di generazione in generazione da 145 anni. Questa è la storia del San Gallo.

STORIA - Sì 145 anni, nessun errore. Perché nonostante il calcio svizzero si stia affermando nella cronaca sportiva solamente negli ultimi anni, aiutato dai successi che sta ottenendo la Nazionale elvetica in ambito internazionale, esso possiede una storia ultracentenaria. Venne introdotto nella seconda metà del XIX secolo, soprattutto da alunni, studenti, insegnanti e commercianti britannici che lavoravano o studiavano nella Confederazione. Importarono questo sport dalla loro Inghilterra, luogo di nascita del calcio moderno, e lo fecero conoscere alla popolazione svizzera. Per questo motivo ancora oggi gran parte dei tecnicismi utilizzati anche nei Cantoni in cui si parla tedesco sono anglicismi: penalty, corner, goal. Fu proprio in quello di San Gallo, separato dalla Germania soltanto dal lago di Costanza, che alcuni commercianti e studenti dell’Istituto Wiget di Rorschach fondarono il 19 aprile del 1879 lo United FC San Gallo, poi rinominato nell’odierno FC San Gallo nel giugno del 1903. Fu anche in quel periodo che si decise di utilizzare come colori sociali l’attuale tinta bianco e verde, dopo che per qualche anno la squadra aveva vestito maglie strisciate di nero e giallo. 145 anni, dicevamo; per capirsi: quando la Fiorentina veniva alla luce il San Gallo aveva già 47 anni. Si tratta del club più antico di Svizzera, record che rivendicano ancora oggi, e tra i più antichi d’Europa. Tant’è che il San Gallo figura tra i 31 membri del così detto “Club dei Pionieri”, un’associazione fondata nel 2013 e riconosciuta dalla FIFA che racchiude alcuni dei club più ‘vintage’ del mondo, tra cui lo Sheffield FC, l’Anversa, il Genoa e addirittura la squadra sammarinese del Libertas. 

PALMARES – Nonostante una storia più antica della lampadina, del canale di Panama, della motocicletta, della Statua della Libertà, di una Londra terrorizzata dagli omicidi efferati di ‘Jack lo Squartatore’, e chi più ne ha più ne metta, la bacheca del San Gallo è piuttosto scarna e polverosa. Dei due titoli conquistati, il primo è datato stagione 1903-1904, in cui il club primeggiò nella finale a tre contro il Servette e gli Old Boys di Basilea. Per sollevare il secondo trofeo, però, servì l’avvento del nuovo millennio, con i ragazzi del tecnico Marcel Koller che ribaltarono completamente il pronostico della vigilia di inizio stagione che li dava destinati alla retrocessione, e riportarono a casa un titolo che mancava da 96 anni. Nel mezzo una Coppa di Svizzera nel 1969, una Coppa di Lega nel 1978 e tanta Serie B e Serie C. Questo però non ha comunque impedito una grandissima affluenza allo stadio: pensate che la media di spettatori in questa stagione è di quasi 19mila tifosi e che soltanto lo scorso anno sono state vendute oltre 10mila magliette e addirittura più di 100mila bratwurst. Il tipico panino che scandisce ogni pre-partita che si rispetti, rigorosamente senza senape però. Il nostro lampredotto, in sostanza. 

L’IMPRESA CONTRO IL CHELSEA – Le esperienze in Europa sono state per lo più comparsate, passate senza troppi sussulti e con l’unico precedente contro un’italiana che risale al 1985, quando vennero eliminati nel primo turno di Coppa UEFA dall’Inter con un netto 5-1 subito a San Siro, sotto i colpi dei vari Altobelli, Marangon, Mandorlini e Rumenigge. Tuttavia, un’impresa datata 2000/01 sempre in Coppa UEFA, contribuì a collocare San Gallo all’interno della geografia calcistica europea. Fallito per un soffio l’accesso alla Champions League, gli elvetici scesero nella competizione sorella minore della Coppa dalle grandi orecchie e l’urna del sorteggio regalò loro il Chelsea di Claudio Ranieri, Gianfranco Zola, Marcel Desailly, John Terry. Insomma, una squadra che non c’entrava niente né con la competizione né, tantomeno, con il San Gallo. L’andata, in uno Stamford Bridge che non gridava al grande appuntamento, si concluse con uno striminzito 1-0 firmato da Panucci. Risultato inaspettato, certo, ma che non sembrava comunque mettere in discussione il passaggio del turno per i londinesi. E invece due settimane dopo, in Svizzera, si compié il miracolo: l’uno-due in rapida successione di Sascha Müller e Charles Amoah ribaltò il risultato dell’andata e condannò i Blues. Rimane ancora oggi la più grande impresa del club.

LA SQUADRA ATTUALE – Ad una storia non tra le più accreditate per finire nella sceneggiatura di qualche serie tv su Netflix, sono ovviamente corrisposti una serie di giocatori che non hanno lasciato grossa traccia negli almanacchi calcistici. Le eccezione sono rappresentata dal cileno Ivan Zamorano, che sfruttò il biennio trascorso in Svizzera tra il 1988 e il 1990 come trampolino per spiccare il volo verso mete europee certamente più blasonate come Siviglia, Real Madrid e Inter, e Marco Tardelli, che scelse di guardare il tramonto della propria carriera dalle verdi vallate d'oltralpe. Attualmente la rosa dei biancoverdi ha un valore complessivo pari a 26 milioni di euro. Il solo Kayode in pratica. Costruita dall'eclettico e carismatico presidente Matthias Hüppi, uno che si è buttato nel calcio per pura passione dopo un passato in cui è stato uno dei più importanti presentatori televisivi del paese. Una sorta di Paolo Bonolis elvetico. La stella della squadra è il centravanti francese classe 2001 Willem Geubbels, cresciuto nel Monaco e ora al San Gallo dal gennaio del 2023. Il capitano invece è Lukas Görtler, centrocampista trentenne che nel 2015, nonostante il ruolo da comparsa, faceva parte del formidabile cast del Bayern Monaco che fece suo il campionato nazionale e in cui figuravano veri e propri attori premi Oscar, come Lewandowski, Ribery, Robben, Neuer, Lahm, Xabi Alonso, Schweinsteiger, eccetera.

Insomma, come spesso accade nel primo semestre di Conference non sarà una di quelle partite che a Firenze verrà accolta con caroselli e fumogeni. Colpa di un torneo che ancora non riesce del tutto a togliersi quel senso di amatorialità, specialmente nelle sue prime battute. Discorso inverso per quanto succederà in un Kybunpark già sold-out, gremito da circa 20mila tifosi pronti a riscaldare le fredde montagne Svizzere. E quindi viene da chiedersi: abbiamo ragione noi, che ci accorgiamo della competizione soltanto quando siamo ad aprile, o hanno ragione loro, che affrontano queste partite come sei finali di Champions? La sensazione è che questa domanda torneremo a farcela tante altre volte.