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FORZA ROCCO, SERVE UN COLPO COME RIBERY E NICO. PALLADINO CHIARO: SERVE QUALITÀ. MA IL CENTROCAMPO - PER ORA - NON ESISTE. L'ITALIA RIPARTA GUARDANDO AL SETTORE GIOVANILE VIOLA
mercoledì 3 luglio 2024, 10:11L'editoriale
di Andrea Giannattasio
per Firenzeviola.it

FORZA ROCCO, SERVE UN COLPO COME RIBERY E NICO. PALLADINO CHIARO: SERVE QUALITÀ. MA IL CENTROCAMPO - PER ORA - NON ESISTE. L'ITALIA RIPARTA GUARDANDO AL SETTORE GIOVANILE VIOLA

La sensazione, in questo momento di attualità viola, è che dall’America - da parte di Rocco Commisso - serva un colpo di teatro in grado di risvegliare Firenze e il popolo viola da un torpore nel quale (arrivo di Palladino a parte) un po’ tutto l’ambiente sembra essere sprofondato. Una sorta di elettroshock che scuota un’intera tifoseria e che, soprattutto, certifichi con i fatti che quella parola citata più volte di recente con fierezza dalla Fiorentina (“ambizione”) non sia stato soltanto uno slogan utilizzato a effetto per colorare una conferenza stampa grigia. Il numero uno viola, nel corso dei suoi cinque anni alla guida del club, è già stato protagonista in almeno due occasioni di ribaltoni a sorpresa. Sia quando, nel 2019, riuscì a convincere Franck Ribery a scegliere Firenze (ok, la scommessa non andò bene ma la buona volontà ci fu tutta) sia quando due anni dopo - per rispondere alle clamorose dimissioni di Gattuso - mister Mediacom investì 27 milioni per vestire di viola Nico Gonzalez.

Ecco, dopo Moise Kean (talento indiscutibile ma rendimento sotto porta tutto da rivedere), il sentore è che serva altro. Molto altro. In attacco - dove il quasi atalantino Nicolò Zaniolo, al contrario del classe 2000, sarebbe stato accolto dai tifosi con uno spirito molto più conciliante - ma soprattutto a centrocampo, visto che il ritiro che partirà tra una manciata di giorni vedrà costretto Raffaele Palladino a lavorare con i soli Mandragora, Bianco e Infantino, oltre ad Amatucci ed altri ex Primavera in attesa del ritorno dalle ferie di Barak. Troppo poco per imbastire al meglio (e da subito) le radici di un nuovo concetto tattico sconosciuto a Firenze ormai da anni - la difesa a tre - e per trovare certezze in una squadra che, per ammissione del tecnico e della società, punta a fare meglio dello scorso anno. Dunque ad arrivare in Europa League o a vincere un trofeo. E a giudicare dalle parole di Palladino («Se vogliamo alzare l’asticella servono giocatori di qualità  e la società lo sa»), non serviranno pedine di secondo o terzo piano.

In mezzo a queste, però, sarà importante iniziare a valorizzare anche qualche giovane di rientro alla casa base dopo le esperienze lontano da Firenze. Se il Viola Park, presto o tardi, dovrà avere una funzione - oltre a farci giocare le varie giovanili e a far svolgere il ritiro estivo - dovrà essere quella di crearsi nel più breve tempo possibile talenti in casa propria da valorizzare in ottica prima squadra. Un procedimento complesso ma che vede la Fiorentina partire da una buona base, specie alla luce dei tanti quesiti che si sta ponendo il calcio italiano dopo la figuraccia della Nazionale agli Europei: degli oltre 300 tesserati viola del vivaio, il 92% sono infatti italiani e di questi addirittura il 36% nati a Firenze e provincia. Un punto di partenza notevole che andrà sfruttato a dovere, nella speranza che i vari Lucchesi, Amatucci, Distefano di cui tanto ci siamo riempiti la bocca non restino solo meteore formato figurina.