
Qualità e coraggio, può essere la svolta. Una Fiorentina consapevole ha umiliato una piccola Juve. Fagioli e Gud da riscattare e un premio speciale a Gosens, il Superman dell’ esempio
Piccola Juve e grande Fiorentina, i confini del calcio si spostano sempre sulla geografia del punteggio ma c’è di più, perché domenica insieme alla vittoria abbiamo visto qualcosa di nuovo: più coraggio, più gioco e voglia di rischiare nell’uno contro uno conquistando metri sul campo. Se c’è gente che fa la differenza (citiamo Fagioli e Gudmundsson per indicare due reparti) è il momento di sfoggiare un’evoluzione: è quello che si chiedeva a Palladino e l’allenatore ha capito che con il materiale tecnico a disposizione era necessario immaginare un nuovo brand stilistico. Basta con l’attesa e ripartenza, se c’è la stoffa i duelli si vincono anche lontano dalla propria area di rigore e il palleggio è una densità mentale che manda in tilt gli avversari benpensanti. La Juve fra l’altro pensava anche male, l’umiliazione resterà nei libri di storia viola insieme al ricordo della prima, vera proiezione della Fiorentina rinforzata dopo il mercato di gennaio. E manca ancora il contributo di Zaniolo. Godiamoci nel frattempo Fagioli, ricordando quante volte ci eravamo chiesti perché non avesse giocato chiavi in mano, appena arrivato a gennaio, giacché la differenza fra lui e gli altri non è mai stata in discussione.
La squadra ha trovato il proprio canovaccio di gioco con il 3-5-2, un evidente passo in avanti dopo la fragilissima e insistita idea del centrocampo a due rinforzato in copertura da falsi esterni e/o dal povero Beltran, che pur di giocare ha indossato almeno tre ruoli diversi a parte il proprio, che in teoria dovrebbe essere quello di attaccante. Ora è proprio un’altra musica. La ritrovata affidabilità a tutta fascia di Gosens e Dodo (che però nel 3-5-2 non ha ricambi) si è unita alla fisicità della difesa a 3 finalmente protetta da un reparto centrale attrezzato per difendere, gestire e impostare. Aggiungiamoci Gudmundsson libero di scegliersi la posizione dietro a Kean e troviamo la sintesi attuale: quanti passaggi a vuoto prima di arrivarci e certo hanno influito gli infortuni e una certa ostinazione del giovane allenatore. Il quale a un certo punto deve aver capito l’antifona, con le orecchie che gli fischiavano h24 in modalità stereo: se non aggiusto la squadra in campo, sono dolori. Aggiungiamo però che la bravura di Palladino è stata (anche) quella di mantenere dalla sua parte il gruppo, nonostante gli 8 ko in 16 partite e le tonnellate di critiche ricevute. Non tutti gli allenatori esperti ci sarebbero riusciti, figuriamoci quelli giovani come lui.
Ci piace qui dedicare qualche riga a Gosens, ovvero il Superman dell’esempio, che essendo laureato in psicologia avrà gli strumenti per distinguere questo concetto da un esercizio di ruffianeria: davvero pochi come lui possono intestarsi il successo della nuova svolta dopo la crisi di febbraio-marzo che a durissima prova ha messo l’allenatore. Non solo con le parole - da rileggere tutte -ma con i fatti Gosens ha risollevato la Fiorentina quando era sul bordo del precipizio, sapendo di non poter sbagliare un passo: gol contro Lecce e Juve, più due assist all’andata contro il Panathinaikos. In campo atteggiamento da leader, fuori da intellettuale. Ci siamo già sbilanciati in passato, ma ora siamo convinti che i soldi spesi per lui siano sul podio degli investimenti migliori da quando è arrivato Commisso. Si fa male a dirlo, trattandosi di quattrini degli altri, ma i 7 milioni del suo riscatto andrebbero messi subito a bilancio, nel capitolo delle uscite.
Si apre ora un inesplorato e stuzzicante capitolo in vista dello sprint finale, mentre in Conference il passaggio del turno contro il Panathinaikos ha fatto sbarcare i viola in un quarto di finale che a occhio sembra molto più semplice dell’ottavo. Con tutto il rispetto per il Celje NK, quinto in Slovenia e con una rosa valutata meno di un ventesimo di quella della Fiorentina, la prospettiva è già quella di immaginarsi una semifinale di Conference contro il Real Betis, che si giocherà i quarti contro il Jagiellonia Bialystok. Si fa una certa fatica anche a pronunciare i nomi delle squadre arrivate alla fase finale della Conference, ma questo non deve interessare alla Fiorentina che ha in testa solo un’idea meravigliosa: vincerla, nonostante il Betis e poi (si suppone) il Chelsea, per cancellare le cicatrici di due finali perse.
Anche in campionato si apre un altro capitolo, visto che gli ultimi risultati hanno confezionato - dal quarto al nono posto - un plotoncino di 6 squadre racchiuse in sei punti. Proprio il quarto posto sarà con tutta probabilità l’ultimo a garantire un posto in Champions, prospettiva iper golosa per la cascata di soldi che farà sgorgare dal portafoglio di Babbo Calcio. La Fiorentina si accontenterebbe anche della qualificazione in Europa League e ora i prossimi due incroci in campionato (Atalanta a Firenze e Milan a San Siro) hanno un aspetto meno temibile proprio per la nuova carta di identità della squadra viola. Meglio però viaggiare alla giornata, gli scontri diretti nelle ultime nove giornate saranno tanti per tutte le squadre, ma dopo un periodo cupo a Firenze è ritornata la gioia di giocare a calcio. Mica poco.







