
Martin Jorgensen, il computer di Zaccheroni: dall'impresa di Anfield alla guida degli autobus di famiglia
Se pensiamo allo strumento più utilizzato e utile oggi per l'essere umano, non può che venirci in mente il computer. Basta dargli un input e lui esegue praticamente qualsiasi operazione. Ecco, passando al calcio la trasposizione del funzionamento di questa macchina sul terreno di gioco si chiama Martin Jorgensen che, non a caso, Alberto Zaccheroni aveva ribattezzato proprio "computer" ai tempi dell'Udinese. Proprio l'esterno nativo di Ryomgård, in Danimarca, è l'ex viola protagonista del racconto di questa settimana su FirenzeViola.it.
Danese, cresciuto nel settore giovanile dell'Aarhus, Jorgensen viene acquistato dai bianconeri nell'estate del 1997 restando in Friuli per ben 7 stagioni. 218 partite, condite da 32 gol e 26 assist, varie partecipazioni alla Coppa Uefa e un trofeo Intertoto vinto nel 2000, questo il riassunto dell'esperienza all'Udinese dell'esterno mancino classe 1975. Nel 2004 poi il passaggio in comproprietà alla Fiorentina. L'incredibile però accade l'estate successiva. Al momento di ridiscutere il futuro di Jorgensen le due società non si mettono d'accordo e alle buste i viola strappano il giocatore ai bianconeri per soli 500 Euro, cifra con cui oggi ci possiamo appena comprare uno smartphone di media, per non dire bassa, qualità. Un piccolo investimento che ha reso tantissimo alla Fiorentina di Prandelli in termini di corsa, sacrificio, duttilità tattica e non solo, pure qualche gol (17) e qualche assist (20).
Una storia, quella di Jorgensen con la maglia della Fiorentina, che è legata soprattutto all'Europa e, in modo particolare, alla città di Liverpool. Nel 2008 i viola, 28 anni dopo l'ultima volta, tornarono a disputare una semifinale di Coppa Uefa. Nel cammino, prima di arrivare al penultimo atto perso ai rigori contro i Glasgow Rangers, i ragazzi di Prandelli superarono agli ottavi di finale gli inglesi dell'Everton. Era il 12 marzo 2008 e, dopo l'andata al Franchi terminata 2-0 per i gigliati, nel celeberrimo impianto di Goodison Park la Fiorentina ebbe la meglio dei "Toffees" nella lotteria dagli undici metri. Un passaggio del turno storico perché i viola non battevano nel doppio confronto una formazione d'oltre Manica dalla finale di Coppa delle Coppe del 1961 ancora contro i Glasgow Rangers. Il legame con la città di Liverpool però non si interrompe qui. Solo un anno e mezzo dopo infatti la Fiorentina scriverà la storia del calcio italiano diventando la terza squadra del nostro paese, dopo Genoa e Roma, a riuscire nell'impresa di battere i "Reds" ad Anfield. La formazione di Prandelli si impose per 2-1 in rimonta su Gerrard e compagni e Jorgensen realizzò da capitano, vista la squalifica per somma di ammonizioni di Dainelli, il gol dell'1-1 prima del raddoppio di Gilardino nel finale.
Bene la storia di Jorgensen allora finisce qui penserete voi, con il bellissimo ricordo dell'impresa di Anfield. Beh, solo in parte. Quella legata al calcio sì, quella legata alla sua vita e alla Fiorentina no. Dopo il ritiro, arrivato nel 2014 con la maglia dell'Aarhus, l'ex esterno gigliato ha intrapreso un'altra carriera. Ha scelto di proseguire la tradizione di casa Jorgensen e di diventare autista di autobus per l'azienda di famiglia, la "De Graa Busser". Un lavoro che nel febbraio del 2014 lo ha riportato a guidare la Fiorentina. Non più in campo, come ha fatto per tre volte da capitano, bensì dall'aeroporto di Esbjerg al centro della città danese, dove i viola alloggiavano in vista del successivo match di Europa League.







